http://italy.indymedia.org/
Da settimane la situazione del
conflitto sociale in Bolivia e' stata ai
limiti dell'esasperazione per la
popolazione: blocchi stradali,
manifestazioni, proteste e uno
sciopero della polizia nella giornata
del 11 febbraio. Il Governo, secondo
gli ordini del FMI, ha annunciato
come misura primaria per ridurre il
deficit e fare fronte alla crisi
economica un taglio sui salari minimi
ed un aumento delle tasse fino al 12,5 %.
Nonostante le grandi mobilitazioni fossero previste per il 13 febbraio,
mercoledi' 12
febbraio la pressione popolare, l'ammutinamento della polizia che ha lasciato
privo di
potere repressivo il governo e il silenzio del governo hanno portato la
situazione a
sfociare nelle strade e nelle piazze: studenti e cittadini hanno assaltato
e preso a sassate
il palazzo del governo, occupato e incendiato Ministero del Lavoro, sede
di partiti e
Vicepresidenza, mentre nelle strade di La Paz gli scontri tra poliziotti
ammutinati che si
sono uniti ai manifestanti e polizia militare ha gia' fatto 18 morti e
83 feriti.
E la situazione si allarga a tutto il paese.... (continuabolivia] El Alto:
saccheggi e attacchi alle fabbriche : 1 morto di 19 anni
by bolpress (trad by blicero) Thursday
February 13, 2003 at 06:13 PM
[bolivia] El Alto: saccheggi e attacchi alle fabbriche : 1 morto di 19 anni
http://www.bolpress.com/?Cod=2002062523
11.26
Un gruppo di gente inferocito ha attaccato le installazioni della
industria imbottigliatrice di Coca Cola e Pepsi nella citta' di El
Alto.
Secondo alcune informazioni di vicini del luogo un giovane di 19 anni
ha
perso la vita quando membri dell'esercito hanno sparato per riprendere
il controllo della situazione.
I manifestanti hanno bruciato tutto quello che hanno trovato sul loro
cammino e hanno distrutto una parete della fabbrica Embol,
imbottigliatrice di Coca Cola.
Situazioni simili si stanno verificando alla Dogana che e' custodita
da
militari del Regimento Ingavi.
http://www.bolpress.com/?Cod=2002062525
11.46
Gruppi di giovani hanno assaltato diversi luoghi di El Alto come gli
edifici di Almapaz, e i loro simili in Villa Adela e Ciudad Satelite.
Diverse chiamata di aiuto dei vicini arrivano ai mezzi di comuicazione
che chiedono che una parte delle autorita' vengano smistate a El Alto
perche' una masnada di disadattati sta assaltando i supermercati.
"Nella zxona di Villa Adela hanno assaltato la Caja Los Andes e il
Banco
Sol", ha affermato una vicina in una telefonata.
Altre persone hanno denunciato che in Ciudad Satelite, il supermercato
della zona sta venendo saccheggiato da una marea di genre incontenibile
e che non c'e' nessuna forma di guardia ne' poliziesca ne' militare.
http://www.bolpress.com/?Cod=2002062532
12.22
Juan Mujica e' il nome della persona uccisa nella citta' di El Alto,
nelle immediate vicinanze della fabbrica Embol, imbottigliatrice di
Coca
Cola.
Il giovane e' morto in seguito al tentativo di controllare la situazione
da parte dell'esercito.
[bolivia] aggiornamenti 13.30 circa
by bolpress (trad by blicero) Thursday
February 13, 2003 at 07:06 PM
[bolivia] aggiornamenti 13.30 circa
http://www.bolpress.com/?Cod=2002062547
13.16
I militari sparano senza sosta sui manifestanti
Le forze militari piazzate in Piazza Murillo con carriarmati e blindati,
trincerati con mitragliatrici, fucili e con il viso dipinto in assetto
da guerra, hanno provocato gli scontri che hanno causato 4 feriti
intorno alle 11.00
Quando la marcia convocata per la Central Obrera Boliviana (COB) staca
cominciando pacificamente, gli effettivi dell'esercito hanno cominciato
a sparare colpi in aria e a lanciare lacrimogeni.
