CANTO SOCIALE E POPOLARE




PRIME 4 CANZONI


Addio a Lugano

È certamente il canto anarchico più famoso e conosciuto scritto da Pietro Gori, che fu incarcerato in Svizzera agli inizi del 1895 poco dopo l'attentato di Sante Caserio, il quale Sante a Lione aveva pugnalato a morte il presidente della Repubblica francese Sadi Carnot. Gori fu accusato di essere l'ispiratore dell'attentato.
Scritta in carcere con il titolo Il canto degli anarchici espulsi, venne cantata sul treno che da Basilea portava Gori e altri 17 profughi verso il confine tedesco e poi in Belgio e infine in Inghilterra (nel testo: "trascinati al nord").
Nel 1898 Gori fu costretto a un secondo esilio in Sudamerica per evitare una condanna a 12 anni, ricevuta in contumacia per i fatti di Milano del maggio 1898 (da questi avvenimenti è tratto l'Inno del sangue).
La musica è mutuata dall'aria di una canzone popolare toscana Addio a Sanremo bella di cui non si conosce l'autore.
Come è prassi nel canto popolare e sociale molte melodie vengono utilizzate sostituendo le parole. Così, durante la Resistenza, praticamente tutte le canzoni partigiane erano rielaborazioni di canti precedenti, anche fascisti. Lo stesso fecero anche questi ultimi riprendendo il registro di Addio a Lugano per convertirlo in un inno alla patria e ai valori della nazione dal titolo Rinchiusi nella cella:

  Rinchiusi nella cella
  umida tetra angusta
  la gioventù più bella
  l'amor di Patria gusta
  Perché l'amor d'Italia
  oggi delitto è

  (M.L. Straniero - A.V. Savona, Canti dell'Italia fascista, Garzanti, Milano, 1979, pp. 116-118)


Fischia il vento
Pietro Secchia scrive in una lettera a Gianni Bosio che NON esiste un inno ufficiale delle Brigate Garibaldine, ma più canzoni. La più popolare e conosciuta è certamente Fischia il vento, diffusasi rapidamente e non solo tra le Brigate Garibaldine. Anche Beppe Fenoglio nel suo libro Il partigiano Johnny fa dire al protagonista: "Essi [i garibaldini] hanno una canzone, e basta. Noi ne abbiamo troppe e nessuna. Quella loro canzone è tremenda. è una vera e propria arma contro i fascisti che noi, dobbiamo ammettere, non abbiamo nella nostra armeria. Fa impazzire i fascisti, mi dicono, al solo sentirla".
La melodia è quella della canzonetta sovietica Katiuscia, scritta nel 1938 da V. Isakovskij e musicata da M. Blanter. Ascoltata dai soldati italiani dell'ARMIR in Russia, nonché cantata dai prigionieri russi e dai civili. Ne nacque anche una versione "militare":

  La tradotta corre verso il piano,
  fosco è il cielo e nero è l'avvenir,
  mentre i figli del popolo italiano
  nella Russia corrono a morir


Dopo l'8 settembre 1943 un soldato reduce dalla Russia, Giacomo Sibilla, diventato partigiano con il nome di "Ivan" e inquadrato in una formazione operante nella zona d'Imperia, propose di scrivere una canzone e ne discusse il testo con altri compagni. Decisivo fu l'intervento di Felice Cascione, " U Megu", per la stesura del testo che venne cantato per la prima volta nel Natale 1943. Il testo venne inviato al PCI clandestino che lo rimandò a Cascione con la significativa correzione dalla rossa primavera alla più tiepida nostra primavera, "per sottolineare il carattere unitario e non partitico delle formazioni partigiane", ma i "garibaldini" continuarono a cantarla nel testo originale per tutta la Resistenza.
Felice Cascione, morto in combattimento alla fine di gennaio del 1944, fu insignito della "Medaglia d'oro al valor militare alla memoria".


