Il corpo di donna

Corpo bianco, nudo; corpo di donna senza niente tranne un bavaglio bianco, come la sua pelle, sulla bocca.
Essa si trova in piedi al centro del palco di un teatro, ma non sembra accorgersene, i suoi occhi sembrano a un filo dalla morte, ma nello stesso tempo così pieni di vita.
All'improvviso il suo corpo viene strattonato da una parte e dall'altra. Quel corpo gracile e latteo non ha padronanza di sé, non ha parola e non ha vita.
Vediamo "le forze" che strattonavano questo corpo: tre donne tengono il corpo e ognuna lo tira verso di sé, e poco lontana vi è una bimba.

Femminista: E' mia! Dovrò decidere io per lei!
Massaia: Stiamo messe bene! Se sei tu che dovrà decidere per lei, sai quale cose blasfeme le farai fare!
Imprenditrice:Ah!! Ma altro che cose blasfeme… gli farà vivere una vita DA FAME!!!!
Bambina: Vi prego! Tutte e tre! Non urlate cosi, se no io mi metto a piangere, e se piango non posso giocare a questo gioco.
Massaia: Guarda piccina questo non è un gioco, in fatti tu neanche ci dovresti stare qui! Non so chi ti ha fatto entrare. Adesso stai qui da brava e non ci disturbare. Noi abbiamo un compito importante da fare. Dobbiamo riempire questo corpo di donna, gli dobbiamo dare forma mentale, la dobbiamo creare.

Così la massaia, con tono materno, mette a tacere la piccola che si allontana guardando le altre donne con sguardo di sfida.
La bimba si siede sulle scale del teatro, trovando molto ingiusto la discriminazione a cui e' stata soggetta, ma, incuriosita dallo spettacolo insolito, decide di rimanere.
Mentre la bimba si accomoda le altre tre ricominciano la discussione. Il corpo di donna viene ancora spintonato, strattonato, ma non reagisce, non parla, non fa niente.

Massaia: Assolutamente dovrà imparare le cose di casa. Se no che donna è? Come farà se no sa badare a suo marito, ai suoi figli?
Femminista: Bella prospettiva che gli hai dato! A questo punto impariamogli a diventare una schiava che facciamo prima!

La femminista la guarda disprezzata mentre tira verso di sé il corpo.

Massaia: Ma quale schiava…sarà la donna più felice del mondo. Con una casa tua da mandare avanti, un marito da amare, poter scegliere i mobili, poter pulire, poter decidere il pranzo e la cena, poter avere dei figli da fare.
Io non voglio altro, noi donne siamo fatte per questo, se no chi ci pensa?

La massaia guarda le altre con fare interrogativo, come non vi fosse altra verità al mondo che quella che la donna è l'angelo del focolare e la padrona della casa.
Le altre due, guardandosi, cominciamo a ridere.

Imprenditrice: Ah Ah Ah! Mia cara signora, non siamo nel ottocento, nel 2000 questo pensiero dovrebbe essere superato, ormai tutte le donne lavorano. Poi, se sono come me, modestia a parte, possono intraprendere la carriera. Ora, pensi, fanno anche il militare e sono una forza lavorativa al pari dell'uomo, sa! Mi scusi se rido, non voglio offendere, ma la sua idea la trovo sinceramente ridicola.
Femminista: Se nel mondo ci fossero solo donne come lei, signora Massaia, le battaglie che abbiamo combattuto non sarebbero mai state vinte. Sentire la casa come il proprio regno quando invece e' solo la propria prigione. L'emancipazione è posta al di fuori della casa, che è solo una gabbia mentale e fisica all'interno della quale la donna è inserita per vantaggio degli uomini. Basti pensare che quello che fa lei a casa, mia cara signora, è un lavoro non pagato, sopra la quale suo marito specula. Pensi se invece di guadagnare sul suo lavoro non pagato, dovrebbe pagare per una domestica!
Massaia: Sia mai!! Una domestica che mette le mani in casa mia…sarebbe una cosa inaccettabile. Un'altra che pulisce i mie fornelli, che sistema i miei letti, che accudisce i miei figli. Non lo potrei mai accettare.

Di scatto l'imprenditrice strappa il corpo dalle mani delle altre, sghignazzando

Imprenditrice: Bhè! Cosa ci sarebbe di male! Io le faccende di casa non ho tempo per farle, tra un convegno e l'altro. Sa ho preso una tata, per badare anche ai miei figli, così io sono libera di lavorare. Il lavoro è la cosa più importante che c'è. L'amore, la maternità, l'amicizia, vengono tutte dopo il mio lavoro, tranne che mi servano per salire di qualche gradino nella mia carriera. Noi donne moderne siamo così. Infatti questo corpo dovrà avere la mia freddezza, la mia adorazione al lavoro. Perché è il lavoro che ci rende libere. Dovrà imparare a cogliere l'occasione e a non guardare in faccia nessuno per andare avanti, per avere sempre più successo, sempre più carisma. Vedere i tuoi dipendenti, magari maschi, che ti pendono dalle labbra. Imparare ad usare il proprio fascino per crearsi le situazioni adatte…
Femminista: Insomma vendersi all'uomo più potente per rubargli il posto.

