Alcune riflessioni sull'incontro nazionale del RIVE alla comune di Bagnaia



È da qualche anno che abbastanza distrattamente seguiamo le vicende relative agli ecovillaggi italiani. Quando il progetto di Ca`Favale ha preso piede, ci siamo subito chiesti che cosa fossero questi ecovillaggi, in teoria ed in pratica.


Abbiamo visitato Torri Superiori, che si definisce ecovillaggio, Enza ha partecipato ad un corso di progettazione in Permacultura sempre a Torri. Parallelamente abbiamo iniziato a partecipare agli incontri del CIR (corrispondenze ed informazioni rurali), in cui parecchie realtà italiane cercano di costruire una rete di solidarietà tra situazioni rurali e non, affrontando i molteplici aspetti del vivere quotidiano, dall'autosufficienza in termini energetici allo scambio di prodotti agricoli e artigianali; alla creazione di scuole 'libertarie' - educazione antiautoritaria per i propri figli - alla medicina naturale, all'opposizione all'agricoltura industriale e ai suoi pericolosi progressi in campo bio-tecnologico. Il CIR ha avuto la capacità di costruire un'esperienza molto positiva, la Maknovicina, un gruppo itinerante che affronta i problemi del mutuo appoggio spostandosi di situazione in situazione per collaborare alla realizzazione di progetti che le singole situazioni sono in difficoltà a portare avanti, come ad esempio la costruzione di un tetto, la ristrutturazione di una casa. Alla Maknovicina si sono avvicinate una ventina di persone che hanno dato disponibilità saltuarie, qualcuno ha dato invece una disponibilità totale per qualche tempo, continuandosi a muovere tra le varie situazione per qualche anno. Si è affrontato il problema dello scambio dei semi, che specialmente nel Lazio stanno portando avanti diffondendo e preservando varietà antiche a rischio di estinzione. Il CIR ha avuto alterne vicende e ultimamente non naviga in ottime acque: ci vogliono nuove energie e soprattutto la convinzione da parte di ogni situazione a “metterci le mani”, evitando così che le iniziative partano sempre dallo stesso gruppo di “ottimisti” che, alla lunga, inevitabilmente, si scoglionano. La difficoltà è spesso dovuta ad approcci radicalmente differenti ed eterogenei che spesso non portano a nulla. Il CIR ha visto il progressivo abbandono da parte di situazioni 'storiche' come ad esempio gli Elfi, oppure Urupia, che ultimamente non hanno più partecipato agli incontri. Gli incontri del CIR, specialmente i primi, erano molto influenzati dalla modalità 'elfica' di discussione: cerchio e testimone, pratica che negli ultimi incontri non si è più utilizzata. In ogni caso, gli incontri collettivi non hanno saputo proporre nulla di fatto e sono serviti sostanzialmente a creare una maggiore intimità tra le persone, che ha permesso di condividere qualche esperienza molto interessante.


Ma torniamo agli ecovillaggi. In questi due anni non abbiamo avuto nessun contatto diretto con questa realtà. Distrattamente, ricevendo i comunicati via mail del RIVE, siamo venuti a sapere delle iniziative proposte. Nessuna di queste iniziative ci ha mai interessato, anzi alcune si presentavano con una veste che a noi dava molto da pensare.

Alcuni esempi sono le varie iniziative scaturite da Alcatraz, che si definisce ecovillaggio con grande battage pubblicitario, ma in realtà organizza vere e proprie kermesse di eco-business, indirizzate solo ai più facoltosi e eco-sensibili imprenditori. Alcatraz ha inoltre proposto la propria logica imprenditoriale istituendo i propri empori in franchising, che si possono aprire con un capitale iniziale di qualche centinaio di milioni .
Un altro potente "ecovillaggio" è Damanhur.

La commistione di spiritualità, presidenti elicotteristi, zecca privata, le male voci che girano sul loro conto, non ne fanno per noi una realtà stimolante in alcun modo. Inoltre ci è rimasto impresso uno scazzo sulla mailing list del RIVE in cui Damanhur esprimeva la propria volontà di contare 5 voti anziché uno alle assemblee del RIVE. Richiesta che ha suscitato scalpore perchè così facendo, avrebbe avuto la maggioranza assoluta alle riunioni dal momento che a partecipare al RIVE sono pochissime situazioni. Forse per questo scazzo, forse per altri, Damanhur non ha partecipato all'ultimo incontro...

