In gennaio il sindaco di Lugano, lo ricordiamo, ha voluto difendere il ‘salotto-bene’ luganese dalla presenza per lui «intollerabile» («aberrante» per la Lega) di alcuni richiedenti l’asilo eritrei. La vicenda ha avuto ampia risonanza e la via Nassa sembra essere ormai assurta a luogo simbolico. È nella strada della ricchezza, infatti, che i manifestanti hanno voluto organizzare il loro presidio anti-xenofobia. È nel cuore della Città, infatti, che può albergare la meschinità, come l’ha definita lo scrittore ticinese Alberto Nessi, che, su invito degli organizzatori, ha preso la parola durante l’incontro.

«Oggi siamo qui riuniti, in una piazzetta del paese più ricco del mondo, per ricordare a tutti che la ricchezza può nascondere nel suo seno la meschinità. C’è un’alienazione creata dalla povertà e c’è un’alienazione creata dal benessere. Qui, nella cittadella delle banche e delle fiduciarie, dei gioielli di lusso e delle grandi marche, poco tempo fa l’autorità ha scacciato, senza ragione, cinque membri della famiglia umana, rei di non essere benestanti e di avere un aspetto diverso dal nostro. Rei di non essere “dei nostri”. Poco lontano da qui, un uomo senza volto ha sparato contro le roulotte degli zingari; e non è la prima volta che ciò accade, anche se la Svizzera ha sottoscritto la convenzione europea che sancisce il diritto al nomadismo. Poco lontano da qui, due cittadini ecuadoriani senza tetto sono morti asfissiati in un furgone parcheggiato in un’area autostradale. Ebbene, la società opulenta, la società del “farsi i fatti propri”, sta già dimenticando questi episodi disumani».

E ancora: «La società del pregiudizio e della paura tende a dimenticare e emarginare i diversi, o a colpire i più deboli, in nome della sicurezza. Anche se, in realtà, la nostra sicurezza è messa in pericolo da finanzieri prigionieri della loro avidità, che stanno mandando tutto a catafascio».

La piazzetta S. Carlo è stata animata anche dal gruppo teatrale Confabula, da musicisti e da altri oratori. I versi che riportiamo di seguito sono gli ultimi della poesia inedita Non dire letta da Alberto Nessi al termine del suo intervento. (…) non dire patria se l’ombra della pietra /non offre asilo all’anima errante /, di chi fugge da silenzi di morte /verso una parola che non mente non dire cielo se gli uomini s’ammazzano /ancora e sempre sulle vie del mondo, /se la vita è uno straccio portato via dal vento dell’odio e della follia non dire niente se luce non splende.

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