Perché l’ex Act
Dalla protesta alla proposta, si diceva. Quella che verrà avanzata ufficialmente in un incontro pubblico che i molinari vorrebbero fissare per giovedì 31 ottobre alle 20 con il Municipio di Lugano, quello di Porza e il Consiglio di Stato. Già, perché è proprio questa la proposta concreta che avanzano gli autogestiti: « Abbiamo considerato attentamente quelle che dovrebbero essere le caratteristiche della nuova struttura e della sua ubicazione e siamo convinti che lo stabile ex Act, ora Trasporti pubblici del Luganese ( di proprietà del comune di Lugano, dei comuni limitrofi, del Cantone), situato sul territorio di Porza, possa diventare la sede finalmente definitiva del Centro sociale Il Molino. Risponde infatti a tutti i criteri richiesti e risulta inoltre essere in disuso, giacché è stato deciso il trasferimento della Tpl in una sede più centrale » così si leggeva in un comunicato stampa distribuito durante il corteo.
Una possibile soluzione per più motivi: « Riteniamo che la zona di Cornaredo sia adeguata perché vicina alla fascia urbana, ma non in una zona residenziale, raggiungibile dai mezzi di trasporto pubblici e al contempo con disponibilità di parcheggi e soprattutto già acusticamente inquinata. Lo stabile è sufficientemente grande e adatto alle esigenze dell’autogestione che mira a coinvolgere direttamente la popolazione offrendo attività culturali e sociali fuori dai circuiti convenzionali » .
Dibattito riaperto
Il dibattito attorno ai centri sociali, dopo lo sgombero, si riapre dunque a 360 gradi.
E, come sottolinea un molinaro, alla fine l’azione della polizia è andata paradossalmente a vantaggio della causa degli autogestiti: « Lo sgombero, che è stato contestato da più parti, ha riacceso i riflettori sul Molino coinvolgendo nuove voci, fra cui quelle di tanti liceali, che prima erano invece un po’ indifferenti alla necessità di sostenere uno spazio dove ritrovarsi e fare anche cultura alternativa » .
Corteo e critiche
La manifestazione di sabato si è svolta in maniera pacifica sorvegliata a distanza dalla polizia che non è mai intervenuta. Certo, non sono mancate durante il corteo critiche al sindaco di Lugano Giorgio Giudici e alla consigliera di Stato Patrizia Pesenti rea per i dimostranti di essersi, a mo’ di Ponzio Pilato, lavata le mani.
Due le tappe simboliche del lunghissimo corteo: la prima sul lungolago, proprio all’altezza di Palazzo Civico, con un carro allegorico incatenato a cui sono state tolte le catene, e l’altra davanti agli ex Molini Bernasconi di Viganello, prima sede occupata dagli autogestiti nel 1996 e teatro di un un incendio doloso: « Da qui siamo dovuti andare, dal Maglio siamo stati sgomberati, adesso vogliamo il terzo Molino all’Act » .
Una rivendicazione cantata al coro di « vergogna ad uno Stato che fa lo struzzo e poi quando non sa più gestire applica l’espulsione ( riferito alla questione degli equadoregni, ndr); « vergogna ad una polizia schizofrenica che prima porta gli equadoregni da noi e poi finge di non sapere nulla » .
R. B.

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