E.3 Il potere economico influisce sul controllo dell'inquinamento?

Nell’ultima sezione, abbiamo visto come l’eccessiva ricchezza possa influire sul modo in cui l’ambiente e altri fattori vengono trattati all’interno di un sistema capitalista. Questa critica, comunque, ignora deliberatamente altri fattori importanti nella società come la mobilità di capitali e il potere economico e politico che ne deriva. Queste sono armi importanti al fine di garantire che il programma affaristico non venga intralciato da una sociale presa di coscienza su temi come l’inquinamento.

Facciamo conto che una compagnia stia inquinando un’area locale. In genere accade che i proprietari capitalisti raramente vivano nei paraggi in cui sorgono le loro stesse aziende al contrario dei lavoratori con relative famiglie. Ciò significa che coloro che detengono il potere decisionale non necessariamente convivono con le conseguenze delle loro decisioni. La tesi del “libero mercato” capitalista sarebbe, ancora una volta, quella per cui se le persone venissero realmente danneggiate dall’inquinamento, automaticamente denuncerebbero la compagnia. A questo punto potremo benissimo dire che concentrazioni di eccessiva ricchezza (abbondanza) abbiano un effetto minimo se non nullo, sul sistema sociale (e questa è un’ipotesi altamente inverosimile, ma non fa nulla). Di sicuro, se le popolazioni locali denunciassero con successo, la compagnia verrebbe intaccata economicamente – direttamente in termini di spese giudiziarie, indirettamente in termini di dover affrontare un nuovo implemento e processi produttivi nel pieno rispetto ecologico. Per questo, la compagnia subirebbe un handicap ai danni della sua capacità di competizione con le ovvie conseguenze per la locale (e generale) economia.

Ma se la compagnia venisse denunciata, potrebbe tranquillamente trasferirsi in un’altra area in grado di tollerare l’inquinamento prodotto dalle sue fabbriche. In questo caso, otterremmo non solo un semplice spostamento di capitali, ma anche il fatto che capitali freschi mai verrebbero investiti in un’area abitata da gente decisa a sostenere i propri diritti con ogni mezzo. Tutto ciò – risultato naturale del potere economico – assumerebbe l’effetto di un boomerang sulle teste della comunità locale. Per di più, combinato con i costi e le difficoltà che comporta portare in tribunale una grossa compagnia, intentare una causa di questo tipo risulterebbe un’opzione insostenibile per la maggior parte delle persone. Che possa accadere una cosa simile se ne ha conferma dagli eventi storici che ci mostrano come le multinazionali abbiano spostato le loro produzioni in Paesi con scarse o nessuna legge sull’inquinamento e dove i casi giudiziari impiegano anni, se non addirittura decadi, ad andare avanti.

Più dettagliatamente, in una società di “libero mercato”, le compagnie che compilerebbero liste nere di ben noti “rompiscatole” avrebbero campo libero. Queste “liste nere” di persone capaci di creare “problemi” alle compagnie (cioè unendosi in organizzazioni di lavoratori o di denuncia in merito ad argomenti di “diritti di proprietà”) garantirebbero la “lealtà” da parte di altri lavoratori, in special modo nel caso di nuove assunzioni con richiesta di referenze verificabili. Il lavoro sottopagato, se da una parte causa “problemi” a una lavoratrice dipendente, dall’altra può rendere difficile la posizione di un’altra. Finire nella lista nera significa niente lavoro, niente stipendio e poche possibilità di esser riassunti. Questo sarebbe il risultato di continue denunce in difesa degli “assoluti” diritti di proprietà di una persona -- considerando, ovviamente, che si abbia tempo e denaro per sostenere un processo, in primo luogo. Quindi, la classe operaia appare troppo debole per difendere adeguatamente i propri diritti “assoluti” in un libero (o liberista) mercato capitalista, grazie anche al potere dei lavoratori con o senza posto di lavoro.

Questi sono tutti incentivi studiati per far in modo di non combinare guai, specialmente se i lavoratori hanno firmato un contratto su cui sta scritto che verrebbero licenziati nel caso osassero contestare lo stile affaristico della compagnia con altre (p.e. avvocati, unioni).