BOMBARDAGLI IL PIL>>>>>>i prodotti e le ditte da evitare
 

Secondo quanto riportato alla fine di settembre dall’agenzia di stampa Defense Logistic, la Exxon ha vinto l’appalto di 48 milioni di dollari per la fornitura di benzina, gasolio ed oli lubrificanti per l’esercito, la marina, l’aviazione, la Nato e le altre agenzie afferenti al Dipartimento della Difesa. La fornitura comprende anche l’approvvigionamento alle basi italiane continentali (Vicenza, Camp Derby, Napoli ecc) ed insulari (Sicilia, La Maddalena ecc). Questa cifra è un’inezia per una compagnia con introiti di decine di miliardi di dollari annui, ma assume un aspetto interessante se si considera che la Exxon, per la sua posizione di maggiore compagnia petrolifera, per di più statunitense e con un grande “ascendente” su Bush, sarà la compagnia chepiù di altre trarrà profitti dalla conquista dell’Iraq e dei suoi campi di estrazione, il 25% dei quali era già di sua proprietà prima del conflitto del 1991.
http://www.greenpeace.it/stopesso/

   BANCHE ARMATE !! La campagna   "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamola185"

La globalità del crimine
Paradisi fiscali, ciberlauding, traffici illeciti, guerra. Un’analisi economica e politica sulla costituzione del nuovo ordine
                             mondiale, nel passaggio dalla “guerra globale permanente” alla “guerra senza limiti”. L’esodo costituente e alcune
                             possibili risposte all’Impero. Ed una via d'uscita: riscoprire la glasnost.
                                                       ANTROPOLOGIA ECONOMICA E POLITICA DELLE RETI
                                                                     CRIMINALI MODERNE
                                                                   Criminalizzazione Globale
                                                                http://www.terrelibere.it/crimglob.htm
 

http://italy.indymedia.org/uploads/economia_a_mano_armata.pdf
Economia a mano armata un dossier su armi industrie economia
 

I supertossici della droga nera
dal Manifesto di oggi un contributo di Pino Cacucci,
http://italy.indymedia.org/news/2003/02/177620.php
I supertossici della droga nera
«Siamo stupidi, perciò moriremo», dice il replicante di Blade Runner. Ha ragione. Invece di inebriarci con l'infinita serie di sostanze che la natura ci offre, ci facciamo di petrolio. Quella roba fa malissimo, non ce n'è per tutti e chi ne è preda è disposto a tutto. Anche alla guerra
PINO CACUCCI

