J18  Notizie, foto e video dalle grandi manifestazioni negli USA      LIB>>> TORNA
  http://italy.indymedia.org/news/2003/01/156983.php

 Sabato 18 Gennaio 2003
- LA TERZA METROPOLI D’AMERICA SI SCHIERA. Mentre si prepara un fine settimana «globale» di protesta pacifista
Chicago alza la bandiera della pace con 45 «sì» e un solo «no»
http://www.ilgiornaledivicenza.it/storico/20030118/nazionale/Cac.htm

Lunedì 20 Gennaio 2003
- L’ALTRA AMERICA IN PIAZZA. Manifestazioni ieri anche in Inghilterra: in 400 davanti al quartier generale dell’esercito

Scattano le manette per i pacifisti a Los Angeles e Washington
Washington.  Sono continuate ieri le manifestazioni contro la guerra in Iraq in diverse città americane. A Los Angeles 17 persone sono state arrestate per aver bloccato un marciapiede vicino a un edificio federale. A Washington, dopo la massiccia protesta dell’altro ieri (500 mila persone secondo gli organizzatori, un quinto per la polizia) ieri è stata la volta dei giovani e degli studenti, che hanno manifestato alla Casa Bianca: 10 gli arresti. A Los Angeles, dove sono avvenuti gli arresti, una delegazione di suore si è unita ai manifestanti per chiedere di «dare una chance alla pace». La protesta proseguirà oggi con una manifestazione di «Voci nere per la pace», pacifisti afro-americani, all'insegna della parole di Martin Luther King: «Trovare un'alternativa alla guerra e allo spargimento di sangue». Oggi negli Usa è festa nazionale intitolata a King. Ma anche a Londra, ieri, oltre 25 arresti alla manifestazione anti-guerra davanti al quartier generale delle forze armate britanniche a Northwood, a Nord Ovest di Londra. Il gruppo di circa 400 persone è stato fronteggiato da un nutrito schieramento di polizia che ha bloccato gli accessi alla base; 50 manifestanti sono riusciti ad arrivare all'ingresso principale e si sono sdraiati per terra. La polizia ha dato un’ora per sgomberare; alla fine erano rimasti in 25: sono stati sollevati da sei agenti e portati in un cellulare tra gli applausi degli altri manifestanti. L'accusa formale è aver ostruito il passaggio di una strada.
Pacifisti inglesi in campo, dunque anche se, più della metà dei britannici pensa sia inevitabile che truppe del Regno Unito vengano impegnate in Iraq. Secondo un sondaggio di News of the World  il 56 per cento ritiene che le truppe di Sua Maestà saranno coinvolte in azioni militari contro un 37 che ritiene vi siano spazi di trattativa. Manifestazioni anti-guerra anche in Turchia in coincidenza con una visita nell'unico Paese islamico della Nato del Capo di stato maggiore interarmi americano, generale Richard Myers. A Istanbul la polizia ha usato lacrimogeni e manganelli per disperdere una folla di 250 persone; 22 gli arresti.

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vedo che qualcun* ha postato su http://veneto.indymedia.it
un resoconto con alcune fotografie della manifestazione contro la guerra a VICENZA
l'indirizzo  >>>>>http://italy.indymedia.org/news/2003/01/156723.php

Sabato 18 gennaio centinaia di migliaia di persone hanno protestato contro la guerra.
                             by imc italia Tuesday January 21, 2003
http://italy.indymedia.org/news/2003/01/158231.php

http://italy.indymedia.org/news/2003/01/158057.php
                             Sabato 18 gennaio centinaia di migliaia di persone hanno protestato contro la guerra. Da Tokio a Londra, a San Francisco,
                             nelle principali città dei cinque continenti, sono scese nelle strade per protestare contro la presenza dei soldati Usa
                             nell’area del Golfo.
 

Tutti uniti contro la guerra!
                             Vicenza 18 gennaio 2003
VENETOCONTROGUERRA
aderente all’ANSWER act now against war and end racism
agisci adesso contro la guerra e per far finire il razzismo

                          http://www.venetocontroguerra.net

                          http://www.internationalanswer.org
 

RACCOLTA STAMPA

Domenica 19 Gennaio 2003
Un corteo ieri pomeriggio a Vicenza con
presidio alla Ederle e comizio in piazza  Duemila sfilano per la pace
                          Si apre il dialogo con il Comune?