La manifestazione che era capeggiata dai leadef della COB, dal deputato
e dirigente Evo Morales e dal deputato Jerjes Justiniano, e' stata
bloccata nel suo tentativo di entrare nella calle Potosi', per
l'attitudine minacciosa dei militari.
La manifestazioone e' arretrata e ha cambiato percorso per dividersi
in
vari gruppi e riunirsi nella avenida troncal
Mentre tutto questo succedeva, gruppi di manifestanti che si radunavano
in piazza San Franciso sono stati attaccati dai militari, con 4 feriti
come risultato dll'operazione
http://www.bolpress.com/?Cod=2002062550
13.28
I Manifestanti hanno assaltato il Banco Sol
I manifestanti sono riusciti a entrare nella filiale del Banco Sol posta
in avenida Evaristo Valle. Un gruppo di persone inferocite hanno aperto
la porta del Banco e ha iniziato a sottrarre computer, scrivanie, sedie
e a gettare fogli che si trovavano nell'ufficio della banca.
Secondo i manifestanti il Banco Sol ha tra i suoi azionisti Gonzalo
Sanchez de Losada.
I manifestanti hanno preso i mobili della banca e hanno dato fuoco
all'ufficio. Alcune persone si sono invece rubati alcuni mobili.
http://www.bolpress.com/?Cod=2002062551
13.33
attivita' scolastiche sospese fino al lunedi' 17
www.bolpress.com/?Cod=2002062499
[bolivia] il gabinetto di governo studia dimissioni di massa
Il gabinetto dei ministri del presidente
Gonzalo Sánchez de Lozada sta pensando alla possibilita' di dimissioni
in massa per placare gli animi surriscaldati di alcuni settori della popolazione
che chiedono le dimissioni del presidente.
La decision potrebbe essere presa nelle
prossime ore.
http://www.televideo.rai.it/nazionale/homenaz.asp
13/02 05:14
La Paz: continuano saccheggi,disordini
Ancora disordini e saccheggi nel centro di
La Paz e nella vicina città El Alto. Gruppi di giovani per lo più
ubbriachi hanno saccheggiato e dato alle fiamme i locali della Società
dell'acqua e hanno tentato di appiccare il fuoco a una filiale della birreria
Quilmes argentina.Altri gruppi hanno saccheggiato la "Cerveceria boliviana
nacional",l'edificio Handal Center,vari bancomat e il casello dell'autostrada
La Paz-El Alto.Mancano trasporti pubblici e privati.Interrotte le trasmissioni
tv.Non c'è pattugliamento della polizia.
http://www.ansa.it/settori/webnews/20030213075932472822.html
Bolivia: ancora cas, continuano disordini e saccheggi; La capitale La
(ANSA) - LA PAZ, 13 FEB - Disordini e saccheggi continuavano ieri a tarda
sera a La Paz e nella vicina localita' di El Alto. Il presidente della
repubblica Gonzalo Sanchez de Lozada cerca di organizzare un pattugliamento
della capitale da parte di reparti dell'esercito. Il centro della capitale
assomiglia sempre piu' a una landa desolata, da molte ore senza trasporti
pubblici e privati,e con il passaggio sporadico di gruppi di persone dedite
a atti di distruzione e vandalismo. /RED
13/02/2003 07:59
http://italy.indymedia.org/
Guerra civile
Per
settimane la situazione del conflitto sociale in Bolivia e' stata ai limiti
dell'esasperazione per la popolazione: blocchi stradali, manifestazioni,
proteste e uno sciopero della polizia nella giornata del 11 febbraio.
Il Governo, secondo gli ordini del FMI, ha annunciato come misura primaria
per ridurre il deficit e fare fronte alla crisi economica un taglio dei
salari minimi e un aumento delle tasse fino al 12,5 %.
