Secondo il Municipio prima bisogna trovare una sede alternativa. Ieri sera il dibattito in Consiglio Comunale

Il Molino rimane dov’è, per il momento. Il centro sociale autogestito di Lugano è stato al centro delle discussioni ieri sera in Consiglio Comunale. Erasmo Pelli, vicesindaco, ha lanciato la discussione sottolineando come la situazione attuale dell’ex-macello non ha portato a dover intervenire in modo urgente e spostare i “molinari” da un’altra parte.

Secondo Pelli prima di procedere allo spostamento del centro bisogna trovare una soluzione, questo per evitare reazioni quali “cortei con mille persone, vetrine infrante, spray sui muri”.

Una riflessione che non è piaciuta all’UDC. Marco Chiesa infatti ha definito come “una resa” e un “segnale devastante verso chi rispetta le leggi”. Chiesa si dice d’accordo con l’idea di centro sociale, ma non nell’illegalità.

Per il PPD ha parlato Simonetta Perucchi-Borsa la quale ha definito “debole” la presa di posizione del Muncipio e ha invitato tutte le parti a incontrarsi per trovare una soluzione.

È toccato poi ai socialisti. Martino Rossi ha ricordato come in ogni città svizzera ci sia un centro sociale autogestito sottolineando come queste strutture siano consolidate e in alcuni casi sussidiate mentre in Ticino “qualche sempliciotto propone di chiuderle”. Secondo Rossi la legge va rispettata ma “scagli la prima pietra chi non ha peccato” e propone gli esempi degli stadi, delle discoteche e anche dei cantieri.

I Verdi non si discostano dalle posizioni socialiste. Melitta Jalkanen cita la tolleranza per i parcheggi illegali, la gestione dei rifiuti in contrasto con le leggi e tira in ballo anche gli immobiliaristi “che passano sopra la legge”.

La Lega dal canto suo, per voce di Armando Giani, ha definito il dibattito “inutile” non essendo la scelta di una sede definitiva una priorità. Per il momento bisogna “lasciare tranquilli gli autogestiti”.

È toccato poi al PLRT esprimere le sue opinioni. Roberto Badaracco chiede che il Cantone si assuma le sue responsabilità “c’è un contesto illegale e il Cantone in questi anni è risultato latitante”. Per Badaracco la situazione deve essere affrontata “di petto”.

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