                          di Federico Ballardin

http://www.ilgiornaledivicenza.it/storico/20030119/cronaca/A.htm

                          È stata una vera marcia della pace. Nella
giornata internazionale di mobilitazione contro la guerra circa 2000
manifestanti -
                          1500 secondo i dati della questura - hanno
sfilato dalla caserma Ederle di Vicenza fino in piazza dei Signori.
Ufficialmente
                          niente partiti, circa novanta le associazioni
che hanno aderito.
                          Ma secondo la questura nel corteo c’erano
anche molti rappresentanti di gruppi anarchici provenienti da altre
   regioni. La composizione della manifestazione era in
effetti composita, esattamente come le bandiere della pace che sventolavano nel
                  corteo: dai gruppi di estrema sinistra aquelli d’ispirazione cattolica.
                          Come previsto qualche disagio alla
circolazione si è verificato, in particolare dalle 14 e 30 in zona est,
e fino alle 17 e 30 circa, quando è iniziato il comizio in Piazza
dei Signori. Non si sono registrati incidenti. La giornata di
mobilitazione internazionale "No alla guerra in Iraq",
promossa dalla coalizione internazionale Answer, é iniziata al mattino quando un
   centinaio di rappresentanti delle associazioni
aderenti si sono ritrovati nel centro di via Maurisio per un comizio.
Alle 14 e30 erano circa cinquecento i partecipanti che
si sono dati appuntamento di fronte alla caserma Ederle, punto di
partenza della marcia. Non sono mancati in questa fase
slogan che hanno creato qualche imbarazzo tra i pacifisti cattolici in
                          dissenso con le esternazioni antiamericane e
antiisraleliane, ma anche contro la Finanziaria, il Governo, i paesi
                          industrializzati. Verso le 15 e 30 il
serpentone ha cominciato a muoversi, controllato anche dall’alto da unelicottero dei
                          carabinieri. A quel punto i manifestanti erano
circa un migliaio mentre gli agenti dispiegati erano qualche centinaio.
                          Lentamente, con gli striscioni spiegati e
sventolando le bandiere dell’arcobaleno, i pacifisti si sono avviati apiedi lungo
                      viale della Pace, corso Padova fino a corso
Palladio. Sulle note di "O bella ciao" i manifestanti hanno raggiunto piazza dei
                         Signori.
                          Proprio in piazza dei Signori, all’arrivo del
corteo, intorno alle 17, si è registrato il numero maggiore di
partecipanti.
                          Mentre i volontari di Unicomondo offrivano
cioccolata e vin brulè equo solidali per combattere il freddo, sono
iniziati gli
                          interventi degli ospiti invitati dal comitato
organizzatore.
                          Hanno parlato don Albino Bizzotto, presidente
dei Beati Costruttori di Pace, Sergio Carraro, direttore di Contropiano,

                          padre Adriano Sella, missionario saveriano,
Bepi De Marzi fondatore dei Crodaioli e Luigi Saraconi, casco bianco
                          dell’associazione Papa Giovanni XXIII.
                          «Vedere il collettivo Spartakus e la rete
Liliput insieme ?ha detto Filippo Magnaguagno, uno degli organizzatori-
è la
                          testimonianza che, pur proveniendo da
esperienze completamente diverse, su un tema come quello della pace è
possibile
                          trovare un percorso comune. Abbiamo incontrato

grande disponibilità anche da parte delle forze dell’ordine. La Digos ha

                          chiesto per le prossime manifestazioni di
fornire il numero di un rappresentante di ogni associazione e ci ha
messo a
                          disposizione un recapito in modo che ci possa
essere la maggiore collaborazione possibile».
                          Intanto gli organizzatori incontreranno nei
prossimi giorni (forse lunedì) il vicesindaco Sorrentino sempre
nell’ottica della
                          massima collaborazione.
                          «Auspichiamo che il comune di Vicenza prenda a

breve una posizione sulla questione irachena come hanno fatto altre
                          municipalità d’Italia e del mondo» ha concluso

Magnaguagno, della rete Liliput. Anche a New York, Washington e in altre

                          città del mondo si tengono da ieri, giorno del

compleanno di Martin Luther King, manifestazioni simili al corteo
pacifista
                          che ha attraversato la città. Un evento che
secondo gli organizzatori e al di là dello schieramento politico, è da
considerarsi
                          «un punto di partenza importante per lo
sviluppo della cultura del pacifismo italiano».
                          La giornata si è conclusa in serata con i
concerti dei Rasta Barra Djiembé, Le Totemmes e Hell Dwellers. Non si
sono
                          verificati episodi spiacevoli, solo un
manifestante è stato identificato perché stava imbrattando un muro con
una scritta.