http://www.stopesso.org
La ESSO va alla guerra

Mentre il Mondo intero è in trepidante attesa di vedere come finirà il
braccio di ferro tra USA e resto del mondo sul minacciato
intervento militare in Iraq, c'è chi inizia a prepararsi. E' della fine
di settembre, infatti, la stipula di accordo tra Exxon Mobil, la più
grande multinazionale petrolifera ed il Dipartimento di Stato della
Difesa statunitense di Donald Rumsfeld . Ad un prezzo fissato a poco
meno di 48 milioni di euro, la Exxon, che in Europa è proprietaria del
marchio Esso, fornirà carburanti e oli lubrificanti per la marina,
l'esercito, il corpo dei marines, l'aviazione, le basi NATO e tutte le
agenzie afferenti al Dipartimento. La Esso rifornirà anche le basi
militari americane e della NATO presenti sia sul territorio italiano. Il
contratto non è vincolato all'attuale anno finanziario e si esaurirà
solo alla fine di settembre del 2005, data entro la quale,
evidentemente, Bush pensa di aver finito il suo lavoro in Medio Oriente.
La
commessa e rappresenta un'ulteriore prova di quanto stretto sia il
legame tra G.W Bush e la multinazionale del petrolio che, per i suoi
impegno a sostegno del candidato repubblicano alla ultime presidenziali,
aveva già incassato il diniego da parte statunitense di
aderire al trattato di Kyoto sul taglio delle emissioni di gas serra e
l'emanazione di un piano energetico nazionale che punta al rilancio
delle attività estrattive e ad un aumento nell'uso di combustibili
fossili che porterà gli USA ad incrementare le emissioni di gas serra
di circa il 26% rispetto agli scorsi anni. Di fronte a tanta ostentata
arroganza c'è chi ha deciso da fare guerra alla Esso usando il
terreno di scontro più consono alla multinazionale: il mercato. Da oltre
un anno, infatti, è in piedi una campagna di boicottaggio dei
prodotti petroliferi a marchio Esso, lanciata in Gran Bretagna e presto
estesasi, tra l'altro, in USA, Francia, Austria, Germania, e
Australia. Che la strategia di azione diretta sul mercato iniziasse ad
affaticare le politiche irresponsabili della compagnia
statunitense, lo si era capito già nel corso dell'ultima riunione degli
azionisti, allorquando, su suggerimento di accreditate agenzia di
consulenza finanziaria, circa il 20% dei proprietari di azioni della
Exxon aveva richiesto formalmente che l'azienda fosse più presente
sul mercato delle energie alternative e la smettesse di spendere soldi
in pubbliche relazioni dirette a convincere la pubblica opinione
dell'inesistenza dell'effetto serra e del suo legame con i combustibili
fossili. Secondo un recente sondaggio dell'agenzia MORI,
nell'arco di una anno, il numero degli inglesi che dichiarano di
rifornirsi periodicamente nelle stazioni Esso è sceso di un quarto e
circa un milione di guidatori hanno dichiarato di boicottare la
compagnia per la sua politica in merito ai cambiamenti climatici. Dalla
ricerca emerge che, alla domanda su dove si riforniscono regolarmente di
carburanti, nel 2001 il 26% aveva risposto Esso contro il
19% dell'ultimo sondaggio. Che una politica più attenta alle esigenze di
tutela ambientale siano orami una strategia anche per il
mercato, è dimostrato dal dato, rilevato dalla stessa agenzia, che la
BP, che al contrario ha deciso di non disconoscere le proprie
responsabilità sui cambiamenti climatici e sta investendo molte risorse
nella ricerca su fonti rinnovabili, è passata da 18% al 21%
nelle preferenze dei guidatori. E i risultati di questa campagna si
stanno facendo vedere anche altrove. Dopo poco che fossero stati
pubblicati i risultati della ricerca di mercato della MORI, la Deutsche
Bank ha prodotto un rapporto sulla Exxon destinato agli
specialisti in investimenti in cui si dipingeva la compagnia
statunitense come un investimento rischioso a seguito della campagna di
boicottaggio inglese. Secondo gli analisti del settore, infatti, essere
considerati nemici dell'ambiente N°1 da Greenpeace ed altre
organizzazione mette il marchio Esso a forte rischio, rinforzato anche
dall'assenza di una politica aziendale sullo sviluppo di altri
settori energetici che non riguardino i combustibili fossili .

UN INTERESSANTE CONTRIBUTO -- X i Consumatori
OPPORSI ALLA GUERRA nella vita quotidiana
(piu' incisivo delle bandiere colorate)
ho perso la fonte ma che importa??

Dopo il petrolio Iracheno, toccherà alla riserva dell'Amazzonia, all'acqua
                potabile, ai prodotti minerari?
                Negli anni '50 i neri degli Stati Uniti del Sud, come Alabama, Georgia,
                Mississippi, ecc, potevano sedersi soltanto sui sedili posteriori degli
                autobus

                Un giorno una signora nera si sedette su un sedile davanti e fu aggredita
                ed
                espulsa dell'autobus. La domenica successiva il Reverendo Martin Luther
                King
                iniziò un movimento di boicottaggio agli autobus, questa protesta ottenne
                una totale adesione dei neri, anche di quelli degli altri Stati del sud.

                Undici mesi dopo l'inizio della protesta, durante la quale i neri non
                avevano preso gli autobus, i politici, pressati dai proprietari delle
                imprese degli autobus votarono una legge che proibiva la discriminazione
                razziale sui mezzi di trasporto.

                Questo è il linguaggio che politici americani capiscono. Il linguaggio del
                "business".

