Lugano 26 dicembre 2022

La notte tra domenica 25 e lunedì 26 dicembre abbiamo liberato, occupandolo temporaneamente, lo stabile in disuso dell’ex Caritas a Molino Nuovo lasciato deperire, come tanti altri, da vari anni. Oltre 300 persone sono passate, condividendo una ventata di libertà e ribadendo l’imperante bisogno di spazi d’autogestione e di libertà al di fuori del controllo statale. La serata si è conclusa alle prime luci dell’alba, senza nessun problema particolare, tra balli, canti, fuochi pirotecnici e con la vendita delle nuove agende 2023 “Scarceranda” contro il carcere e il suo mondo. Al di fuori dalle vetrate dello stabile si estendeva il grande prato lasciato ormai sgombero dalle macerie dell’ex istituto Vanoni distrutto pochi mesi dopo l’occupazione del maggio 2021.

Ci si vede nelle stade,
SOA il Molino

(di seguito il comunicato dell’occupazione)

*

Altrimenti ci arrangiamo

“ … Chi vuol fare l’antagonista si arrangi” (M. Foletti, sindaco di Lugano)

Cucù!

In quanto antagonisti abbiamo deciso di accomodarci alla meglio. Per una volta abbiamo voluto
dare seguito alle parole del sindaco ad interim, ci siamo coordinat* per superare le difficoltà con
i mezzi a disposizione. Potremmo anche spingerci a dire di aver adattato in modo originale un
brano (sinonimo di arrangiare) che assomigliava ormai a un disco rotto – quello delle proposte e
“dell’autogestione che dialoga”.

In sostanza, abbiamo semplicemente fatto ciò che facciamo da oltre 25 anni: abbiamo affinato
volontà e determinazioni e sì… ci siamo al fine arrangiate prendendoci uno spazio.
Abbiamo deciso di occupare un vecchio stabile abbandonato, lasciato vuoto da quelle stesse
persone che, su sollecitazione della polizia, lo scorso 29 maggio denunciarono per – violazione
di domicilio – l’occupazione temporanea dello stabile dell’ex Istituto Vanoni, raso al suolo poco
dopo. Chissà se, anche in quest’occasione, quei segregazionisti baciapile denunceranno e
demoliranno anche questo ennesimo stabile, dopo la nostra occupazione temporanea.

Abbiamo occupato perché siamo ancora convint* che questa sia l’unica pratica credibile in grado
di opporsi al desolante scenario di una città e di un cantone intolleranti ed elitari, in cui qualsiasi possibilità di autogestione dal basso continua ad essere controllata, cooptata e repressa.

Abbiamo sentito l’urgenza di una pratica di complicità e di festa collettiva anche per chi resta
sepolt* nelle carceri di stato, per chi mette a repentaglio la propria vita opponendosi al 41 bis, per chi resiste nei territori devastati dalle armi chimiche degli amici dell’occidente, per chi continua a morire sui confini della fortezza Europa.

Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, con buona pace di chi ha riempito lo spazio mediatico
con dichiarazioni faziose sull’estinzione del Molino e dell’autogestione. Continueremo a
riprenderci gli spazi, gli edifici e i luoghi lasciati a deperire dalla speculazione edilizia di una città che pensa di affidarsi alla finanziarizzazione smart del bitcoin e della securizzazione preventiva.

In forma collettiva, autogestita e dal basso. Per ridare aria alla cappa di xenofobia poliziesca e
per ribadire, una volta di più, la nostra pratica di dialogo, intesa come azione diretta contro la
proprietà che impoverisce moltitudini per gli interessi di pochi.

Dal momento che questo è il nostro modo di arrangiarci, lo vorremmo rosso, con il tettuccio giallo!

Altrimenti ci arrangiamo.
Ni un paso atràs.

S.O.A. il Molino

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