12.10.2018 - I Figli dello Stupore, La Beat Generation Italiana 1Presentazione del progetto di Francesco Tabarelli e Alessandro Manca

I FIGLI DELLO STUPORE. LA BEAT GENERATION ITALIANA

  • proiezione di un estratto del documentario di Francesco Tabarelli
  • lettura di poesie dal volume curato da Alessandro Manca accompagnato dal sassofonista Stefano Tampellini

I beat (o capelloni come venivano chiamati all’epoca) hanno rappresentato uno speciale fenomeno sociale, anticipando la sensibilità all’ecologia, all’anti-militarismo ed ai diritti umani, dando il via a molte lotte di emancipazione e alla cultura underground.
Alcuni dei ragazzi cresciuti nell’Italia in bianco e nero degli anni ‘50 scoprono attraverso Kerouac e Ginsberg un’America esplosiva.
Poesia, letteratura, musica e stili di vita furono coinvolti.

Con questo progetto vogliamo realizzare un racconto “epico” e documentario dell’underground italiano individuando gli elementi narrativi più avventurosi e trasversali: ribellione, adolescenza, ricerca spirituale, viaggio. E poesia.

Un documentario e un volume che ci riportano a quegli anni.
Un progetto che farà sicuramente parlare di sé…
La serata sarà dedicata ad una lettura di poesia della seconda metà degli anni ’60. Poesie scritte da ragazzi che cercavano ostinatamente un senso liberatorio e un rifugio contro la società che li opprimeva nei suoi costumi e nelle sue feroci imposizioni.
Uomini che sentirono perciò il desiderio inconscio di scappare, di trovare un nuovo stile di vita ovunque si potessero trovare. Cosmopoliti universali, sono grandi sognatori e fedeli discepoli della strada, metafora del percorso vitale che ciascuno può intraprendere, oltre che talentuosi scopritori dell’animo umano. Furono catapultati in un universo di bisogni, sensazioni e desideri inedito.
Poesie e immaginari legati a doppio filo agli incontri carnali e frenetici, che hanno portato a scritti che sviscerano tutto ciò che la mente racchiudeva.
A noi rimane traccia di quel richiamo alla vita libera e alla consapevolezza dell’istante.

“Li univa non la conoscenza della scena americana o una qualche ideologia specifica, quanto l’asfissìa per il sistema di vita nostrano, il desiderio di verità, di espressione, di pace, l’antimilitarismo, il rifiuto del consumismo e delle mode, l’anarchismo. La parola d’ordine dal 1964 al 1966 fu ‘Non contate su di noi’” (Gianni Milano).

La estrema risposta che alcuni diedero al Sistema nella seconda metà degli anni sessanta, escludendo, in Italia, il Movimento studentesco che si muoveva su linee prevedibili, rigide e confessionali, era figlia di una società che allettava poco, che stabiliva rapporti con i suoi membri a muso duro. Repressione, illusione, mistificazione, conformismo. I giovani che fecero scelte, a volte ingenue e pericolose, di rifiuto dell’allora nascente Villaggio globale, miravano a divenire santi, persone integrali, non ingranaggi integrati. Tale aggettivo era considerato un insulto…
[Gianni Milano]

Con il curatore del volume:

Alessandro Manca (Lecco, 1985).
Laureato in Lettere Moderne con una tesi dedicata a ‘Un Weekend Postmoderno’ di Pier Vittorio Tondelli, appassionato e di poesia e letteratura. Da anni studioso e lettore del movimento underground
di poesia in Italia degli anni ’60 e della Beat Generation americana. Scrive poesie e ricerca nelle trasformazioni alchemiche della ‘parola’ nel corso della storia.

e il sassofonista Stefano Tampellini:

Inizia a studiare privatamente nel ’76 a Lecco. Nel ’78 il primo impegno nella Lecco Jazz Orchestra diretta dal m° Todeschini.
Nell’83 inizia la collaborazione con Gunter Sommer e Connie Bauer che porterà alla partecipazione di diverse edizioni del festival di Clusone nell’86, nel ’94 e nel 95.
Nel ’94 in particolare con Honga un progetto di sonorizzazione dell’ambiente (il paese di Clusone) diretto da Maurizio Vitali, basato sul repertorio dei musicisti sudafricani del gruppo Blue Notes, vale a dire Dudu Pukwana, Abdullah Ibrahim, Mongezi Feza, Chris McGregor ecc.
La ripresa del concerto è depositata presso la fondazione di Louis Moholo e della vedova di Pukwana a Londra, che si occupa della raccolta di tutto il materiale concertistico, di studio ecc relativo ai Blue Notes.
Negli anni ’90 iniziano anche le collaborazioni con Michel Doneda, Alain Joule, Martine Altenburger e Barre Phillips.
Queste porteranno a concerti di musica improvvisata nella rassegna organizzata da Barre Phillips a Puget-Ville, alla partecipazione al festival di La Spezia nel ’98 e altri concerti.
Proprio con Barre Phillips partecipa al progetto Fete Foreign, una particolare esperienza di musica improvvisata e azione scenica per un grande ensemble di musicisti (più di 20) in cui ognuno è chiamato a interpretare un personaggio caratterizzato visivamente e musicalmente (maggiori particolari sul sito www.feteforeign.com) e che culminerà nella partecipazione al Festival Angelica a Bologna nel ’05.
Nella seconda metà degli anni ’90 avviene la collaborazione com Tim Hodgkinson e Ken Hyder , nell’ambito del loro progetto “Spirit Music” che porterà alla formazione del gruppo Fanfararara (leggasi fanfara-rara).
In ambito italiano ha partecipato a orchestre e progetti di Giancarlo Locatelli, Massimo Falascone e Filippo Monico, Edoardo Marraffa, Lello Colombo, Salvatore Panu ecc.
Per quanto riguarda il jazz mainstream, sempre negli stessi anni è attivo in svariate formazioni (4tet, trio ecc) tra cui la Groove Big Band di Milano diretta da Pino Chinnici e che riuniva diversi musicisti della Civica Jazz di Milano (Francesco Bianchi, Rudi Manzoli, Luca Cacucciolo, Alessandro Sabina ecc.)
Ha collaborato a “Radeau de la Musique” gruppo del cantautore Sauro Giussani (premio De Andrè nel ’03) e al suo spettacolo del racconto musicato “I due volti della Montagna”.
E’ socio fondatore di “Bassa Definizione” , un’associazione tra musicisti per l’autoorganizzazione di concerti (sito internet in costruzione).
È socio fondatore del CEPI (Centre Européen Pour l’Improvisation) a Puget-Ville, centro studi sull’improvvisazione in diversi ambiti sia artistici che della vita sociale ed economica, soto la guida di Barre Phillips.

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