                Adesso, Bush e il suo impiegato Toni Blair, dell'Inghilterra, pretendono di
                invadere l'Iraq per appropriarsi delle sue riserve petrolifere. Allo stesso
                modo interferiscono nella politica del Venezuela e di tutti gli altri
                paesi,
                come se fossero i padroni di tutto.

                Questo è il momento di uscire dal nostro letargo, dalla nostra
                indifferenza,
                e di cominciare ad agire. Perciò proponiamo un boicottaggio ai prodotto
                americani.

                Lanciare pietre e distruggere le vetrine dei Mac Donald's, è fare il gioco
                alla violenza, che è il loro gioco. Basta smettere di andarci. Basta
                insegnare ai nostri figli che posso mangiare bene in altri posti.

                Allo stesso modo, quando avremo sete, non è necessario bere Coca-Cola.
                Beviamo un bicchiere di vino italiano o altre bevande che siano prodotte
                qui.

                Quando compriamo una macchina, compriamo una macchina italiana,
                francese,
                giapponese, coreana, o qualsiasi altra, tranne Ford, GM o Crysler.

                Mettere benzina: Q8 o Shell (che é olandese). Esso: no.
                Conto in banca: City Bank o Boston starne lontani.
                Medicine, computer, dentifricio, biglietti aerei, qualsiasi cosa:
                americana,
                no!
                Ricordate, questa protesta è stata già esperimentata nei confronti degli
                inglesi, in India. Lì
                Gandhi guidò la "resistenza pacifica" e, senza violenza, ottenne
                l'indipendenza del suo paese,

                Dettaglio: se non andiamo ai Mac Donald's, o non beviamo Coca-Cola non
                stiamo creando disoccupazione; bensì, stiamo generando occupazione a favore
                dei loro prodotti concorrenti. L'unico effetto è che i profitti o le
                royalties non vanno negli Stati Uniti.

                E' ora di iniziare:
                Prima: gira questo messaggio a tutti i tuoi conoscenti;

                Secondo: mantieniti allerta quando compri qualcosa, anche al supermercato,
                attento a non comperare niente di origine americana;

                Terzo: devi avere pazienza, ogni due settimane ti ricorderemo questo
                impegno;

                Quarto: Fidati. In meno tempo di quello che immagini modificheremo la
                belligeranza di Bush;

                Quinto: Se hai amici in altri paesi, invia questo messaggio in modo che
                loro
                lo possano tradurre e divulgare.

                Infine, ricorda: individualmente, non siamo nessuno, però, come popolo e
                come consumatori, abbiamo il potere nelle nostre mani.
 
 
 

EMANCIPIAMOCI DAL BISOGNO DI PETROLIO.
NON ABBIAMO BISOGNO DELLA VOSTRA GUERRA!
un contributo sull'economia e guerra  del Centro Sociale Macchia Rossa - Magliana
 

1) UNA SOCIETA' BASATA SUL PETROLIO.

Chiunque abbia almeno sfogliato le pagine economiche di qualsiasi giornale,
sa bene che l'economia capitalista non può che crescere sempre di più. Infatti,
non appena rallenta anche di poco la sua crescita, economisti ed esperti
vari gridano alla crisi. Ma che significa "crescita economica" nel mondo
in cui viviamo? Significa crescita dei consumi, quindi anche degli sprechi,
crescita della produzione industriale e quindi crescita esponenziale dei
consumi energetici.
La fonte di energia di gran lunga più utilizzata in questa corsa alla "crescita"
è costituita dagli idrocarburi; tra di essi la parte del leone spetta al
petrolio. Non solo i trasporti motorizzati utilizzano queste fonti energetiche,
ma  anche la gran parte delle centrali elettriche e quindi tutta la produzione
industriale, oltre alla produzione di materie plastiche.
Persino l'agricoltura "moderna" si basa interamente sul petrolio, perché
non sarebbe possibile senza macchinari e fertilizzanti chimici da esso derivati.
 

2) FONTI DI ENERGIA LIMITATE.

