CANTOSTERIA AL 18





PRIME 4 CANZONI


LA VIOLENZA (La caccia alle streghe) di Alfredo Bandelli


recitato
È cominciata di nuovo la caccia alle streghe
stampa, governo padroni e la televisione,
in ogni scontento si vede uno sporco cinese
"uniamoci tutti a difendere le istituzioni"

Ma oggi ho visto nel corteo
tante facce sorridenti
le compagne quindici anni
gli operai con gli studenti.

Il potere agli operai
no alla scuola del padrone, (no al sistema del padrone)
sempre uniti vinceremo
viva la rivoluzione.

Quando poi le camionette
hanno fatto i caroselli
i compagni hanno impugnato
i bastoni dei cartelli.

Ed ho visto le autoblindo
rovesciate e poi bruciate
tanti e tanti baschi neri
con le teste fracassate

La violenza, la violenza
la violenza, la rivolta,
chi ha esitato questa volta
lotterà con noi domani.
La violenza, la violenza
la violenza, la rivolta,
chi ha esitato questa volta
lotterà con noi domani


da "Guerra guerra ai palazzi e alle chiese" di Cesare Bermani ed. Odradek pag, 271
Alfredo Bandelli ( Pisa 15.12.1945 - 12.3.1994) con Paolo Pietrangeli può considerarsi il cantante più rappresentativo degli anni del Sessanotto.
Carrellista alla stazione ferroviaria di Pisa centrale, fu costretto poi a emigrare come manovale in una fabbrica tedesca. Tornato in Italia, dal 1972 al 1979 fu operaio alla Piaggio di Pontedera dalla quale fu licenziato per rappresaglia per essersi presentato una mattina con una sveglia al collo per protestare contro gli orari di lavoro sempre più assillanti. Da allora in poi fu infermiere ausiliario all'ospedale di Pisa.

Militante attivo e combattivo prima della FGCI e poi del Potere Operaio pisano e di Lotta Continua e successivamente di Rifondazione Comunista.
Fu attivo all'interno del Nuovo Canzoniere Italiano e della Società degli Artisti Comunisti dello Spettacolo, ma soprattutto nel comitato per la liberazione di Silvia Baraldini alla quale aveva dedicato una canzone. (...)
La violenza (1968) e la Ballata della Fiat (1969) sono ormai documenti indispensabili per capire quei tempi. Delle vostre galere un giorno e Partono gli emigranti, meno note delle due precedenti, resteranno nella storia del canto sociale italiano per la loro intensità, degne dell'Addio a Lugano di Pietro Gori.


La ballata dell'ex


Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
La notte solo il vento gli faceva compagnia
Laggiù nella vallata è già pronta l'imboscata
Nell'alba senza sole eccoci qua
Qualcuno il conto oggi pagherà
Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
Il mondo è un mondo cane ma stavolta cambierà
Tra poco finiranno i giorni neri di paura
Un mondo tutto nuovo sorgerà
Per tutti l'uguaglianza e la libertà

In soli cinque anni questa guerra è già finita
È libera l'Italia l'oppressore non c'è più
Si canta per i campi dove il grano ride al sole
La gente è ritornata giù in città
Ci son nell'aria grandi novità
E scese dai suoi monti per i boschi fino al piano
Passava tra la gente che applaudiva gli alleati
Andava a consegnare mitra barba e bombe a mano
Ormai l'artiglieria non serve più
Un mondo tutto nuovo sorgerà
Per tutti l'uguaglianza e la libertà

E torna al suo paese che è rimasto sempre quello
Con qualche casa in meno ed un campanile in più
C'è il vecchio maresciallo che lo vuole interrogare
Così per niente per formalità
Mi chiamano Danilo (Zanino) e sono qua
E vogliono sapere perché come quando e dove
Soltanto per vedere se ha diritto alla pensione
Gli chiedono per caso come è andata quella sera
Che son partiti il conte e il podestà
E chi li ha fatto fuori non si sa
E chi li ha fatto fuori non si sa

Se il tempo è galantuomo io son figlio di nessuno
Vent'anni son passati e il nemico è sempre là
Ma i tuoi compagni ormai non ci son più
Son tutti al ministero o all'aldilà
Ci fosse un cane a ricordare che
Andavi per i boschi con due mitra e tre bombe a mano...
Un mondo tutto nuovo sorgerà
Per tutti l'uguaglianza e la libertà


Canzone di Sergio Endrigo (1933-2005) contenuta nel terzo album "Endrigo" del 1966
È nata dalle letture di Calvino, Pratolini, il Cassola della "Ragazza di Bube". Questa canzone esprime l'amarezza di quanti avevano creduto nella grande rivoluzione che doveva avvenire nel dopoguerra e che ovviamente non c'è stata.
Questo brano è stato censurato dalla Presidenza del Consiglio per i versi:

"Se il tempo è galantuomo io son figlio di nessuno
Vent'anni son passati e il nemico è sempre là"