O cara moglie
Scritta nel 1965 venne cantata dall'autore davanti al cancello numero 5 della Fiat Mirafiori nel 1966 nel corso di uno dei lunghissimi scioperi metalmeccanici di quell'anno. Nel breve video realizzato da Ezio Cuppone a Calimera (LE) nel ottobre 2005, Ivan della Mea racconta come è nata la canzone e il clima sindacale a Torino in Fiat tra il 1965 e il 1967


Bel uselin
"Bel" oppure "quel" uselin del bosch (versione garibaldina), è una trasformazione risorgimentale di una canzone narrativa (in origine canto di malmaritata) a domanda e risposta. Molto diffusa nell'Italia settentrionale e presente in quella centrale fino al Lazio, Bel uselin del bosch è una canzone che fornisce anche uno dei tanti esempi di evoluzione del contenuto di un canto popolare e, in particolare, di una modificazione del testo per adeguarlo a un evento che colpisce la fantasia popolare: qui le battaglie garibaldine per l'unificazione e la "liberazione" dell'Italia. Per questo in diverse versioni, romagnole, lombarde, piemontesi, la "lettera sigillata" non porta più messaggi d'amore, ma prega Garibaldi di liberare l'Italia.
La trasformazione della canzone narrativa fu datata dagli studiosi intorno al 1859, durante la guerra menata vittoriosamente in Lombardia da francesi e piemontesi (battaglie di Solferino e San Martino) e conclusasi con l'entrata in Milano di Vittorio Emanuele II (il "pirla a cavallo") e Napoleone III ("Napoleone il piccolo", come l'ebbe a definire Victor Hugo) nel 1860.


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Addio a Lugano

Addio Lugano bella, o dolce terra pia,
scacciati senza colpe gli anarchici van via.
E partono cantando con la speranza in cuor (2 volte)

Ed è per voi sfruttati, per voi lavoratori
che siamo ammanettati al par dei malfattori
Eppur la nostra idea è solo idea d'amor (2 volte)

Anonimi compagni, amici che restate,
le verità sociali da forti propagate.
è questa la vendetta che noi vi domandiam (2 volte)

Ma tu che ci discacci con una vil menzogna,
repubblica borghese un dì ne avrai vergogna.
Noi oggi t'accusiamo in faccia all'avvenir (2 volte)

Banditi senza tregua andrem di terra in terra
a predicar la pace ed a bandir la guerra.
La pace fra gli oppressi, la guerra agli oppressor (2 volte)

Elvezia il tuo governo schiavo d'altrui si rende
d'un popolo gagliardo le tradizioni offende
e insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell (2 volte)

Addio cari compagni, amici luganesi
addio bianche di neve montagne ticinesi,
i cavalieri erranti son trascinati al nord,
e partono cantando con la speranza in cuor.


Bel uselin del bosc

Versione Garibaldina (Rataplan)

Bel uselin del bosc (2 volte)
per la campagna vola
e bel uselin del bosc
per la campagna vola
rataplan - e plan - e plan tararataplan plan plan tararataplan.

Duve sarà vulà (2 volte)
in braccio a a Garibaldi
e duve sarà vulà
in braccio a Garibaldi
e rataplan - e plan - e plan tararataplan plan plan tararataplan.

Cusa 'l g'avrà purtà (2 volte)
na lettra sigillata
e cusa 'l g'avrà purtà
'na lettra sigillata
rataplan - e plan - e plan tararataplan plan plan tararataplan

Se ghe sarà sta su (2 volte)
de liberà l'Italia
e se ghe sarà sta su
de liberà l'Italia
rataplan - e plan - e plan tararataplan plan plan tararataplan

Chi la libererà (2 volte)
Giuseppe Garibaldi
e chi la libererà
Giuseppe Garibaldi
rataplan - e plan - e plan tararataplan plan plan tara rataplan


Fischia il vento
(versione scritta da Felice Cascione "U Megu")

Fischia il vento, urla la bufera,
scarpe rotte eppur bisogna ardir
a conquistar la rossa primavera
in cui sorge il sol dell'avvenir.

Ogni contrada è patria dei ribelli,
ogni donna a noi dona un sospir,
nella notte ci guidano le stelle,
forte il cuore e il braccio nel colpir


Se ci coglie la crudele morte
dura vendetta sarà del partigian,
ormai sicura è la bella sorte
contro il vile che ognun cerchiam.