Sul nostro pianeta in pratica l'unica fonte di energia esterna è il sole.
Se ad esempio brucio un albero per produrre energia, sto in realtà utilizzando
in poco tempo una piccola parte dell'energia solare che quell'albero ha
immagazzinato nel corso della sua vita. Per poter "andare in pari" dovrei
aspettare il tempo necessario a far crescere un altro albero, prima di bruciarlo
nuovamente.
E allora come è possibile la sussistenza di un'economia come quella che
abbiamo descritto poco sopra, in cui il consumo energetico aumenta vieppiù,
e per definizione deve continuare a farlo? Semplice, sul lungo periodo NON
E' POSSIBILE.
E' possibile solo per un tempo relativamente breve (dell'ordine delle centinaia
di anni) grazie all'utilizzo degli idrocarburi: carbone, petrolio, gas.
Tali fonti energetiche, i cosiddetti "combustibili fossili", derivano da
piante ed animali morti, accumulatisi per milioni di anni, che il genere
umano sta bruciando per produrre energia nel giro di centinaia di anni.
In parole povere, stiamo consumando in poche centinaia di anni l'energia
solare accumulata da piante ed animali (ricordate la catena alimentare?)
nel giro di milioni di anni. Queste fonti energetiche quindi, non sono rinnovabili
se non nel giro di centinaia di millenni.
 

3) IL PICCO DI PRODUZIONE DEL PETROLIO
 

Si sente spesso dire che "il petrolio sta per finire". Questo non è esatto.
E' più corretto dire che la produzione petrolifera, che finora è cresciuta
di pari passo con l'economia, sta per raggiungere il suo massimo, dopodiché
 non potrà che diminuire. Questo è chiaramente in contrasto con il principio
per il quale l'economia deve continuare a crescere sempre più, visto che
l'economia stessa si basa proprio sul petrolio.
La cosa interessante è che il raggiungimento di tale picco è previsto in
un tempo brevissimo: si va dalle previsioni "pessimiste" di circa 4 anni
a quelle "ottimiste" di circa una ventina.
Un discorso analogo, anche se con tempi leggermente diversi, vale anche
per carbone e gas.
 

4) PETROLIO E INQUINAMENTO.

Le conseguenze devastanti dell'utilizzo massiccio del petrolio sono ormai
evidenti: inquinamento endemico, danni all'ambiente e alla salute, petroliere
che affondano, cambiamenti climatici. L'ultimo disastro ambientale dell'affondamento
della petroliera "Prestige" in Spagna dà il senso di quanto sia oggettivamente
nocivo l'uso dissennato del petrolio per permettere un uso altrettanto dissennato
dell'energia. E se il problema diventa macroscopicamente evidente sulle
questioni dell'estrazione e del trasporto di greggio, i veleni legati alla
trasformazione del petrolio e alla combustione per produrre energia elettrica
sono tanto più invisibili, quanto più insidiosi.

I mutamenti climatici dovuti alle massicce emissioni di anidride carbonica
ed altri "gas serra" sono ormai evidenti al senso comune, nonostante la
scienza ufficiale si affanni a dimostrare che i fenomeni non sono correlati,
anzi, che non è dimostrata nemmeno l'effettiva esistenza di un mutamento
del clima.
Non sappiamo se tutti questi effetti siano ancora reversibili, ma sicuramente
far finta di nulla non serve. Le risposte, le poche che ci sono, che vengono
comunemente date sono a dir poco ridicole, vedasi il protocollo di Kyoto,
che anche qualora fosse applicato non sposterebbe di una virgola la sostanza
della questione: infatti l'incremento del consumo di idrocarburi si seguiterebbe
tranquillamente, senza neppure essere messo in discussione.
 

5) PETROLIO E GUERRA.