Un incontro aperto alle situazioni "in via di formazione" era stato tenuto alla Libera Università di Medicina Naturale, nome altisonante di una situazione che vive di corsi di medicina alternativa a costi proibitivi: se non puoi pagare vai in cucina a lavare i piatti da solo come uno sguattero (questo si chiama scambio alla pari). La Libera Università ha rinunciato a fare l'orto perché preferisce comprare i prodotti biologici dal momento che di denari, lì dentro, ne circolano molti, ma molti. L'argomento trattato in quell'incontro era l'annosa questione di come formalizzare la proprietà (individuale/collettiva) e a questo sicuramente è servito. Ma a parte il punto di vista tecnico, dal punto di vista dei rapporti umani, sicuramente l'incontro non ha fatto faville.


L'ultimo incontro si è tenuto alla comune di Bagnaia, una realtà consolidata da trent`anni, con 80 ettari di terreno, in cui in una ventina di persone vivono e lavorano, con figli e nipoti. Una realtà che ci incuriosiva da tempo, e anche per questo abbiamo deciso di partecipare alla riunione del RIVE.


Siamo arrivati sabato, all'una, in ritardo dal momento che l'incontro era iniziato la mattina. Dopo il pranzo, è iniziata la via crucis... abbiamo brevemente presentato agli altri Ca'Favale (la richiesta era: siate sintetici, così quando ho sentito suonare una campanella suonare mi è venuto un primo coccolone). Altri due gruppi hanno presentato le loro realtà ( i "giardinieri" in un villone con no so quanti ettari di proprietà di un miliardario americano, "giardinieri" alla fine contenti di sfangarsela a buon mercato; la corte dei miracolati di assisi che - vivendo in armonia con dio e col mondo - non ha problemi a delegare ogni decisione a un gruppo dirigente, purché immacolato) e poi è iniziato l'incontro.


Le questioni affrontate nel concreto, con tecniche tipo "brainstorming" e previa divisione in gruppetti con portavoce (5 minuti a testa per chiarire le proprie idee, 25 minuti per gruppo; quindi ogni portavoce fa scrivere su una lavagna i concetti venuti fuori. I portavoce in seguito si riuniscono per decidere sul da farsi, ma chi vuole può partecipare) hanno avuto per me la caratteristica dell'assurdo.

Addirittura era stata decisa / disinvoltamente imposta la presenza di un “facilitatore”, nella figura di Mimmo Tringale della rivista AAM terra nuova, che ha agito tra i plausi dei presenti facendo andare le cose così come qualcuno aveva pensato dovessero andare, senza spazio per la discussione, perché "si perde tempo", e grande spazio, invece, dedicato alla questione "rapporti con l'esterno: come ognuno può contribuire alla segreteria del RIVE", tirata fuori dal cappello a cilindro del mitico consiglio direttivo del RIVE non sappiamo con quale criterio e tra mille argomenti l'unico su cui ognuno si è espresso (eccetto Enza e me che a quel tempo già avevamo scazzato tra l'incredulità dei presenti)

Potrei anche evitare di spiegare i motivi per cui abbiamo subito scazzato, ma per onestà li scriverò. Appena Enza ha saputo che c'erano 5 minuti a testa per esprimere "cosa vogliamo noi dal RIVE" , l'allegro gioco a premi in stile UE, già si era presa male. Io ho scelto gli interlocutori e a loro ho esposto i miei punti di vista su tutto, per cui dopo una mezz'oretta di chiacchiere su RIVE e dintorni (ecovillaggi, ecc.) siamo tornati tra gli altri. Non sapevo Enza con chi era, di cosa aveva parlato. I vari "portavoce" dettano alla lavagna i punti usciti. Inevitabilmente, ognuno dice un po' le stesse cose, ma questo è il bello del gioco, vedere che alla fine una cinquantina di persone riescono a pastorizzarsi su alcuni concetti pazzescamente banali e generici. Ad un certo punto ho capito che era intervenuto il portavoce del gruppo in cui stava anche Enza perchè ha esordito dicendo "non so, nel mio gruppo non c'è stato nessun accordo, non è uscito niente sul RIVE. Parlerò a titolo personale, esprimendo le mie idee". Non riuscivo quasi a trattenermi dalle risate ma ho velocemente cambiato atteggiamento nel sentire l'immane delirio di questo ragazzo, il suo elogio della rappresentanza degli ecovillaggi alle nazioni unite, che permetterà di accedere non solo ai finanziamenti, che l'Unione Europea ha già stanziato, ma di avere finalmente voce a livello istituzionale, dando corpo a questa Europa unita che altrimenti a che serve?

