Paolo Volponi
Roberto

Sono un poeta troppo mediocre
per poter parlare della tua morte
e sono tanto orfano di te
non come un padre
ma come un fratello antagonista (poco forte)
un padre resiste, oltre la sorte consanguinea
riesce

(Frammento di poesia inedita, 1991 circa)


[...] Quindi sono smarrito nel dolore e insensato nel sopravvivere.

Posso ritrovare qualche momento di consapevole sofferenza davanti al vuoto materiale che segna la tua mancanza: l'apertura del tuo passaggio nel corridoio, lo spazio tra la tua sedia e la scrivania, i mucchi ordinati dei tuoi libri, i mobili e gli oggetti della tua stanza, la disposizione del tuo letto rispetto alla finestra, le foto allineate sul fondo della scrivania, le illustrazioni affisse sulle diverse pareti, i quaderni per gli appunti e quelli per annotazioni e pensieri, i pennarelli, le biro, le matite, le penne, gli schizzi in evidenza, le cartelle dei disegni più costruiti, la radio, il registratore, le cassette di musica, i pochi dischi dei cantanti preferiti.

I libri a portata di mano dalla scrivania o dal letto sono tutti di filosofia e di storia. I testi delle ideologie dominanti e quelli relativi di trattazione e di critica. Poca letteratura. Qualche testo di poesia delle origini. A che pagina eri giunto de...

Come alternavi e misuravi le letture?

Come confrontavi e istruivi la tua passione per un mondo di verità e più giusto? Come confortavi e allenavi i tuoi sentimenti?

Ti rifugiavi o ti preparavi a vivere, dentro quella tua stanza?

Ti ritrovo davanti allo specchio del bagno. Che rapporti avevi con la sua grande capacità di riprenderti in ogni punto di quell'ambiente e in ogni tuo gesto?

Riesco a dedurre e a seguire le tue operazioni di igiene e di toilette. Canticchiavi a voce alta o imprecavi contro te stesso, sbattendo ogni attrezzo e schizzando d'acqua ogni oggetto, indumento, apparecchio e ogni punto del pavimento, delle pareti e del soffitto, della porta e della finestra.

A tavola producevi un continuo terremoto. L'acqua nelle bottiglie e nei bicchieri ondeggiava di continuo, per tutta la durata del pasto e della permanenza successiva a tavola, intorno a un proposito, una delusione, uno sfogo, un evento decisivo della vita famigliare.

Nel soggiorno occupavi tutto lo spazio tra la tv, il tavolo dei giornali, i divani contrapposti, il tavolinetto del telefono, la porta finestra, i suoi battenti, le sue tende, le sue persiane.

La tv generalmente t'infastidiva. Spesso ti faceva arrabbiare e spesso ti spaventava. Prestavi più attenzione ai giornali. Ti divertivi con i settimanali illustrati. La faccia di un ministro; le dichiarazioni di un potente capitano d'industria. Coglieva le novità e le finzioni di un mondo che riteneva falso quanto malvagio, destinato comunque e quantunque a perire. Egli l'aveva scansato ancora adolescente e poco dopo condannato e seppellito.

Il solo scopo che dava alla sua vita era quello di progettare e realizzare un mondo di benigna perfezione e fratellanza.

Per altro che non fosse questa dedizione, non esercitava le sue straordinarie doti e virtù, di mente e di cuore. [...]

Cuba doveva essere la prova ultima di una lunga preparazione, e il punto di partenza per l'espressione e la realizzazione di sé e dei suoi progetti. Cuba l'ha incantato e ammaliato, a quanto si è potuto sapere, e nel medesimo istante l'ha tolto dal mondo.


Come avrebbe sopportato il mondo di questi giorni tanto sottili e artificiali
così uguali nel dosaggio
il suo grande carico di confidenze e di affetti,
di doni
Io debbo celare al mondo il valore di quel carico perso,
lamentarmi io solo nella mia misura inconoscibile,
senza più tempo né sollievo,           ormai diverso
da me stesso

(Inedito, 1990-91 circa)