Qualcuno parla di crisi del settore terziario: banche che chiudono, o centralizzano in direzione Zurigo, licenziamenti, preoccupazioni dell’autorità cittadina sul gettito fiscale. Ma basta un giretto attorno alla fortezza finanziaria e qualche dubbio nasce. Nuovi grandi edifici destinati a uffici stanno sorgendo a ridosso del centro direzionale vero e proprio, al punto che il quartiere residenziale di Molino Nuovo, tutt’oggi il più popolato di Lugano, è ormai eroso dalla city che implacabile risale il Cassarate con i suoi vetri a specchio.
I sintomi più evidenti del fenomeno sono visibili lungo la via Trevano- via Franscini. Un grosso stabile è appena stato costruito, e ribattezzato “ Stabile Gottardo” dall’omonima banca la cui sede principale si trova giusto un centinaio di metri più “ a valle”. Proprio di fronte, affacciato sulla piazza Molino nuovo, ne sta sorgendo un altro, a forma di “ L”, sul terreno che era della segheria Cattaneo, mille metri quadrati.
Gli eredi Cattaneo e l’architetto Dimitri Papadaniel stanno investendo circa 13 milioni di franchi in questo edificio « che conterrà per il 60% uffici, e per il 40% appartamenti come richiesto dal piano particolareggiato » spiega l’architetto Papadaniel. « Sarà suddiviso in proprietà per piani, parte vendute, parte affittate. Quando siamo partiti con l’operazione avevamo già dei clienti interessati » .
Scendendo sulla via Franscini, poco prima della sede principale della Gottardo, ecco un altro cantiere promosso da una compagnia ginevrina, la ” Cofis compagnie fiduciarie Sa”. Sei piani che ospiteranno uffici da affittare: « Lugano è un posto che conosciamo perché abbiamo una filiale in città » rispondono da Ginevra « e questo terreno ci interessava particolarmente perché si troverà in una posizione strategica, di forte traffico quando verrà aperta la galleria Vedeggio- Cassarate. Ci sono già diversi interessati: banche, notai, fiduciarie » . Investimento: 14 milioni di franchi, di cui 4,8 milioni per il solo terreno, che negli ultimi anni ospitava un benzinaio. Tornando verso lo stadio, sempre sulla via Trevano, un grosso appezzamento – circa 3 mila metri quadrati – resta desolatamente vuoto, circondato da una recinzione. Lì c’era il cosiddetto “ quartiere delle Caragne” vecchie palazzine operaie, e una villetta, casa Flaviana, dove ( per gentile concessione del proprietario) si era installato l’asilo libertario “ Giramondo”. Tutto demolito un anno fa in vista della vendita. L’erba cresce alta dietro le palizzate, dove qualcuno ha polemicamente scritto « Noi costruiamo, voi demolite » , e il riferimento va all’esperienza dell’asilo autogestito interrotta per far posto, ora come ora, al nulla. Ma c’è da giurare che non passerà molto tempo prima che su questo terreno faccia la sua comparsa l’ennesimo palazzo “ amministrativo­ commerciale- residenziale”. Del resto la zona di via Trevano è già oggi un intercalarsi di nuovissimi edifici destinati a uffici, e di vecchie case anni ’ 60 ancora abitate, però male in arnese, come se si aspettasse la partenza degli ultimi inquilini per procedere con le ruspe. Le poche iniziative edilizie che esulano dal costruire uffici sono quelle dell’ente pubblico o parapubblico: l’Università per esempio, o il centro di quartiere che il Comune intende realizzare nel parco di Villa Carmine, sacrificando tra l’altro il poco verde residuo. E i luganesi? La popolazione di Molino Nuovo resta numerosa, 8.800 abitanti, ma è profondamente cambiata. Chi c’era nei ruggenti anni Sessanta, e volentieri ricorda la vitalità del quartiere, si è trasferito in collina, sostituito da immigrati attratti dai canoni di affitto relativamente bassi ( rispetto a Lugano si intende). Intanto il terziario avanza.
La tendenza, che interessa tutto il comparto tra via Trevano e via Bagutti, ma anche Besso, Paradiso e altre adiacenze del centro, è certamente favorita dai bassi tassi d’interesse e ipotecari, che rendono interessante l’investimento nel mattone, e probabilmente riceverà un’accelerazione in vista dell’apertura della galleria Vedeggio- Cassarate. A quel momento, previsto fra sei anni, il quartiere Molino Nuovo si troverà giusto a metà fra le due porte di Lugano. E senza dubbio non saranno solo i ginevrini a fare due conti: il costo del terreno in questa zona, che alcuni stimano ai 3 mila franchi al metro cubo, è senz’altro appetibile se si pensa alle cifre che corrono nel centro storico. Al punto che risulta conveniente pure comprare e riadattare un vecchio albergo ad uso uffici, e gli esempi in città sono ormai numerosi. Resta un ultimo quesito: la monocultura a terziario sarà davvero una carta vincente per Lugano?

‘ In fondo è la naturale evoluzione della città’ Cosa dice l’architetto Papadaniel, artefice del palazzo ‘ L’

« In fondo questa non è altro che l’evoluzione della città » . L’architetto Dimitri Papadaniel, artefice del progetto “ L” che sta sorgendo su piazza Molino Nuovo, ha uno sguardo disincantato sulla città dove vive da soli cinque anni. « Arrivo da Losanna, e ora abito proprio a Molino Nuovo, poco distante dal nostro cantiere. Devo dire che mi trovo bene: per conto mio in Ticino ci sono troppe persone che abitano in collina, e il costo ecologico è pesante per via del traffico di chi deve recarsi al lavoro » . Vincoli importanti « D’altra parte, una città costituita soltanto da uffici non è una città. In questo senso, credo che il vincolo di spazi abitativi deciso dal Comune alla fine degli anni ’ 80, per il comparto attorno alla piazza di Molino Nuovo, sia qualcosa di molto importante. È un discorso a lungo termine, col quale sono perfettamente d’accordo. Da parte nostra, nella costruzione abbiamo puntato sulla qualità e per gli appartamenti abbiamo scelto la soluzione dei duplex, all’insegna della massima vivibilità. Gli appartamenti si trovano ai piani superiori, e d’altra parte si faceva così anche nel 19simo secolo…
Nel definire il nostro progetto abbiamo poi voluto seguire in modo molto trasparente il concetto definito a suo tempo da Mario Botta per la piazza, anche nella scelta di materiali tradizionali, e nella continuità delle costruzioni. Essere contigui a un altro edificio ci ha però costretti a un lavoro piuttosto sofisticato, per non causare danni all’altra casa. Dietro il palazzo ci sarà una corte interna. I posteggi, 36, sono nei tre piani inferiori » .

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