Sia la massaia che la femminista la guardano con viso disgustato, come se tutto quel parlare di potere, le avesse fatto venire il volta stomaco.

Imprenditrice: No mia cara! Non vendere, ma usare!
Massaia: Oh signore mio!! Ma dove andrà a finire il mondo di questo
passo?? E come fa a stare lontana dai suoi pargoletti?? E a non pensare a
suoi marito?? Lei è solo un'egoista!!!
Imprenditrice: Non egoista, signora mia, ma donna realizzata!

Il corpo si trova di nuovo sorretto da tutte e tre. Ma la femminista stacca tutte e due le mani per metterli sulla faccia in segno di disperazione.

Femminista: Ma cosa devo udire le mie orecchie!! E lei sarebbe una donna realizzata…Ma non mi faccia ridere! Lei non è una donna realizzata per il semplice fatto che lei non è una donna! E' un essere di sembianze femminili con un anima maschile! Io per realizzarmi non ho bisogno di una casa, di una carriera o dei figli. Io per sentirmi realizzata devo saper amare me stessa, essere me stessa, senza i canoni che ci vogliono imporre in questa società. Uno società maschilista, gerarchica. Per questo lei non è una donna emancipata!!!

La femminista punta il dito verso l'imprenditrice che ormai è rossa dalla rabbia.

Imprenditrice: Ma lei come osa giudicarmi! Lei…
Massaia: DITE tutte e due cose che non stanno né in cielo né in terra! Che
Dio ci perdoni!
Femminista: Ma stia zitta anche lei, schiava che non è altro!

Le tre ricominciano a urlare, a strattonare, ad insultare in modo da fare un fracasso tremendo.
La Bimba, che per tutto questo tempo era stata seduta in silenzio, si alza e va verso le tre donne infuriate.

Bambina: Ehi! Ascoltatemi… Per favore volevo dire una cosa…

Le altre continuano a litigare rumorosamente

Bambina: Uffa ma non mi ascolta nessuna…

Guarda sconsolata il corpo di donna.

Bambina: PER FAVORE POTETE ASCOLTARMI!

Dopo aver raccolto tutto il suo fiato lascia questo urlo, che riesce addirittura a superare le voci delle tre donne, che la guardano sbalordita.

Massaia: Ma sei ancora qui piccina? Non ti avevamo detto di andare via o
stare buona e zitta
Imprenditrice: Ai bambini non dovrebbe essere permesso venire al teatro,
soprattutto se disturbano!
Femminista: neanche alle donnaccie come voi dovrebbe essere permesso
venire al teatro!

Rivolgendosi con uno sguardo alle altre due.
Con questa frase ripartono i battibecchi, i tira e molla e tutto il resto.

Bambina: Basta!! Voi non siete niente! Siete solo delle figure. Tra tutte le cose che avete detto neanche una ne va bene. Voi siete solo delle marionette.

Le altre la guardano incuriosite

Bambina: Tra tutte le cose che avete detto che deve fare questo corpo non avete detto la più importante…Non avete detto che deve giocare.
Imprenditrice: Ma questa è bella…una bimba che ci da dei consigli, e per di più consigli così patetici!
Massaia: Su bambina bella, non disturbare…queste sono cose da grandi
Femminista: E' state zitte! Lasciatela parlare, sicuramente avrà proposte più interessanti da fare che essere serva del lavoro e della casa!

Nell'aria si sente sempre più attrito tra le tre donne, come spesso succede quando i "grandi" discutono.

Bambina: Come stavo dicendo nessuna di noi quattro è vera. Noi siamo, come posso spiegare, come dei costumi, e ogni costume ha dentro di sé delle idee, ma nessuna di noi è reale, siamo comunque dei costumi. Nessuno ci potrebbe vedere fuori da questo posto. Invece questo corpo è vero, dovrà andare fuori, dovrà vivere. Per vivere deve imparare a giocare, giocare con questi costumi, che di volta in volta metterà.
Io gioco e per questo nella mia vita sono stata sia Massaia, che Femminista che Imprenditrice, e non solo. Sono stata strega, soldato, sono stata maschio, gatto e topo. Io nel gioco posso essere tutto ciò che voglio, mentre voi rimanete nei confini della vostra maschera.

Mentre la bambina esaurisce le sue parole il corpo inizia a prendere colore, come se una ninfa vitale le scorresse all'improvviso nelle vene. Non è più quel bianco latteo di prima.
I suoi occhi che prima erano magnetizzati da un punto distante, adesso si guardano intorno, ma sono terrorizzati dalla situazione assurda in cui si sono spalancati.
Il corpo si libera dalle grinfie delle tre donne, scruta al di là del palcoscenico, si guarda intorno, ancora intontito. Osserva le figure che gli stanno accanto e lancia un grido agghiacciante che mozza il fiato a tutta la sala. Finito l'urlo si accascia per terra, svenuto.
Le figure svaniscono e…Il corpo di donna inizia a vivere.

 


[ home ] [ chi siamo ] [ novità ] [ mailing list ][ sessulità ] [ analisi ] [ creatività ] [ links ]

Strictly @nticopyright site!! ...link! print! paste! COPY!