Chi vorrà limitarsi al presente, all’attuale, l’attuale non lo comprenderà
Jules Michelet

 

 

 

Il decennale di Genova 2001, se non poteva riaprire un nuovo orizzonte di rottura, avrebbe dovuto, almeno negli intenti dichiarati (tutti italiani o italocentrici), elaborare finalmente una riflessione a freddo, condensando e saldando l’attualità di uno scenario terrificante che si voleva invertire, con le esperienze rigogliose come il movimento NoTAV, o la semplice rabbia crescente e diffusa di una società in putrefazione. Un decennale invece mutilato e scarno, ancora pesantemente segnato dal rimosso politico e culturale che la violenza di un sistema alle strette ha inflitto a tutti i volti e a tutti/e i/le protagonisti/e di quella esperienza. Una ricorrenza ancora troppo simile a un postumo, paradossalmente culminata con le lacerazioni di Roma 15 ottobre: con il clima da questurini, le gare alla pubblica delazione dei compagni e delle compagne, la sbalorditiva e sostanziale confusione di un’autonominata maggioranza pacifica e, pertanto, violenta. Il decennale di Genova nella sua allucinazione romana, lungi dal farci comprendere e riprendere un cammino di lotta unitario e molteplice, ci ha rigettato nella polvere dell’inutile disputa tra violenza e nonviolenza, ci ha riconsegnato al vile dispositivo mediatico della costruzione del nemico attraverso il ritorno in auge dello spauracchio black block.
Il Molino, ha vissuto il proprio decennale anomalo e piovoso portando solidarietà a quella compagna e a quei compagni che stanno ancora subendo nelle prigioni della Svizzera socialmente pacificata la violenza di tali dispositivi. Il processo di Bellinzona segue lo stesso aberrante disegno di un potere che giustifica la difesa di se stesso e della società che lo sostanzia re-inventando il proprio nemico, black block o ecoterrorista che sia. Tra Bellinzona, Genova, la Val Susa e Roma, oggi come allora il Molino resiste e attraversa resistenze. « Avanziamo e indietreggiamo come una molla », in perenne tensione tra la miseria e la ricchezza del presente. Un presente che ha urgente bisogno di memoria collettiva per essere ripreso e abitato.

La presentazione del documentario Black Block, giovedi 19 gennaio con la presenza del regista Carlo A. Bachschmidt è un’occasione in più per ritornare a Genova, confrontandoci direttamente con una parte importante del nostro passato, riproponendo una riflessione a margine dell’attuale deriva securitaria  e sulle nuove possibilità di conflitto.

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