Ormai l'incazzo serpeggiava. Scritte le paroline magiche sulla lavagna, c'è stata la richiesta da parte nostra di dare un senso a qualche concetto, ad esempio quello di "Rete virtuale" che il RIVE pare incarnare, ritenevamo poi interessante discutere del rapporto tra le varie situazioni, perché non funziona, quali sono gli obiettivi: ma tutto questo va oltre gli scopi prefissi dell'incontro. C'è un momento di intoppo in cui nessuno dice niente, poi come se nulla fosse il magico timoniere stabilisce che bisogna usare modi di confrontarsi che permettano di non intopparsi, risultato che si ottiene abolendo il confronto: il consenso su questo è unanime, vogliono tutti "andare avanti". Una tipa mi viene a dire che il mio era puro disfattismo. Enza ricorda che alcune situazioni sono infatti da distruggere. Ormai la battaglia è persa. A questo punto una tipa propone una lettera di solidarietà, firmata RIVE, ai disobbedienti pisani sgomberati la stessa mattina:il plauso è generale, Enza ed io ci opponiamo con grande scazzo della promotrice e del facilitatore, visibilmente infastiditi (e noi più di loro).

Non c'è più nulla da fare, con disinvoltura si "va avanti". Come dicevo prima, dal grande cappello a cilindro viene tirato fuori un argomento a caso: "rapporti con l'esterno: che contributo ognuno può dare alla segreteria del RIVE", e su questo argomento si perderà qualche ora fino allo sfinimento anche se non escono più di due idee in proposito. Viene sollevata qualche obiezione, del tipo "che senso ha pensare a una segreteria e ai rapporti con l'esterno quando non sono chiariti i rapporti all'interno?" ma cade nel vuoto. Una studentessa che sta facendo una tesi di antropologia sugli ecovillaggi chiede "ma io... ho un dubbio... che cosa sono alla fine questi ecovillaggi?" Anche in questo caso, nessuno prova a risponderle.

A un certo punto, qualcuno decide che si è stanchi, che non si può più continuare, è giunta l'ora di riposare. Mi ha ricordato la triste esperienza scolastica: suona la campanella, tutti tirano un sospiro di sollievo.


Da notare l'assoluta disomogeneità tra argomenti in discussione, tutti attinenti a una pratica burocratico-organizzativa, e i dubbi, le questioni, non numerose ad essere sinceri, che venivano man mano sollevate.


La vera difficoltà di un incontro di questo tipo è costituita dall'organizzazione, dal gruppo che gestisce tutto: gli argomenti su cui ognuno era invitato a esprimersi, e le modalità della discussione, in una maniera così fredda - e aliena dai rapporti umani cui siamo tutti abituati -, da far spavento, molto simile a un incontro di partito o di sindacato. Non era prevista nessuna forma di autogestione. Tutto era troppo rigido, organizzato, scheletrico. Pure la presentazione dei gruppi, per molti partecipanti all'incontro la parte più interessante, si è svolta senza lasciare spazio a domande, curiosità: noi non vi abbiamo partecipato, tuttavia questa è stata l'impressione riportata da alcuni dei presenti.

Possiamo pure immaginare come è andata: con il metodo del cerchio ogni gruppo SINTETICAMENTE analizzava le caratteristiche più formali della propria situazione: numero dei partecipanti, gestione della proprietà, presenza di bambini, il rapporto con la religione. Identico nella forma era il questionario che gentilmente veniva proposto con le stesse domande, e, se andiamo a vedere, sul sito del GEN-europe c'è un questionario ancora più terribile, che vuole perfino scandagliare più nel dettaglio la vita all'interno del "tuo" ecovillaggio. Mi chiedo chi abbia avuto il coraggio di partorire una simile oscenità. Efficienza, sintesi. È un po' il modello europeo, in cui a scuola non si fanno temi ma si compilano schede, grande stimolo alla fantasia di ognuno. Un sondaggio Orwelliano tra i nuovi consumatori di Eco-village.