"Il biglietto autografo di censura l'ho visto con i miei occhi. La Fonit-Cetra allora era legata all'IRI e quindi probabilmente doveva dar conto a qualcuno che stava in alto, a cui questa canzone dava fastidio. Fatto sta che il verso incriminato pur comparendo nello spartito venne sostituito dal fischio nel disco".

da "Sergio Endrigo" (Lato Side Editori, 1982)


E a Roma Roma


E a Roma Roma, ci sta un papa,
che di soprannome si chiama Pio nono
   Lo butteremo giù dal trono
   Dei papi in Roma non ne vogliamo più (2 volte)

Prima in san Pietro, e poi in san Paolo
E le lor teste vogliamo far saltar
   E in piazza d’armi la ghigliottina
   E le lor teste vogliamo far saltar (2 volte)

E a Roma Roma, suonavan le campane
Piangevan le puttane, gh’è mort al puttanè
   Lo butteremo in una pignatta
   O brutta vacca buon brodo ci darà (2 volte)

Chi siete voi? Noi siamo piemontesi
Voi siete barbari, vili ed assassin – SI-NO
   Siam valorosi garibaldini
   Che anche Roma vogliamo liberar (2 volte)

(E sulle mura di quei conventi
Piazzeremo piazzeremo i nostri cannoni
E ai preti e ai frati quei birbantoni
Il buon giorno lor lo daremo noi
)


Canto di anonimo risorgimentale risalente agli anni 1867-1869 con molte varianti, che riprende in parte strofe già proprie della canzone per la morte di Monti e Tognetti, diffuso successivamente alla breccia di Porta Pia (20 settembre 1870)

Giuseppe Monti (1835 - 1868) è stato un patriota e rivoluzionario italiano. Muratore, nato in un piccolo centro dell'attuale provincia di Fermo, prese parte alla terza guerra d'indipendenza, combattendo nei ranghi dell'esercito italiano. Nel 1867 si offrì volontario, insieme con Gaetano Tognetti ,(1844-1868) , per compiere un attentato alla caserma Serristori di Roma, nella città ancora sotto il potere temporale della Chiesa, e preparare il terreno all'insurrezione garibaldina.

Il 22 ottobre dello stesso anno, Monti e Tognetti fecero esplodere due barili di polvere provocando il crollo parziale dell'edificio, in cui perirono venticinque zuavi pontifici, quasi tutti italiani e francesi e due civili romani. Scoperti, furono catturati il 24 ottobre 1868, condannati alla pena capitale e decapitati mediante ghigliottina, in via dei Cerchi, nei pressi del Circo Massimo, un mese dopo, il 24 novembre.


Ai 24 ma di settembre (anonimo)


Ai ventiquattro ma di settembre
alle sette ma di mattina
in piazza d'armi la ghigliottina
due teste si videro cader.

«Ma questa è un'ingiustizia!»
«Saranno due assassini» ...
Ma no! Sono due prodi garibaldini
che per l'Italia dovettero morir!


Nel libro Pane, rose e libertà di Cesare Bermani BUR a pag. 41 è riportato un testo da cantastorie edito dalla casa editrice Salani di Firenze datato 1869 dal titolo: Monti Giuseppe e Gaetano Tognetti/ condannati al taglio della testa per ordine della Corte Romana/ firmata la Sentenza dal S.P.IX, il capo della Chiesa.


Addio padre e madre addio


Addio padre e madre addio,
che per la guerra mi tocca di partir,
ma che fu triste il mio destino,
che per l'Italia mi tocca morir.
Quando fui stato in terra austriaca
subito l'ordine a me l'arrivò,
si dà l'assalto la baionetta in canna,
addirittura un macello diventò.
E fui ferito, ma una palla al petto,
e i miei compagni li vedo a fuggir
ed io per terra rimasi costretto
mentre quel chiodo lo vedo a venir.
"Fermati o chiodo, che sto per morire,
pensa a una moglie che piange per me",
ma quell'infame col cuore crudele
col suo pugnale morire mi fé.
Sian maledetti quei giovani studenti
che hanno studiato e la guerra voluto,
hanno gettato l'Italia nel lutto,
per cento anni dolor sentirà

note: Canto diffuso nel corso della prima guerra mondiale (l'ultima strofa si riferisce chiaramente alle manifestazioni interventiste studentesche che precedettero la dichiarazione di guerra all'Austria) ma sicuramente nato in epoca precedente. Roberto Leydi ne ha raccolto sul campo numerose lezioni nelle province di Novara ,Bergamo, Mantova, Padova, Reggio Emilia e Modena, notando che dovunque l'andamento della musica e lo stile del testo derivano dai moduli tradizionali dei cantastorie
da V. Savona - Michele L. Straniero Canti della grande guerra vol I Garzanti 1981 pag.15
Una versione con lo stesso incipit eseguita da Palma Facchetti e riferita alla guerra di Libia (1911-1912) è stata pubblicata sull'LP Addio padre per I Dischi del sole ( ds304/6)



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Presentazione

Prime 4 canzoni (17.4.2014)
  La violenza
  la ballata dell'ex
  E a Roma Roma
  Addio padre e madre addio


I canzonieri del lunedì (2013)

Bibliografia



Archivio Primo Moroni