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Editoriale

Nel silenzio estivo, una notizia bomba che i potenti fanno finta d'ignorare
4 agosto 2004

E' di nuovo tempo di salita dei prezzi del greggio. Come è sempre stato nell'ultimo anno, il nuovo picco dei prezzi è un pò più alto del precedente, così come ogni volta aumenta l'attenzione, e la sorpresa, degli analisti economici.

44 dollari al barile? Non è niente! Salirà ancora, non potrà che salire fino a quando crescerà la domanda. Solo prezzi tali da frenare la crescita e spingerci in stagnazione potranno frenare la domanda e raffreddare i prezzi. Forse succederà presto, forse già per la primavera avremo di nuovo stagnazione e abbassamento del costo della benzina.

Non c'è politico al mondo che affronti (in pubblico) la questione. Non parlandone sperano che nessuno ci pensi, che non si scateni il panico, che nessuno parli delle conseguenze sulle nostre vite di quello che sta accadendo. Negare il problema, confinarlo alle chiacchiere da bar e dei catastrofisti no-global.

Ma questa volta, almeno, è emerso un elemento di chiarezza fondamentale. Purnomo Yusgiantoro, presidente di turno dell'OPEC e ministro del petrolio indonesiano, ha chiaramente dichiarato che questa volta l'OPEC non è in grado di aumentare la produzione. Non c'è quindi nessuna strategia di cartello per tenere alti i prezzi, come molti professionisti della confusione si ostinano a dichiarare. Questa volta l'OPEC NON PUO' aumentare la produzione.

La domanda successiva è: se non può l'OPEC, allora chi può farlo?

Risposta: nessuno a breve termine. Nel medio periodo, altre speculazioni oziose, sulle sabbie bituminose del Canada, sugli scisti degli USA, o la modaiola bufala dell'idrogeno.

Allora, quanto mancherà ancora perché qualcuno ponga onestamente il problema? Quale modello di sviluppo (de-sviluppo?) dobbiamo perseguire? Quale mondo ci dobbiamo aspettare? Come possiamo fare perché la situazione non degeneri da crisi economica in conflagrazione mondiale?

Non lo possiamo dire ora. Ma l'esternazione di Yusgiantoro è stata un passo importantissimo, che fa chiarezza e di essa si dovrà tenere conto quando, alla prossima impennata dei prezzi (entro uno o due mesi, se non succede qualcosa di più grave prima), la stampa mondiale tornerà a concentrarsi sul problema.

Sempre, nei momenti di crisi di una civiltà, la nuova realtà dei fatti stenta a farsi senso comune. L'ammissione di impotenza dell'OPEC è stata un passo importante nella giusta direzione. Uno degli argomenti più forti dei negazionisti è, si spera, archiviato per sempre.





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