Una modalità del genere stravolge totalmente il senso delle cose che dici. Innanzitutto, si fa riferimento alla pratica di un cerchio "mondato" dei suoi aspetti più sporchi e logoranti: nel cerchio, infatti, uno parla finché ha voglia di parlare e non può essere interrotto (nota per la gente del RIVE: non suona la campanella come nei concorsi a premi televisivi, quando il tempo è scaduto).


Quello che rimane è un cerchio svuotato di ogni anima, freddo, metallico e grigio, un cerchio in cui la gente batte le mani a ogni intervento, in cui ogni intimità è svuotata di senso. Un cerchio moderno, secondo le esigenze del tempo: efficiente, autoritario, democratico.


Un cerchio in cui la violenza dell'organizzazione ti pressa con l'assillo del tempo, del non andare fuori argomento: questo è il compito del facilitatore, figura orwelliana presa a casaccio da chissà quali testi di psico-pedagogia. Pazzesche sono le nuove frontiere della comunicazione, in cui le capacità che ognuno dovrebbe essere stimolato a sviluppare da sé (la capacità di non interrompere, la capacità di non monopolizzare la discussione - e nel caso non ci riesce gli altri possono ben “dargli due dritte”) non sono assolutamente prese in considerazione: il facilitatore, infatti assolve a tutti i compiti 'per rendere fluida una discussione', in realtà per evitare che esca dai binari stabiliti dagli organizzatori. Al riguardo, ciò che intristisce non è tanto la determinazione del Tringale di turno, di Torri e di Bagnaia, quanto la delega, la non disponibilità a usare il proprio cervello (non parliamo di cuore, perchè sembra già stato clonato), quindi l'assenza di scopi e motivi reali o riconoscibili della quasi totalità dei presenti.


Purtroppo ci rendiamo conto che sono proprio meccanismi come questi a spopolare oggigiorno - e visto il mondo in cui viviamo, il segnale è pessimo...

...per un motivo semplicissimo: se da un lato è vero che esistono ambiti in cui queste tecniche funzionano più di altre, bisognerebbe altresì andare a vedere quali sono questi ambiti. All'incontro del RIVE ci è risultata di pessimo gusto una scelta che è andata a minare alla base la possibilità per un gruppo abbastanza nutrito di persone, che si incontra per la prima volta, e vorrebbe fare delle cose insieme, di confrontarsi, tirar fuori ognuno i propri dubbi e pensieri. Il gruppo che ha organizzato l'incontro, non dovendo organizzare un'azienda o un'impresa, ma eventualmente coordinare l'azione di "ecovillaggi" presenti e futuri, costituiti alla fine da persone, ha agito in maniera arbitraria anteponendo la visione / gli obiettivi di pochi al raggiungimento di una visione comune, impedendo negli unici momenti del confronto pubblico che questo fosse possibile; giocando sull'incapacità delle persone di esprimere dubbi e perplessità e di sentirsi parte in causa e non spettatrici. Addirittura suggerendo ai pochi dissidenti che se le pratiche sono diverse, si possono costituire altre "reti". Come a dire, se volete andare a rompere i coglioni, andateli a rompere da qualche altra parte. Insomma, al RIVE proprio non è andato giù che qualcuno contestasse la loro pratica.


Un altro aspetto che ha caratterizzato l'incontro è stata l'assoluta eterogeneità dei presenti: cattolici, mistici, comunisti, laici, effettivamente ben rappresentativi dell'odierna realtà sociale. Sulle nostre teste svettava la bandiera della pace (forse non messa per l'incontro ma sempre lì), sembrava di partecipare all'incontro di qualche Social Forum a cui in effetti il RIVE ha positivamente partecipato. Simili erano pure le proposte: sconti per gli ecovillaggi, non so bene per quale servizi o prodotti, un marchio per caratterizzare meglio gli eco-villaggi e, in particolare la loro mercanzia.

