La Pompei della Basilicata: Grumentum 

Visita guidata del 17 ottobre 2015

Danila Scaldaferri - dott. in lettere

La catena dei Monti della Maddalena costituisce lo spartiacque tra il Vallo di Diano e la Val d’Agri, oggi ricompresi in due regioni differenti, Campania e Basilicata, ma un tempo rientranti entrambi nella regione storica della Lucania. Accomunate dalle stesse radici, le due aree conservano importanti tracce di un glorioso passato: proprio in Val d’Agri si trovano infatti i ruderi della cittadina romana di Grumentum, oggi Parco archeologico del comune di Grumento Nova (PZ). Citata a volte come la "Pompei lucana", il nome di Grumentum è rimasto dimenticato per lunghi secoli, finché l’interesse antiquario prima e quello archeologico poi hanno riportato alla luce l’importanza di questa che in epoca romana fu una delle cittadine più fiorenti della Lucania interna: viene infatti menzionata nei principali documenti sulla viabilità dell’antichità, la Tabula Peutingeriana e l’Itinerarium Antonini, relativamente alla sua prossimità alle maggiori arterie di collegamento, la Via Appia, la Via Popilia e la Via Herculia.

Della grandezza passata di questo sito rimangono solo pochi avanzi dei suoi monumenti distrutti dal tempo. Tuttavia l’assenza di sovrapposizioni posteriori ne fa uno dei pochi casi in cui è possibile leggere l’impianto urbanistico di un’intera città. Citato da autori come Strabone, Tito Livio, Seneca e Plinio il Vecchio, il centro ebbe origine nel corso della prima metà del III secolo a.C., ma resta ancora da definire se si trattò esclusivamente di una fondazione indigena lucana o se intervennero i Romani, come proverebbero le contemporanee fondazioni di colonie come Paestum e Venusia e la tipologia dell’impianto urbanistico, fin dagli inizi esteso e suddiviso in insulae regolari, così come resta ancora aperto il problema relativo al momento della deduzione della colonia romana, titolo attestato solo da una epigrafe di piena età imperiale. 

A causa della sua posizione centrale, Grumentum fu coinvolta in due battaglie della seconda guerra punica (nel 215 e nel 207 a.C.), mentre in occasione della guerra sociale (91-89 a. C.) fu sconvolta da violente distruzioni. L’archeologia e le informazioni riportate da numerose epigrafi testimoniano una lenta ripresa dell’attività costruttiva a partire dalla seconda metà del I sec. a. C.: a tale epoca risalgono il restauro delle mura, la costruzione dell’Anfiteatro (che rappresenta uno degli esempi più antichi di questo tipo di edifici) e di una porticus, mentre tra la fine dell’età repubblicana e l’età augustea vengono realizzate le Terme repubblicane e quelle imperiali. Con la piena età imperiale il centro visse la sua fase di massimo splendore: al periodo compreso tra la fine del I sec. a. C. e il II sec. d. C. risalgono la sistemazione dell’area del Foro, l’erezione della Basilica e del Capitolium, il Teatro con il quadriportico, la domus con mosaici, la ripavimentazione del manto stradale con basoli di pietra e la costruzione di due templi. La situazione economica del centro appare ancora fiorente nel IV sec. d.C., favorita anche dalla costruzione della via Herculia e dall’istituzione, forse nel 370, della sede vescovile, dopo le vicende legate al martirio di San Laverio nel 312 e la diffusione del Cristianesimo nel centro. A partire dagli inizi del V sec. d.C. comincia una crisi irreversibile: le invasioni barbariche di Visigoti e Ostrogoti prima e di Longobardi, Bizantini e Saraceni poi, costringono i Grumentini ad allontanarsi lentamente dal sito fino all’abbandono definitivo e alla creazione sul vicino colle, agli inizi dell’XI secolo, del centro di Saponara, dal 1932 rinominato Grumento Nova.