Martedì scorso presso l’addomesticata università della Svizzera italiana, davanti a una platea orfana di studenti, si consumava l’ulteriore, insopportabile, gesto della marmaglia black block, eversiva e terrorista.

All’interno della sedicente università di comunione e genuflessione, baluardo semi privato del pensiero unico dominante, abbiamo partecipato a un pubblico gesto per smascherare il recente autore dell’arresto di 41 persone, colpevoli di lottare contro l’imposizione del Treno ad Alta Velocità in Val Susa. Dagli anni settanta ai “suicidi” in carcere di Sole e Baleno, dal movimento studentesco del 2009 ai No tav di oggi la caccia al nemico dell’ordine borghese è stata senza tregua. E oggi come ieri, la “giustizia” di Caselli incarcera il dissenso, criminalizza la protesta e difende gli interessi di speculatori, grandi aziende e mafie degli appalti.

Ma nessuno ci fa caso nel pensiero monocorde securitario ticinese. Accompagnando la costante presenza dell’Obersturmbannführer Gobbi e della sua sbirresca ciurmaglia, la nostrana sinistra liberalradicalchic alza la gogna. E dopo aver promosso la legge anti-hooligans e la sua estensione, strizza l’occhio alle recenti campagne di schedatura di massa, partecipando, tramite i suoi direttori, pennivendoli e intellettuali/scrittori dorati, all’infamante diffamazione sui mass media pubblici. Ma non ce ne vogliate illustre pletora di benpensanti, distributori di comunicati allarmistici d’invasioni ecoterroriste. Non abbiatene a male se ogni tanto, tra le attività di fastidioso disturbo alla quiete pubblica e il puntuale danneggiamento dell’immagine cittadina, riusciamo anche a leggere qualche libro, a formulare un pensiero critico, a rifiutare la vostra becera arroganza. Non vogliamo polemizzare con voi! Se per voi questo è uno strappo alle amate regole socialdemocratiche, alla decantata pace sociale in un momento d’esplosione imminente, per noi è solo il portato storico di 15 e oltre anni di conflitto autogestito che respinge qualsiasi tentativo d’istituzionalizzazione. E non ci interessa entrare nel merito delle forme a voi tanto care, in quanto la storia insegna che obbedendo ciecamente alla legalità si addormenta la ragione. E il sonno della ragione genera mostri.

Piuttosto, quello che vogliamo fare è aprire una riflessione sulle paurose derive del circuito mediatico, sulla rappresentazione del potere e sui suoi effetti nefasti nel tempo che viviamo. Il reale rapporto  tra politica e giustizia: quello tra potere e repressione. Perchè la vostra lettura mediatica della contestazione avvenuta all’USI rappresenta quel perfetto meccanismo volto a impedire ogni voce che urla dissenso e ogni gesto che sabota la macchina da guerra: il colmo dell’illusione e del sacro. L’illusione di un’azione violenta, orchestrata e pianificata da chissà quali reti del crimine organizzato, armata di striscioni e volantini, eroicamente sgominata dalla manesca e urticante prontezza delle forze dell’ordine. Il sacro della sicurezza cittadina, del rapporto irreversibile dominatore-dominato, che permette di ribaltare la realtà attribuendo l’irritazione respiratoria della platea dovuto al gas al pepe utilizzato dalla polizia, a fantomatici ordigni chimico-battereologici. Gli stessi gas, ci preme ricordare, impiegati 10 anni fa durante una manifestazione a Zurigo contro il WEF, che uccisero Edo, ragazzo di 20 anni, trovato morto il giorno seguente a Riva San Vitale.

Dal nostro punto di vista, si è trattato di una riproposizione efficace di quanto realmente accade in Val Susa e di cosa rappresenti la lotta contro il TAV. In questo caso, non c’era il recinto di un cantiere inutile e dannoso, ma il palco di ospiti brutali e strumentalmente efficaci. Non c’era il popolo montanaro e dignitoso di una valle, ma un gruppo di persone determinate e solidali, che per guardarsi negli occhi non hanno avuto bisogno di cercare lontano. Cambia la rappresentazione del potere ma non gli effetti per chi lo contesta! L’eccesso di illusioni si sa, produce deliri ! Il delirio securitario rinnovato e rinvigorito per l’occasione è soltanto l’apice di una fase autoritaria che non ha precedenti nella storia! Una fase in cui la creazione ad arte di categorie socialmente pericolose (hooligans, migranti e black block) segna la partecipazione complice di tutti gli apparati dello Stato, di tutte le categorie istituzionali, dei partiti e degli organi di informazione. Specialmente alle nostre latitudini dove il feldmaresciallo huhuhu Gobbi fa scuola d’amministrazione di giustizia e polizia.

Tutti ferocemente e indistintamente a caccia di una stelletta da appuntarsi sul petto in fuori, curando bene di mantenere la pancia e la merda in dentro. Una complicità che la storia saprà condannare e che noi non dovremo dimenticare. Dovremo saper ricordarci dei vari giudici e dei loro sceriffi quando le nostre lotte avranno definitivamente spinto in avanti la storia: seppellendo la schizofrenia dell’Alta Velocità, aprendo i cancelli dei lager per migranti, affossando le tecnocrazie del neoliberismo di guerra.

A tutti coloro che non hanno capito o che non vogliono capire, per tutti quelli rimasti infastiditi dal dissenso non rimane che preparare la forca più alta. Con il rischio, non calcolato, di finirci appesi! Dalla Val Susa a Lugano i caselli non li vogliamo. A’ SARA’ DÜRA!!

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