A quanto pare, non bastano i marchi esistenti, si esprime il desiderio di acquisire nuova identità tramite i consueti meccanismi di un sistema, alla cui mammella fa comodo succhiare, pur criticandone i lati più deteriori (è il caso di tirarli fuori come all'asilo, o sono già noti a tutti?). Finanziamenti da parte dell'unione europea, riconoscimento a livello istituzionale e riconoscimento al tempo stesso delle istituzioni quali garanti della “carta degli intenti RIVE”.


Parrebbe dunque che il RIVE abbia come riferimento l'area della nuova sinistra, etica, sulla cui etica, supposto che esista, ci sarebbe molto da dire, democratica. Non a caso qualcuno dei presenti ha proposto, a nome del RIVE, di inviare una lettera di solidarietà ai "compagni" disobbedienti per essere stati sgomberati da pisa proprio quella mattina. (Noi ci siamo opposti: "perché solidarietà proprio ai disobbedienti con tutti i compagni che ci sono?", e questo ha causato grande scalpore: qualcuno ha addirittura pensato che avanzassimo critiche esattamente come avrebbe fatto un pidiessino, o un berlusconiano).

E non è un caso che, per quanto riguarda la stampa, siano state proposte collaborazioni con le riviste "altre": carta, e global che non ho mai sentito ma che dal nome è tutto un programma. Repubblica invece è stata boicottata per il pessimo servizio fatto a Bagnaia. Qualcuno ha proposto inoltre radio e... televisione.



Alcuni spunti di riflessione che ci sono venuti in mente a proposito degli ecovillaggi


Che cosa vuol dire ecovillaggio

villaggio ecologico? In che senso?

È possibile scorporare l'ecologia dall'esistente per farne un orticello che ognuno cura come vuole o come sa? (ecologia = branca della biologia che studia i rapporti tra gli organismi viventi e l'ambiente circostante: l'ambiente circostante non può essere circoscritto al "tuo" ecovillaggio in quanto qualunque ecovillaggio subisce le conseguenze di scelte compiute con obiettivi ben più ampi e risultati a livello mondiale che sono sotto gli occhi di tutti, per cui qualunque ecovillaggio perchè abbia senso che si definisca tale deve aver presente quali sono i problemi che non dipendono strettamente dall'uso che fa del territorio ma sui quali deve incidere se non vuole che il suo territorio sia inghiottito dalla voragine prossima ventura; deve come minimo quindi aver voglia di confrontarsi e discutere su come affrontare i problemi che man mano si presentano)


Come si rapportano gli ecovillaggi con l'esistente?

(occhio che con esistente consideriamo proprio quella struttura, organizzazione sociale che ha reso possibile lo scempio ambientale, la distruzione delle specie viventi, la diffusione indiscriminata della tecnologia a tutte le latitudini, l'annullamento delle culture autoctone, il progressivo impoverimento delle specie viventi umane e non umane, la loro sostituzione e controllo da parte di una cultura che si pregia del raggiungimento del dominio totale dell'uomo sulla natura, a partire dall'addomesticamento delle specie animali per arrivare all'addomesticamento delle specie umane )


rapporti con le istituzioni; presunto uso/ingresso nelle istituzioni;

eco-turismo;


Sono tutti punti nei quali nessun atteggiamento è scontato ma sembra che in effetti sia così vista la non disponibilità / curiosità al confronto


Sembra che si stia creando in qualche modo una struttura rigida che predetermina quella che ritiene essere una strada da seguire per gli ecovillaggi che non corrisponde ad una esigenza che viene dalla realtà degli ecovillaggi: chi ha espresso le sue intenzioni all'incontro del RIVE?

Se vogliamo continuare ad attribuire al termine "ecovillaggio" una qualche valenza positiva, li considereremo costituiti da persone con intenzione di cambiamento e con voglia di confrontare il proprio modo di agire con quello degli altri.

Viceversa, se questa esigenza non verrà fuori, l'ecovillaggio sembra essere destinato a diventare l'ennesimo carrozzone pronto a ciucciare sia dal versante delle istituzioni che da quello dei privati che ogni tanto vanno a prendersi la settimana o il mese di tregua dallo stress cittadino, fiore all'occhiello della nuova sinistra, alternativo ma non troppo per la borghesia illuminata.