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Marx e la pena 5. Rivelazione del mistero dell'utilizzazione degli impulsi umani ovvero Clémence d'Harville.

Finora Rodolfo ha saputo solo ricompensare a modo suo i buoni e punire a modo suo i cattivi. Ora lo vedremo, in un esempio, utilizzare le passioni e «dare uno sviluppo conveniente al bel naturale di Clémence d'Harville».

«Rodolfo», dice il signor Szeliga, «la rimanda al lato divertente della beneficenza. Un pensiero che attesta una conoscenza dell'uomo quale può provenire solo da uno spirito provato come quello di Rodolfo».

Le espressioni di cui Rodolfo si serve nella sua conversazione con Clémence: «faire attrayant», «utiliser le gožt naturel», «régler l'intrigue», «utiliser les penchants à la dissimulation et à la ruse», «changer en qualités généreuses des instincts impérieux, inexorables», eccetera - queste espressioni così come gli impulsi stessi che qui sono attribuiti di preferenza alla natura femminile, tradiscono la fonte segreta della sapienza di Rodolfo: Fourier. Gli è capitata fra le mani un'esposizione popolare della dottrina di Fourier.
L'applicazione, così come sopra l'esecuzione della teoria di Bentham, è ancora invece proprietà critica di Rodolfo.
La giovane marchesa non deve trovare un appagamento della sua essenza umana, un contenuto umano e un fine umano della sua attività e perciò un divertimento nella beneficenza come tale. La beneficenza offre piuttosto solo l'occasione esterna, solo il pretesto, solo la materia per una specie di divertimento che potrebbe allo stesso modo assumere a suo contenuto ogni altra materia. La miseria è sfruttata coscientemente per procurare al benefattore «il piccante del romanzo, l'appagamento della curiosità, avventure, travestimenti, godimento della propria eccellenza, eccitazioni nervose» e simili.
Con ciò Rodolfo ha espresso inconsapevolmente il mistero da lungo tempo svelato che la stessa miseria umana, che l'infinita abiezione (la quale deve necessariamente ricevere l'elemosina) deve necessariamente servire all'aristocrazia del denaro e della cultura come gioco, come appagamento del proprio egoismo, come solletico della propria arroganza, come divertimento.
Le molte associazioni tedesche di beneficenza, le molte società di beneficenza francesi, le numerose donchisciotterie benefiche in Inghilterra, i concerti, i balli, gli spettacoli, i pasti per i poveri, perfino le sottoscrizioni pubbliche per infortunati, non hanno altro significato. Anche la beneficenza sarebbe dunque, in questo modo, da lungo tempo organizzala come divertimento.
La trasformazione improvvisa, immotivata, della marchesa operata grazie alla semplice parola «divertente» ci fa dubitare della durevolezza della sua cura; o piuttosto questa trasformazione è solo in apparenza improvvisa e immotivata, è solo in apparenza prodotta dalla descrizione della charité come un divertimento. La marchesa ama Rodolfo e Rodolfo vuole travestirsi con lei, intrigare con lei, trascinarla ad avventure benefiche. Più tardi, durante una visita benefica della marchesa al carcere di Saint-Lazare, si manifesta la sua gelosia verso Fleur de Marie, e, per beneficenza verso la sua gelosia, essa tace a Rodolfo la detenzione di Maria. Nel migliore dei casi è comunque riuscito a Rodolfo di insegnare a una donna infelice a recitare una commedia stupida con esseri infelici. Il mistero della filantropia da lui vagheggiata è stato tradito da quel dandin parigino che, dopo la danza, invitava a cena la sua dama con queste parole:

«Ah Madame! ce n'est pas assez d'avoir dansé au bénéfice de ces pauvres Polonais... soyons philanthropes jusqu'au bout... allons souper maintenant au profit des pauvres!».

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