Nonostante le grandi mobilitazioni fossero previste per il 13 febbraio,
oggi 12 febbraio la pressione popolare, l'ammutinamento della polizia che
ha lasciato privo di potere repressivo il governo e il silenzio del governo
hanno portato la situazione a sfociare nelle strade e nelle piazze: studenti
e cittadini hanno assaltato e preso a sassate il palazzo del governo, occupato
e incendiato Ministero del Lavoro, sede di partiti e Vicepresidenza, mentre
nelle strade di La Paz gli scontri tra poliziotti ammutinati che si sono
uniti ai manifestanti e polizia militare ha gia' fatto 13 morti e piu'
di 30 feriti.
Il Governo dopo aver annunciato che non avrebbe negoziato ha ritirato le
misure fiscali dopo aver lasciato il Palazzo del Governo scortato dall'Esercito,
ma ormai le proteste sembrano difficili da fermare: e ora il Presidente
ha ordinato l' occupazione militare della citta' e sta valutando la dichiarazione
dello stato di assedio.
ARGENTINA
CLAMORI DELLA COLOMBIA
BOLLETTINO D’INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NUOVA COLOMBIA-N.11
I FATTI VALGONO PIÙ DI MILLE BUGIE!!!
Nonostante i mass-media ripetano quotidianamente le menzogne del
presidente
Alvaro Uribe Vélez, nessuna bugia, per quanto grande e ben
congegnata e
ripetuta migliaia di volte, può coprire i reali fallimenti
della sua
amministrazione. Infatti, durante l’ultimo decennio i disastri delle
politiche neoliberiste, già avviate dal signor Gaviria e
implementate da
Uribe Vélez con il referendum, la “politica di sicurezza”,
la rete di
delatori, i “soldati contadini”, le zone di guerra e la legalizzazione
delle
strutture terroriste paramilitari di Carlos Castaño, si sono
rivelati in
tutta la loro tragicità per l’immensa maggioranza del
popolo colombiano,
che ha visto privatizzare e svendere le risorse e i beni pubblici,
flessibilizzare il mercato del lavoro, tagliare le pensioni,
congelare i
salari, imporre continui aggiustamenti fiscali (le eternamente inconcluse
riforme del sistema fiscale), e applicare riforme finanziarie e
dello Stato
che si sono trasformate in maggior fame ed esclusione sociale per
più di 35
milioni di colombiani.
Alcuni indicatori di questa realtà sono: la deindustrializzazione,
lo
smantellamento dell’agricoltura a detrimento dell’autosufficienza
alimentare, lo strapotere dei gruppi finanziari e bancari, la disoccupazione
permanente per 10 milioni di colombiani, la chiusura delle scuole
e degli
ospedali, l’aumento spropositato della violenza urbana, l’emigrazione
di più
di 6 milioni di colombiani verso paesi stranieri, tre milioni di
sfollati,
il 70% della popolazione sotto la soglia della povertà, la
corruzione
politica, lo Stato clientelare, la violazione sistematica dei diritti
umani
mediante assassini, sparizioni, massacri e crescita del paramilitarismo
e
del narcotraffico, ed il crollo delle istituzioni a causa di un’élite
politica illegittima (il 35% dei senatori colombiani sono sostenuti
da
gruppi paramilitari) che si appropria dei beni pubblici mediante
un
esercizio immorale della gestione statale. La riforma del lavoro
legalizza
il lavoro nero e sottrae ai lavoratori colombiani, ogni anno, sei
trilioni
di pesos per effetto della diminuzione del costo del lavoro, la
protesta
sociale continua ad essere criminalizzata e il “Piano di Sviluppo”
pone le
basi per lo “stato minimo” che rappresenta il sogno e la massima
aspirazione
della dittatura neoliberista.
Questi sono i fatti, questa è la realtà colombiana
fatta dal volto di
milioni di persone che, quotidianamente, cercano di sopravvivere
lottando
contro la fame, la povertà e il terrorismo di Stato. Ed è
di questi
colombiani che vi portiamo la voce, per smentire le menzogne del
governo di
Uribe Vélez, ma soprattutto per farvi giungere il grido di
speranza con cui
il popolo colombiano reclama la Nuova Colombia che merita.
SOSPESI I MANDATI DI CATTURA PER I CAPI PARAMILITARI
Il Tribunale Supremo ha annunciato che congelerà i mandati
di cattura
contro i capi paramilitari per facilitare il “dialogo” e i “negoziati”
tra
questi ed il Governo.