Cessa il vento, calma è la bufera,
torna fiero a casa il partigian
sventolando la rossa sua bandiera.
Vittoriosi alfin liberi siam.

Testo dattiloscritto inviato al Centro Cospirativo imperiese nel gennaio 1944; cfr. Cesare Bermani, "Guerra guerra ai palazzi e alle chiese..." Saggi sul canto sociale, Odradek, Roma, 2003, pp. 220-221


Fischia il vento

Fischia il vento, infuria la bufera,
scarpe rotte eppur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir.

Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte il cuore e il braccio nel colpir.

Se ci coglie la crudele morte
dura vendetta verrà dal partigian,
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile e traditor.

Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian
sventolando la rossa sua bandiera.
vittoriosi alfin liberi siam.


O cara moglie

O cara moglie stasera ti prego,
di' a mio figlio che vada a dormire,
perché le cose che io ho da dire
non sono cose che deve sentir.

Proprio stamane là sul lavoro
con il sorriso del caposezione
mi è arrivata la liquidazione
mi han licenziato senza pietà.

E la ragione è perché ho scioperato
per la difesa dei nostri diritti,
per la difesa del mio sindacato
del mio lavoro e della libertà.

Quando la lotta è di tutti per tutti
il tuo padrone, vedrai, cederà,
se invece vince è perché i crumiri
gli dan la forza che lui non ha.

Questo si è visto davanti ai cancelli,
noi si chiamava i compagni alla lotta,
ecco: il padrone fa un cenno, una mossa,
un dopo l'altro cominciano a entrar.

O cara moglie, dovevi vederli,
venir avanti curvati e piegati
e noi gridare "crumiri venduti"
e loro dritti senza guardar.

Quei poveretti facevano pena,
ma dietro a loro là sul portone
rideva allegro il porco padrone,
li ho maledetti senza pietà.

O cara moglie io prima ho sbagliato,
di' a mio figlio che venga a sentire
che ha da capire che cosa vuol dire
lottare per la libertà.



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Presentazione

Ai canzonieri del lunedì

Prime 4 canzoni (14.1.2013)
  Addio a Lugano
  Bel uselin del bosc
  Fischia il vento
  O cara moglie

Cronache del secondo incontro

Secondo gruppo di canzoni (21.1.2013)
  Inno del Sangue
  La ballata del Pinelli
  La bella Gigogin
  Dalle belle città date al nemico
  Bella Ciao delle mondine
  Alla mensa collettiva

Pillole di personaggi del canto popolare e sociale
  Pietro Gori
  Gianni Bosio
  Giovanna Daffini
  Felice Cascione
  Ivan Della Mea
  Roberto Leydi
  il cantastorie
  Duccio Galimberti
  Belgrado Pedrini

Terzo gruppo di canzoni (28.1.2013)
  Il canto dei deportati
  Fuoco e mitragliatrici
  Rosso levante e ponente
  l Nuovi Stornelli socialisti
  A l’era saber sera

Il sangue nel canto (Film) - Canto di tradizione orale a Serle (BS)

Quarto gruppo di canzoni (4.2.2013)
  O Gorizia
  Il partigiano (il bersagliere ha 100 penne)
  Stornelli d'esilio
  El me gatt

Lettera e quinto gruppo di canzoni (18.2.2013)
  Il canto dei Lavoratori
  Io parto per l'America
  Sciopero interno
  Figli dell'officina
  Noi vogliamo l'eguaglianza

Lettera e sesto gruppo di canzoni (25.2.2013)
  E per le strade
  Voce di una madre
  La povera Rosetta
  Collage di canti di risaia

La povera Rosetta in versione Cox18

Settimo gruppo di canzoni (4.3.2013)
  La brigata Garibaldi
  Marciam Marciam
  Dai monti di Sarzana
  Festa d'Aprile
  Se non ci ammazza i crucchi
  Valsesia
  Banditi della Acqui
  O Germania

Ottavo gruppo di canzoni (11.3.2013)
  Galeone
  Morti di Reggio Emilia

Bibliografia



Archivio Primo Moroni