19/01/2003

Contro la guerra IL MATTINO di Padova
                 un mondo diverso
                 ora è necessario

                 di Nicola Licciardello

                 In una Piazza dei Signori la cui concessione comunale si è fatta sospirare fino al giorno prima, si è animata la
                 manifestazione di «Vicenza contro la guerra», partita al mattino di fronte alla caserma Ederle. Un migliaio di
                 manifestanti ha percorso il centro pacificamente, fra un Bella Ciao «rockato» e qualche ragionamento sul perché
                 di questa marcia «preventiva» alla guerra - al di là delle sue diverse anime. Più di cento adesioni infatti sono
                 riuscite a convergere in pochi interventi sul palco in piazza - confortata dal vin broullé e dal giocoliere Victor per i
                 bambini, e infine da un gruppo reggae e dai bravissimi percussionisti Rasta Djiembé. Giulietto Chiesa ha mandato
                 un telegramma, ma hanno parlato Don Albino Bizzotto, Sergio Carraro (direttore di «Contropiano»), Bepi de Marzi
                 (con un toccante «addio alla pace senza perdere la speranza»), Luigi Saraconi («casco bianco» in favore del
                 servizio civico), e Padre Adriano Sella, comboniano da quattordici anni coi «sem terra» del Brasile, che ha
                 riacceso le speranze del Sud del mondo come motore del cambiamento. Un altro mondo è possibile? La
                 manifestazione di ieri a Vicenza era importante perché in simultanea con quelle ben più ampie avvenute nelle
                 grandi capitali del mondo, dal Giappone agli Stati Uniti. E in una Vicenza poco avvezza a questi appuntamenti
                 internazionali faceva uno strano senso, come ha notato Kutaiba, che ha parlato a nome dell'Unione
                 Arabo-Palestinese di Milano: questa piazza «bella» come lo è, e dovrà sempre essere la lotta palestinese per
                 l'indipendenza. E qualcosa di attonito era in questa piazza, nei toni smorzati e consapevoli degli stessi
                 organizzatori dell'iniziativa: se pochi forse credono ancora alla evitabilità di questa guerra, che potrà essere anche
                 «più lunga di una generazione», l'unica certezza che a Vicenza si è presentata è quella di un compito di
                 testimonianza, di comunicazione (ecco «Megachip ha bisogno di te») del dissenso al potere. Un senso nuovo di
                 responsabilità dunque sembra la chiave unificante di queste diverse anime, che invita all'intelligenza
                 dell'interconnessione degli interessi locali con quelli mondiali. E quindi un annuncio del Social Forum di Porto
                 Alegre, che comincerà il 23 gennaio e proclamerà manifestazioni in tutto il mondo (a Roma il 15 febbraio), per
                 fermare la guerra.
                Un mondo diverso non è possibile, come qualcuno di «Altra Poesia» (Padova) ha detto, semplicemente non c'è
                 mondo possibile, nel prossimo futuro, se non diverso: un mondo diverso è dunque necessario come un'altra
                 politica è necessaria, un'altra parola e un'altra azione - dal quartiere all'ecosistema.
 
 
 

Domenica, 19 Gennaio 2003 GAZZETTINO

(NDW)
tensioni della vigilia????Sarraco (AN) che definisce irresponsabili le associazioni che organizzano la festa in piazza!!??
 
 

 IN 1500 CONTRO LA GUERRA Slogan duri, ma la manifestazione, dopo le tensioni della vigilia, non ha creato
 problemi
 Lettera di Blair a pacifista vicentina
 L’iniziativa di un’insegnante d’inglese del Fogazzaro. «Che il comune dichiari la sua contrarietà a Bush»

 Ansia, timore e rabbia. Erano questi i sentimenti più diffusi ieri tra i manifestanti. Che a suon di slogan ed avvolti da centinaia di
 bandiere colorate, hanno cercato di raccontare la pace.