"Se c’è una legge che lo prevede, dobbiamo rispettarla",
ha affermato il
magistrato responsabile della questione, Guillermo Mendoza Diago.
Il capo paramilitare Carlos Castaño aveva annunciato nel
novembre del 2002
che si sarebbe consegnato alle autorità nordamericane per
difendersi dalle
accuse di narcotraffico. Ma adesso, con la decisione del governo
Uribe
d’iniziare i negoziati con i paramilitari, gli ordini di cattura
contro
Carlos Castaño e Salvatore Mancuso saranno sospesi.
La sospensione dei mandati di cattura contro Castaño e Mancuso,
i massimi
esponenti dei paramilitari, permetterà loro di muoversi liberamente
per la
Colombia, mentre si svilupperanno i “dialoghi” fra governo e paramilitari.
LA GUERRA NELL’ANNO 2003
Secondo gli analisti del conflitto armato, il governo deve continuamente
mostrare risultati militari sul campo, e sempre più velocemente,
per non
perdere credibilità di fronte all’opinione pubblica.
Uribe mostra di sé l’immagine di chi lavora 20 ore al giorno
ed ha un
controllo politico totale, tanto sul Congresso quanto dello Stato.
Le Forze
Armate vedono in lui il loro uomo.
Ed è da quando c’è Uribe che i mass-media non affermano
più che il conflitto
in Colombia è “sociale ed armato”, cosa che invece riconoscevano
l’ex
presidente Pastrana e diversi conservatori quando parlavano delle
radici di
una guerra lunga oltre 38 anni.
Adesso, tutti i mezzi di comunicazione non fanno che ripetere che
lo scopo
del governo è vincere la guerra e farla finita per sempre
con i “violenti”.
Tuttavia, lo sconforto per il fallimento attuale dei loro progetti
li
costringe ad affermare, in tutta fretta, che “i risultati non sono
garantiti”.
LA RICETTA DI URIBE PER LA PACE: 51.400 SOLDATI IN PIÙ!
Secondo quanto riportato da El Tiempo, “Allo scadere di quest’anno
gli
effettivi della Polizia aumenteranno di 16.400 unità, ossia
poco più del 10%
degli attuali. Mentre per le Forze Armate l’aumento previsto
è del 20 %
degli attuali effettivi, cioè 35.000 soldati in più”.
Sempre secondo fonti governative e/o filogovernative, nel caso dell’Esercito
inizieranno la loro attività i 10.000 “soldati contadini”
arruolati tra
Novembre e Dicembre.
Intanto, le organizzazioni di difesa dei Diritti Umani, da quelle
colombiane
fino ad Amnesty International, accusano il governo Uribe di incorporare
i
paramilitari nelle fila di questi “soldati contadini” per
poter continuare
ad applicare la pratica del Terrorismo di Stato, ma sotto il manto
della
legalità.
In più, per la metà di giugno, come affermato dal
Ministro della Difesa,
dovranno essere incorporati 10.000 soldati volontari e regolari
per un
totale di 30.000. Queste truppe saranno destinate alla formazione
di quattro
nuove brigate.
LA “PACE” DI URIBE VÉLEZ…
Mentre Uribe Vélez parla di pace, il suo governo prepara la
guerra.
Mentre la popolazione colombiana vive sul ciglio del baratro della
povertà,
la Ministra Martha Lucía Ramírez annuncia un aumento
del numero dei soldati
di 51.400 unità in più, non esclude l’acquisto di
nuovi aeroplani, la
creazione di undici brigate mobili e di quattro battaglioni di “Alta
Montagna”. Grazie a queste misure, la Colombia può sicuramente
aspirare ad
entrare di diritto nel Guinnes dei Primati come il paese che possiede
un’enorme potenza bellica con la minor quantità di investimenti
sociali.
