Il Consiglio di Stato ha deciso nella seduta di ieri mattina di far eseguire lo sgombero del Maglio, sede da cinque anni del « Molino » e dell’autogestione.
La decisione non è stata annunciata ufficialmente, ma è trapelata attraverso i corridoi del Palazzo delle Orsoline. Lo sgombero dovrebbe avvenire prossimamente, salvo cambiamenti o colpi di scena che potrebbero derivare anche dalla non gradita pubblicità che viene data al provvedimento, il quale doveva invece restare coperto dal più completo riserbo. Si è tuttavia anche saputo che in governo si sono profilate due opinioni: una più dura che farebbe seguire allo sgombero la demolizione del Maglio ( un po’ come era stato fatto nel marzo 1997 con Casa Cinzia a Bellinzona) e l’altra più soft che prenderebbe in considerazione anche un possibile ritorno degli autonomi al Maglio dopo aver definito le linee di utilizzazione legale di questo edificio. Ieri pomeriggio, dai microfoni della RSI, il cancelliere dello Stato Giampiero Gianella non ha parlato di sgombero, ma ha detto che la situazione al Maglio si evolve « in senso negativo » e che il perseverare di certi comportamenti da parte degli autonomi imporrà « l’adozione di decisioni » da parte del governo, senza precisare di quale natura. Le indiscrezioni uscite ieri da Palazzo governativo parlano invece di una vera e propria decisione di far eseguire lo sgombero. La svolta nell’annosa questione dell’autogestione arriva sull’onda di un paio di recenti accelerazioni del problema, dopo oltre cinque anni di estenuante braccio di ferro soprattutto fra le autorità municipali di Canobbio, decise a far rispettare la legalità in un edificio di proprietà del Cantone che non viene utilizzato secondo i dettami del piano regolatore in vigore, e il Consiglio di Stato preoccupato soprattutto di non far lievitare oltre il livello di guardia il fenomeno dell’autogestione giovanile. Ma i nodi delle vertenza sono arrivati al pettine verso la fine dell’estate scorsa.
Per far rientrare una minaccia collettiva di dimissioni ( di sei municipali su sette e di gran parte del Consiglio comunale di Canobbio) il Consiglio di Stato ha stretto la vite intimando agli autonomi di smetterla con i concerti e gli schiamazzi che soprattutto il venerdì e sabato sera tenevano desti fino a tardi una parte degli abitanti del villaggio. Gli autonomi del Maglio hanno risposto ( 16 settembre) con un comunicato che annunciava la ripresa delle « attività culturali » e una serie di concerti nel fine settimana con inizio alle 23 o alle 24. Il Consiglio di Stato ha replicato ( il 18 settembre) con un ultimatum: se l’ordine non sarà rispettato saranno messe in atto « le misure necessarie » . Un po’ quello che ha detto anche ieri sera Gianella alla radio. Ma nel frattempo la situazione era ulteriormente precipitata. Lunedì scorso un gruppo di cittadini di Canobbio ha annunciato l’invio di una nuova lettera aperta al Consiglio di Stato per chiedere il ritorno alla legalità e ieri il sindaco di Canobbio Roberto Lurati ha detto che « a questo punto le dimissioni in blocco tornano di attualità » .
L’autogestione era iniziata a Lugano sei anni fa, proprio nel mese di ottobre, con l’occupazione degli ex- Molini di Viganello, uno stabilimento industriale dismesso. Occupazione durata fino al luglio dell’anno successivo e poi terminata grazie ad un accordo con il Consiglio di Stato che aveva messo a disposizione l’ex- ristorante del Maglio a Canobbio, di proprietà cantonale.
Doveva essere una soluzione provvisoria, di pochi mesi, in attesa che qualche Comune dell’area urbana luganese trovasse una sede definitiva per l’autogestione. Ma tutti si sono defilati, cristallizzando una situazione insostenibile.

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