 «Ho scritto una lettera a Blair e lui mi ha risposto». La confidenza arriva daMarianne Wade, trentaseienne musicista ed
 insegnante di conversazione inglese all'Istituto magistrale Fogazzaro di Vicenza. Inglese di nascita, ma vicentina di adozione
 (abita da cinque anni a Sovizzo), la violinista spiega così cosa l'ha spinta a scrivere al premier britannico: «Quando l'abbiamo
 votato confidavamo molto in lui e nelle sue doti morali. Per questo a fine settembre gli ho scritto: per fare appello al suo senso di
 giustizia.Perché la guerra non è mai una soluzione». Ed evidentemente Tony Blair dev'essere rimasto colpito dalle sue parole.
 Tanto da impugnare carta e penna e rispondere personalmente. «Dopo qualche giorno mi è arrivata la sua breve lettera dove mi
 ringraziava per avergli espresso il mio punto di vista. Da parte sua, però, esprimeva la convinzione dell'esistenza di prove sulla
 presenza in Iraq di armi di distruzione di massa, oltre che la pericolosità di Saddam come leader».

 Davanti alla base americana, eccoFrancesco Scalzotto, del Gruppo Presenza Longare: «Il luo go del presidio non è casuale: noi
 chiediamo la riconversione ad uso civile di tutte le basi americane. Camp Ederle toglie spazio a tutti i vicentini». Ma una
 manifestazione come questa serve davvero? «I potenti della terra - continua - hanno sempre cambiato le loro decisioni anche
 sulla base delle proteste che ricevono: spero che succeda anche stavolta».

 Ma anche i più giovani sembrano avere le idee piuttosto chiare. «Ho solo quattordici anni ma so cosa voglio - affermaMarco
 Michelazza,studente al Fusinieri - Voglio un mondo di pace, un mondo onesto senza ingiustizie e disuguaglianze sociali. Anche i
 miei genitori quando gli ho detto di voler manifestare mi hanno detto: vai».

 Sono state cento le associazioni (come Arci Ragazzi, collettivo Spartakus e Beati Costruttori di Pace) che hanno raccolto l'invito
 dell'Answer vicentina. E tra di loro anche Emergency: «E' importante diffondere una cultura di pace e di solidarietà ed è
 fondamentale che l'Italia stia fuori dalla guerra - diceLuca Casarotto -.Penso che se noi non attacchiamo nessuno, nessuno
 attaccherà noi». Gli organizzatori esprimono la loro soddisfazione per la riuscita della mobilitazione, nell'attesa del confronto con
 il vice sindaco Valerio Sorrentino. Che presumibilmente avrà luogo agli inizi della prossima settimana. «E' stato un buon
 successo e sono sicuro che se avessimo avuto cinque giorni in più, il risultato sarebbe stato ancora più imponente». A riferirlo
 èFilippo Magnaguagno,della rete Lilliput e tra i promotori dell'iniziativa, che aggiunge: «Adesso aspettiamo con ansia l'incontro
 con Sorrentino che ha raccolto il nostro invito al dialogo che purtroppo fin ora è mancato». Ma Magnaguagno fa un ulteriore passo
 avanti: «Spero che, come molte altre Amministrazioni, anche il Comune berico si dichiari ufficialmente contrario alla guerra».

 Roberta Labruna
 

Domenica 19 Gennaio 2003

- IL «NO» ITALIANO. Bologna: attimi di tensione
giornaledivicenza
Una catena umana per Firenze A Napoli slogan tra lo shopping
Roma. Mobilitati contro la guerra «annunciata» all’Iraq. Diverse le manifestazioni in Italia: incidenti con tre poliziotti contusi a Bologna per i contemporanei raduni del Social Forum, in piazza per la pace, e di Forza Nuova, che volantinava contro gli arresti di propri militanti in Veneto. Una catena umana della pace, tra i due ponti sull' Arno a Firenze, tra i quali ha la sede il consolato Usa di Firenze, ha concluso il corteo promosso ieri pomeriggio dal Firenze Social Forum (duemila circa i partecipanti) contro l' intervento militare statunitense in Iraq. La manifestazione, sorvegliata dalle forze dell' ordine, si è svolta senza incidenti. Partita invece poco dopo le 17,30 la manifestazione organizzata a Napoli dai no global contro la guerra, ha raccolto circa duemila adesioni. I manifestanti («Granello di sabbia per inceppare la guerra», si sono definiti) hanno imboccato la centralissima via Roma, affollata da molti napoletani impegnati nello shopping . «Abbiamo fatto irruzione nel salotto buono della città - ha detto il leader dei "no global" napoletani Francesco Caruso - per portare anche qui i contenuti della nostra protesta».
Intanto ieri Valdo Spini, membro supplente della Convenzione europea in rappresentanza della camera dei Deputati, intervenendo alla riunione dei parlamentari socialisti europei, ha sostenuto la necessità che l' Unione Europea «sappia tenere una linea unitaria sulla questione irachena anche allo scopo di non togliere credibilità ai lavori della Convenzione stessa». Parla anche la Chiesa cattolica:  «Come ha rilevato il Papa nel suo discorso del 13 gennaio al Corpo Diplomatico, c'è una strettissima connessione tra il sì alla vita e il rifiuto della guerra. Anche la stessa guerra attenta alla vita umana, perchè reca con sè sofferenza e morte. La lotta per la pace è sempre una lotta per la vita». Lo ha detto il cardinal Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, rivolgendo un invito a tutte le comunità cristiane, «già chiamate dalla Chiesa in Italia a celebrare il 2 febbraio prossimo la Giornata per la Vita».
 