Uribe Vélez lancia il sasso e nasconde la mano: parla di
pace, di voler
iniziare dialoghi di pace con le FARC-EP e l’ELN, di voler risolvere
la
situazione dei prigionieri di guerra con uno scambio umanitario,
e intanto
fa bombardare intensamente il sud del paese, nel Guaviare, nel Putumayo
e
nell’antica zona smilitarizzata del Caguán. “Siamo tutti
in pericolo, le
bombe cadono nei pressi delle nostre case”, dichiarano i contadini
al
giornale Voz e a varie Ong. Le denunce di questa doppia morale del
governo,
che parla di pace mentre utilizza metodi militari da terra bruciata
per
tentare di liberare i prigionieri di guerra in potere delle FARC-EP,
mettendone in reale pericolo la sicurezza, sono eloquenti e chiarissime.
BAMBINI VITTIME DEL TERRORISMO DI STATO DELLA POLIZIA DI URIBE
VÉLEZ
Gli sfollati provenienti da varie comunità nei pressi delle
zone suburbane e
marginali del Distretto di Aguablanca, a Cali (dove vivevano da
oltre
quattro anni), giovedì 2 gennaio hanno dato vita all’occupazione
della zona
denominata El Ejido per protestare contro lo stato di abbandono
e
disinteresse da parte delle autorità, in cui versano. Reclamano
aiuti
umanitari cui hanno diritto per legge, anche perché in quattro
anni non è
stato ancora risolto il problema della loro ubicazione urbana o
del ritorno
in condizioni di sicurezza nelle loro zone d’origine. Per
questi motivi 700
persone, bambini, anziani, uomini e donne, hanno occupato
il terreno di El
Ejido reclamando il diritto ad un’abitazione. Verso le 16.00 dello
stesso
giorno sono stati attaccati violentemente dai reparti della forza
pubblica,
che hanno utilizzato indiscriminatamente manganelli, gas lacrimogeni
e
proiettili di gomma, causando ai bambini Sara Farinango di
1 anno, Heidi
Patricia Vallecilla di 3 anni, Maria Eugenia Torres, Angie Paola
Castaño di
4 anni, Erinson Palomino di 8 anni, Edwin y Jonatan Castaño
rispettivamente
di 10 e 7 anni, Loyda Yuneth Perea Bonilla di 17 anni, Juan Camayo
di 5 anni
e mezzo e Jefferson Torres, provocandogli gravi problemi di salute
e ferite
varie. Inoltre agenti di polizia hanno bruciato gli effetti personali
e le
stoviglie degli sfollati.
La “democrazia colombiana” non esiste, è un mito da raccontare
ad uso e
consumo di chi riconosce il Governo Uribe come legittimo rappresentante
del
paese, da chi ha mire e piani neocoloniali per succhiare le risorse
di uno
dei paesi più ricchi della Terra, e di chi ha la faccia tosta
di condannare
la ribellione di un popolo -chiamandola “terrorismo”- contro un
regime
narcofascista e fatiscente!
MINACCE E PERSECUZIONI CONTRO IL MOVIMENTO SINDACALE DA PARTE
DEL GOVERNO DI ALVARO URIBE VÉLEZ
La Centrale Unitaria dei Lavoratori della Colombia, CUT, denuncia
all’opinione pubblica nazionale ed internazionale il comportamento
persecutorio, da parte del governo di Alvaro Uribe Vélez,
nei confronti del
movimento sindacale.
Caso specifico è l’accanimento penale contro i dirigenti
dell’Unione
Sindacale Operaia, USO (dei petrolchimici). Il 15 gennaio, infatti,
la
Magistratura Generale della Nazione ha deciso di adottare misure
di
detenzione cautelare nei confronti del dirigente Hernando
Hernández,
Segretario per le Questioni Internazionali della USO. Ricordiamo
che il
compagno Hernando è stato in passato membro del Comitato
Esecutivo della CUT
e suo Primo Vicepresidente.
Inoltre, denunciamo le minacce contro il compagno Rodolfo Gutiérrez,
Presidente Nazionale della USO, e contro il compagno Edgar Mojica,
Dirigente
Nazionale di questo sindacato.
Tutto questo succede nel mezzo di un conflitto sindacale, riguardante
la
vertenza per le rivendicazioni presentate dai lavoratori e la risposta
dell’impresa Ecopetrol, che finora è consistita solamente
nella cacciata di
dirigenti sindacali e nella militarizzazione delle raffinerie.
