Il Municipale PLR racconta l’esito del faccia a faccia: “Abbiamo concordato un modo di procedere: ora attendiamo il voto della loro assemblea. Non ho cambiato idea ma per ottenere risultati serve pragmatismo”

LUGANO – Clima positivo e costruttivo. Meglio di così, insomma, non poteva andare il primo faccia a faccia tra i rappresentanti del Centro sociale il Molino e il Municipio di Lugano. Questa mattina si sono ritrovati a Palazzo Civico per cominciare a sciogliere il nodo del Macello, sede degli autogestiti: uno spazio di cui il comune vuole rientrare in possesso e destinare a nuovi scopi.
In rappresentanza dell’Esecutivo c’erano il sindaco Marco Borradori e il capodicastero polizia Michele Bertini, accompagnati dal Comandante Roberto Torrente e da alcuni funzionari. Dall’altra parte del tavolo i rappresentanti del Molino. Un mix esplosivo, potenzialmente, viste le dure polemiche dei mesi scorsi, in particolare tra Bertini e i molinari. E invece no: tutto è filato liscio.
“Io – ci conferma Bertini – sono soddisfatto perché è stato fatto un bel passo avanti. Innanzitutto perché abbiamo riattivato un dialogo che era fermo dal 2008. E grazie a questa premessa abbiamo concordato insieme un modo di procedere. Se l’assemblea del Molino approverà nei prossimi giorni questa impostazione, potremo cominciare a lavorare concretamente”.
In che direzione? “Entrambe le parti hanno fatto un discorso franco e costruttivo. Il Municipio nell’ex Macello vuole avere la possibilità di sviluppare dei progetti, e oggi lo abbiamo comunicato in modo trasparente, dall’altro lato ci siamo messi a disposizione per trovare insieme un’alternativa per ospitare le attività dell’autogestione”.
Qualcuno potrebbe leggere in queste parole di Bertini – fino a ieri considerato un falco della politica luganese sulla questione molinari – come un cambio di rotta o addirittura un passo indietro. “Non lo è affatto – ci tiene a sottolineare l’interessato -. Da parte mia non c’è un cambio di linea ideologico ma la scelta di privilegiare un approccio pragmatico che porti a dei risultati concreti. Alla fine se tutti ci arrocchiamo sulle nostre posizioni politiche personali, magari pure esasperandole, non otterremo mai qualcosa di soddisfacente. La via della diplomazia è quella più saggia. D’altra parte ogni città medio–grande in Svizzera conosce realtà di cultura autogestita come quella del Molino. Noi come Municipio riconosciamo loro questo bisogno di aggregazione e loro riconoscono il nostro ruolo di autorità”.
I prossimi passi, come detto, prevedono la discussione e il voto da parte dell’assemblea del centro sociale su quanto concordato tra le parti. Se ci sarà il via libera si procederà con la costituzione di un gruppo di lavoro paritetico tra membri del Molino e politici e funzionari della Città. La speranza è che in qualche mese si riesca a individuare una sede alternativa per gli autogestiti. Ma l’auspicio è anche che questo gruppo di lavoro possa proseguire nel dialogo magari spegnendo sul nascere alcune incomprensioni che nel passato tante polemiche hanno suscitato.

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