In questo contesto il controllo delle risorse energetiche su scala planetaria
assume un valore vitale per l'economia capitalista. Ecco perché uno stato
come gli USA, al tempo stesso il più forte militarmente ed il più "sprecone"
dal punto di vista energetico, sente il bisogno di muoversi per accaparrarsi
in tempo il petrolio residuo. Con l'andare del tempo tanto meno petrolio
sarà disponibile, tanto più potere deterrà chi lo controlla.
Questa è, a nostro avviso, una delle fondamentali  chiavi di lettura della
prossima guerra che si sta per scatenare contro l'Iraq, anche se giornali
e media "istituzionali" continuano a propinarci balle su "guerra al terrorismo"
e "armi di distruzione di massa" alle quali non crede neanche chi le scrive.
Una ennesima guerra mossa da interessi economici, una guerra che comporta
lutti e sofferenze incredibili per la popolazione irachena e che avrà anche,
come conseguenza immediata, l'aggravamento della situazione in Palestina
e in Kurdistan (si veda la pronta reazione di Israele e della Turchia, pronti
a "prendere la palla al balzo").
Intere popolazioni vedranno nuovi sfruttatori delle riserve di greggio sostituirsi
ai vecchi, senza mutare il livello di povertà e sfruttamento.
Le recenti prese di posizione di alcuni stati, Francia e Germania in testa,
vogliono apparire come una valida contrapposizione pacifista all'arroganza
americana. Sono facce diverse della stessa medaglia che in questa fase non
trovano giovamenti dalla guerra in Iraq. E' bene ricordare come la pacifica
Francia sia ancora oggi un paese coloniale (!) e come in Costa d'Avorio
i suoi "pacifici" soldati facciano la loro guerra. In realtà si tratta di
un tentativo, con diverse modalità, di rivaleggiare con gli Stati Uniti
d'America nella corsa all'accaparramento delle risorse energetiche.
 

6) L'ENERGIA ATOMICA

Purtroppo le soluzioni proposte dalle istituzioni del capitale alla futura
crisi petrolifera sono essenzialmente due: carbone ed energia atomica. La
prima soluzione non farebbe che prolungare l'agonia di qualche decennio
fino all'esaurimento anche del carbone, aumentando nel frattempo le emissioni
di agenti inquinanti nell'aria e l'effetto serra.
Per quanto riguarda l'energia atomica, se fosse usata in sostituzione dei
combustibili fossili, aumenterebbe a livelli spropositati il numero di incidenti
catastrofici, oltre a produrre scorie radioattive impossibili da smaltire.
Nonostante il ricordo e gli effetti assassini del disastro di Chernobyl
siano ancona freschi, e nonostante altri catastrofi siano state evitate
per un soffio negli ultimi anni, molti paesi continuano a vedere nel nucleare
un'arma per accrescere sempre di più i consumi energetici in una società
già satura. In Italia il susseguirsi di dichiarazioni ufficiali del governo
Berlusconi con allusioni neanche troppo velate relative al rilancio del
nucleare non possono che creare forti preoccupazioni.
 

7) IL MOTORE ALL'IDROGENO

Ultimamente si sente parlare del motore all'idrogeno come la futura panacea
di tutti i mali.
Con questa espressione si intendono essenzialmente due tipi di motore.
Il primo è simile in tutto e per tutto al motore a scoppio, solo che come
propellente utilizza idrogeno liquido e come gas di scarico emette vapore
acqueo. Peccato che estrarre l'idrogeno ad esempio dall'acqua sia un procedimento
che assorbe più energia di quanta se ne guadagni con la  combustione dell'idrogeno
ricavato.
Il secondo tipo di motore ad idrogeno è rappresentato dalle cosiddette "celle
a combustibile", che in pratica utilizzano l'idrogeno presente negli idrocarburi
senza passare per la combustione. Questo permette un utilizzo estremamente
più efficiente dei combustibili fossili, diminuendo sensibilmente le emissioni
inquinanti. Se si passasse in modo massiccio a questo tipo di propulsione,
probabilmente si allontanerebbe la data della crisi energetica, senza però
cambiare la sostanza del problema, e cioè la dipendenza dagli idrocarburi.
 

8) ECONOMIA DI SVILUPPO E FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI.

La domanda che devi porti non è "quanti chilometri con un litro percorre
la mia automobile?" ma "Ho proprio bisogno di possedere un'automobile?"