Importante viaggio a Caracas della “Carovana Bolivariana della Solidarietà”
“PER IL RISPETTO DELLA GOVERNABILITA’ DEMOCRATICA IN AMERICA LATINA”
Bogotá - Caracas Bogotá, 13 - 18 GENNAIO 2003
Il processo bolivariano venezuelano scuote i paesi latinoamericani
Per manifestare un sentimento di solidarietà al governo del
Presidente Hugo
Chávez Frías, una carovana proveniente da Bogotá,
guidata da dirigenti
sindacali e di organizzazioni sociali colombiane e da membri
del Partito
Comunista Colombiano, si è recata lo scorso 16 gennaio a
Caracas. Al
riguardo, il Segretario del Partito Comunista Colombiano, Jorge
Caicedo,
unitamente al leader della Unión Obrera, Jorge Gamboa, ha
espresso gli scopi
di questa manifestazione popolare, affermando che si tratta
di
un’iniziativa nata di comune accordo da differenti forze sociali,
politiche
e sindacali della Colombia. Questi osservatori, insieme a 300 delegati
delle
principali organizzazioni progressiste della Colombia, che rappresentano,
sono andati in Venezuela per manifestare il proprio appoggio al
suo popolo:
“siamo ben consapevoli che il trionfo della rivoluzione democratica
del
Presidente Hugo Chávez rappresenta il trionfo della
speranza per i popoli
oppressi dell’America Latina, e che il suo fallimento sarebbe un
colpo ai
desideri di una vita migliore di questo continente”, hanno affermato
i
partecipanti alla carovana.
La carovana, che oltre a dover attraversare aree montagnose, selvatiche
ed
insalubri ha superato con determinazione alcune provocazioni di
“escualidos”
venezuelani (i filogolpisti), è giunta nella capitale caraqueña
con una
fitta agenda di iniziative di solidarietà ed incontri con
importanti
personalità come il Sindaco di Caracas, Freddy Bernal, ed
il Segretario
della OEA (Organizzazione degli Stati Americani), César Gaviria,
che hanno
espresso il loro plauso a questa iniziativa.
La solidarietà del popolo colombiano, che sta lottando contro
un regime
fascista ed un intervento militare diretto degli USA, al processo
rivoluzionario ed al popolo venezuelani, ha dimostrato e dimostra
ancora una
volta che mai come oggi è di piena valenza ed attualità
lo slogan che, tanto
ad ovest quanto ad ovest del Rio Orinoco, rimbomba nelle mobilitazioni
popolari: “Alerta, alerta, alerta que camina la espada de Bolívar
por
América Latina!”
EQUIPAGGIO NORDAMERICANO DI AEREO-SPIA CATTURATO DALLA GUERRIGLIA!
Secondo fonti ufficiali, tanto del governo colombiano quanto degli
Stati
Uniti, un aereo d’intelligence (un Cessna 208) con a bordo un sergente
colombiano dei servizi segreti dell’Esercito e cinque statunitensi
sarebbe
stato abbattuto dai guerriglieri delle FARC-EP in un’aerea del sudest
della
Colombia (nel Caquetá), non lontana dalla base militare di
Tres Esquinas,
già in passato distrutta dalle FARC e recentemente ricostruita
nell’ambito
del Plan Colombia made in USA (il cui progetto prevede di farla
diventare la
più equipaggiata di apparecchiature satellitari dell’America
Latina).
Il militare colombiano ed uno dei gringos sono stati trovati morti,
mentre
viene dato per molto probabile che i restanti tre statunitensi siano
stati
catturati dalle FARC-EP.
Il Segretario della Difesa degli Stati Uniti, Donald Rumsfeld, ha
dichiarato
a Washington di sentirsi “estremamente frustrato”.
Si tratta del secondo aereo nordamericano che cade nelle selve colombiane;
il primo era caduto nel 1999 nel dipartimento del Putumayo, confinante
con
l’Ecuador.
Secondo abitanti della zona, prima di precipitare il Cessna sarebbe
stato
colpito da presunti guerriglieri del Fronte 15 delle FARC.