Domenica, 19 Gennaio 2003
LA PROTESTA
Da Washington a Tokyo, milioni in piazza per la pace
gazzettino
Washington
NOSTRO SERVIZIO
Sono scesi a decine di migliaia lungo le strade del mondo - da Washington la capitale del potere dove si pianifica la guerra all'Iraq, a Tokio, a Parigi, a Damasco, sino a Beirut - per lanciare l'"attacco preventivo" contro il conflitto anti-Saddam. Le truppe della pace hanno dato vita ieri alle più grandi manifestazioni di protesta da quando George W. Bush ha iniziato la campagna per rovesciare il regime di Baghdad.
«Il cambio di regime deve cominciare a casa nostra, negli Stati Uniti», «Buttate Bush non le bombe», strillavano gli slogan issati ieri da un gruppo di dimostranti nella capitale americana. Tanti i cartelli portati dai pacifisti accorsi da ogni angolo del continente Usa per far vedere al mondo intero che non è affatto vero che tutta l'America sostiene un attacco all'Iraq. Nonostante gli ultimi sondaggi dicano che, se prove certe contro Saddam verranno trovate, il 73\% della popolazione a stelle e a strisce sosterrà la guerra.
Ma i pacifisti americani hanno alzato la voce: «Disarmate Bush»; «Chiedetevelo: Gesu' bombarderebbe gli iracheni?»; «Niente sangue in cambio di petrolio».
Il freddo rigidissimo che ha avvolto Washington sotto un cielo limpidissimo - tra i 7 ed i 10 gradi sotto zero - non ha intimidito i manifestanti preparati da settimane al grande giorno della protesta: la dimostrazione iniziata con un raduno al "Mall" - la striscia di verde davanti al Campidoglio - e proseguita in un corteo sino ad uno dei quartieri più disgregati della capitale, ha continuato ad attirare gente. Cinquantamila, forse centomila, sono arrivati con tutti i mezzi sin dal primo mattino: a piedi, con le metropolitane, da autobus partiti dal Colorado, dal Minnesota dalla California.Tra i giovani, gli studenti, gli attivisti di sinistra, tanti e tanti con i capelli grigi o bianchi: lo zoccolo duro del movimento pacifista americano è ancora quello dei veterani delle marce contro la guerra del Vietnam. E ieri sono tornai in piazza. «E' tempo che Bush non conti più sul fatto che restiamo zitti, è ora di far vedere all'Europa ed al mondo che esistono tanti di noi che dicono no alla guerra», ci ha spiegato una signora sessantenne appena scesa da un pullman arrivato da New York. E nei comizi del pomeriggio hanno scaldato la folla i discorsi del reverendo Jesse Jackson, e di Ron Kovic, l'autore del libro "Nato il quattro di luglio".
Dal suo rifugio di Camp David, Bush il contestato ha ironizzato sul fatto che «in America c'è la libertà di protestare mentre a Baghdad no». Una piccola folla di veterani di guerra ha dimostrato a favore del conflitto.A Tokio più di cinquemila pacifisti hanno portato pistole di plastica con sulle canne i tradizionali fiori. Ma lungo le strade di Beirut e di Damasco le manifestazioni si sono tinte di toni aggressivamente anti-americani. Le folle hanno scandito «Preparate gli attacchi suicidi contro gli Usa».
Nicoletta Nencioli