J. Rifkin - Entropia

Appare quindi chiaro come la cosiddetta "economia di sviluppo", che noi
preferiamo chiamare "capitalista", non potrà continuare la sua crescita
all'infinito basandosi sui combustibili fossili, a causa della loro intrinseca
limitatezza.
E che problema c'è, direte voi? Basterà ridurre alla ragione le lobby petrolifere
e potremo utilizzare tutti e tutte pannelli solari, macchine a idrogeno
e chissà quali altre mirabolanti fonti energetiche "pulite" e continuare
la nostra vita di sprechi come se nulla fosse...
Purtroppo (o forse per fortuna) non è così: infatti queste fonti sono sì
"rinnovabili" ma si rinnovano ad un ritmo infinitamente più lento del consumo
che la "crescita economica" rende necessario. Il loro utilizzo, quindi,
implicherebbe uno stravolgimento del "modello di sviluppo" attuale e dunque
anche del nostro stile di vita. Se a ciò si aggiunge l'evidenza della necessità
di una redistribuzione delle risorse su scala planetaria, appare evidente
come le fonti energetiche rinnovabili sono INCOMPATIBILI CON IL CAPITALISMO.
 

9) COME COMPORTARSI ALLORA?

A nostro avviso è necessario affrancarsi dalla "schiavitù della crescita
economica" a partire dalle nostre vite. Dobbiamo dare battaglia sul piano
politico, per affermare che quello che chiamano "sviluppo" produce solo
morte, sfruttamento e distruzione.
Dobbiamo uscire dalla logica che cerca di affermare che gli interessi del
capitalismo sono gli stessi degli sfruttati e delle sfruttate, solo perché
questi ultimi possono raccattare briciole dei profitti attraverso il salario.
Dobbiamo mettere in discussione le nostre scelte individuali.
Dobbiamo individuare, tra quello di cui pensiamo di avere bisogno, quali
sono i nostri bisogni effettivi e quali invece ci sono stati inculcati al
solo scopo di far "progredire" l'economia, con l'effetto secondario di renderci
maggiormente dipendenti dal salario.
 

10) EMANCIPARSI DAI BISOGNI INDOTTI

Certo, questo vorrà dire rinunciare a molte cose cui siamo abituati ed abituate,
ma siamo sicuri che siano proprio bisogni necessari? É proprio necessario
utilizzare l'automobile, incartare i biscotti uno per uno, o buttare tonnellate
di cibo? E' necessario vivere in città abnormi e costruire grattacieli di
centinaia di piani? Mangiare pomodori a Gennaio? Possedere telefoni cellulari
su cui vedere in diretta le partite di calcio? L'elenco potrebbe continuare
a lungo.
 Non sappiamo se "rinunciare" a tutto questo sarà sufficiente, sicuramente
sarà necessario.
Prendere coscienza dell'inutilità di molti cosiddetti "bisogni" del resto,
comporta anche benefici personali. Infatti uscire dalla logica del consumo
e dello spreco, permette di ridurre la nostra dipendenza dal lavoro e di
riacquistare tempi estranei alla spirale lavoro-consumo-lavoro.
Per fortuna all'interno del movimento sono molte le persone che cominciano
a rendersi conto della necessità di emanciparsi da molti di questi bisogni
indotti.
Un esempio pratico su tutti è quello della Critical Mass, una coincidenza
organizzata di ciclisti e cicliste (ma anche pattinatori/trici e perché
no, semplici pedoni) che si riappropria delle strade delle metropoli, sottraendole
momentaneamente al traffico automobilistico che produce  gli effetti devastanti
con cui abbiamo a che fare tutti i giorni.
 
 

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RIFERIMENTI
Per chi vuole leggere qualcosa, per leggere le fonti, per capire meglio
o
per approfondire, segnaliamo qualche riferimento dal quale partire.
http://www.ecologiasociale.org/
http://www.uniroma2.it/rdb/torvergata/link/terrorismo/LeCrisiAmbientaliGlobali.htm
J. Rifkin - Entropia - Baldini & Castoldi
Il Manifesto del 2 gennaio 2003, pag. 4.
Centro Sociale Macchia Rossa - Magliana