D’accordo, l’insediamento del Molino nel vecchio stabilimento industriale in viale Cassarate è provvisorio ( il Comune ha altri piani allo studio) e l’autogestione, dopo sei anni di esperienza, resta nella precarietà per quel che riguarda gli spazi.
Tuttavia, le prime settimane di vita all’ex macello, hanno permesso alla comunità del Molino di riscoprire la dimensione più umana e sociale sperimentata agli ex Molini di Viganello agli albori dell’autogestione. Una spinta ideale che al Maglio si era un po’ esaurita a causa soprattutto dell’isolamento rispetto al cuore della città. È presto per tracciare un bilancio significativo della presenza degli autonomi al macello, tuttavia alcuni segnali vengono interpretati con ottimismo. « In questo periodo iniziale – dice Matteo Casellini – abbiamo notato la presenza in settimana di giovani, in prevalenza liceali e qualche studente universitario, che sono interessati alle nostre attività. I preparativi per la manifestazione di Davos hanno un po’ rallentato i progetti qui al macello, che però verranno presto portati a termine » . L’allestimento della sala, nell’edificio centrale dello stabilimento, potrà far partire le attività culturali, mentre entro fine settimana verrà inaugurata la mensa sociale, aperta a mezzogiorno e la sera. Più avanti saranno agibili la biblioteca, lo spazio info e le postazioni internet. Ma resta ancora molto lavoro da fare. Gli anni di abbandono hanno lasciato il segno, nonostante il macello abbia conservato il suo fascino. « Operando nel contesto del quartiere – prosegue Casellini – sono ipotizzabili diverse iniziative che prima, al Maglio, erano impraticabili. Dal macello possiamo intervenire concretamente in aiuto alla popolazione. Le attività possono riguardare i bambini, oppure gli anziani ( parecchi di noi operano in campo sociale e sanitario) e il Molino è pronto a interpretare le esigenze di chi ha bisogno » . Come siete stati accolti? L’esperienza di Viganello ha messo a nudo anche seri problemi di vicinato. « Per il momento non abbiamo osservato manifestazioni di grande attenzione verso di noi. Abbiamo avvicinato i titolari di bar e ditte presenti nei dintorni del macello per avviare un discorso di collaborazione. Lo stesso è stato fatto con le autorità scolastiche e con i responsabili dell’assemblea dei genitori.
Ci siamo presentati. Finora non abbiamo ricevuto lamentele » , afferma Casellini.
Diversa è invece la reazione del Molino di fronte alle critiche espresse da alcuni esponenti politici. « Si tratta di posizioni propagandistiche che rischiano di compromettere il dialogo intrapreso con la Città. L’obiettivo di questi personaggi – diceCasellini–è solo quello di spostare il discorso su altri piani, di metterci in conflitto con le autorità, quando invece da una parte e dall’altra si è deciso di abbassare le armi nell’interesse generale » .
In questi giorni andrà ripreso il filo del discorso con l’autorità comunale e con il Consiglio di Stato. Gli accordi indicavano fine gennaio come scadenza per l’individuazione di una o più possibili sedi del centro sociale. « Aspettiamo notizie dal Municipio. Da parte nostra abbiamo rispettato gli impegni e già da un paio di settimane è pronto il rapporto con le valutazioni su una serie di stabili che potrebbero essere presi in considerazione nell’ambito della ricerca di una nuova sede del Molino. Aspettiamo, appunto, notizie dai nostri interlocutori per mettere a confronto le nostre proposte con le loro » . Il Molino non fa mistero che in testa alle priorità è stata posta l’ex autorimessa ACT a Cornaredo, soluzione che risponde a molti requisiti richiesti per un centro sociale: posteggi, accessi, ampiezza dei locali, sicurezza, distanza dalle abitazioni. Sembra, tuttavia, che nei piani del Municipio di Lugano, la vecchia autorimessa abbia altre destinazioni: dovrebbe infatti accogliere gli uffici del Dicastero dei servizi urbani.

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