tantra


Il Tantra fa appello alle energie del corpo umano che per lo più la gente dissipa in esercizi senza scopo e 'ricreativi'. Il Tantra è impegnato a coltivare i piaceri della vita, che sono il suo stesso fondamento, e che per lo più la gente bandisce. Il Tantra non dice "Astieniti da ogni godimento, mortifica la carne ed obbedisci ad i comandamenti di un Dio-Padre geloso", dice invece "Innalza il tuo godimento fino al massimo del suo potere, e poi usalo come propellente spirituale". Il Santo tantrico è pazzo di felicità e ruota gli occhi arrossati di vino, siede su cuscini di seta circondato da opere d'arte e mangia carne di porco cucinata con spezie e pepe. Alla sua sinistra siede una fanciulla esperta nelle arti d'amore, che beve con lui; entrambi si abbandonano più volte in estatici rapporti sessuali. Lui continua a suonare la sua vina (uno strumento a corde) e canta poesie. Egli ha dovuto rompere ogni residuo attaccamento a tutte quelle attitudini convenzionali che aveva in passato. E' impegnato a risvegliare e stimolare tutte le energie che riesce a scoprire nel proprio corpo per raggiungere l'illuminazione.

Il pensiero, inteso come coerenza logica e ragionamento pragmatico, è considerato dai tantristi una delle cause principali che portano gli esseri umani a perdere gradualmente ogni illusione ed a sentirsi infelici in quello che essi credono sia il loro mondo.

I filosofi ed i teologi dell'Occidente si sono limitati ad assumere il tempo come un dato, senza approfondirne la natura e la realtà. Il tantrismo ritiene da sempre che la nostra incapacità di afferrare il significato del tempo sia alla radice di tutte le altre insufficienze umane. Conoscere la natura del tempo significa comprendere il processo della Genesi, la scala degli stadi discendenti dall'Origine attraverso l'evoluzione del cosmo. Una volta afferrato questo concetto possiamo rovesciare il meccanismo e risalire la scala della Genesi.

Il Tantra guarda il passato pieno di 'oggetti' non come un paesaggio che ogni persona attraversa con la sua cornice del presente, ma come una successione di eventi e cose, vomitate e proiettate dalla bocca del presente, simile a fiamme dalla coda di un razzo. Le cose non 'cominciano' in un punto immaginario del passato collocato nella profondità del quadro prospettico. Vengono bensì proiettate attraverso noi stessi: la cornice del presente di ogni persona è essa stessa una bocca di quel mostro che vomita, o proietta, il suo mondo di esperienze e conoscenze. Non riusciremo mai a trovare l'origine e la causa di ciò che sta 'fuori' in ciò che è proiettato nel passato. La sua origine è lo stesso meccanismo di proiezione, vale a dire è all'interno dell'organismo psicofisico. Questa proiezione è proprio quel tessuto di esperienza e memoria che noi chiamiamo 'realtà'. Una delle funzioni del meccanismo consiste nel far sì che la realtà sembri solida, qualcosa di esterno che troviamo intorno a noi, e che dovrebbe aver avuto inizio in un tempo lontano. Dopo aver compreso il significato di questa nuova immagine, dobbiamo ribaltare il punto di vista e guardare indietro, all'interno del luogo donde l'esperienza della realtà sta venendo. Dobbiamo semplicemente vivere, con la piena consapevolezza di ciò che sta davvero accadendo. Questo guardare indietro è rappresentato nei diagrammi tantrici yantra, in particolare nello Shri yantra.

Le intuizioni che si raggiungono attraverso i rituali tantrici vengono espresse con termini speciali, figurativi e simbolici, che hanno un significato molto più pregnante di quanto può apparire a prima vista. Le parole ordinarie sono fatte per le situazioni ordinarie e non possono esprimere gli eventi straordinari del Tantra. Come simbolo fondamentale il tantrismo usa il sesso. L'atto della creazione si esprime in vari tipi di attività sessuale, che è vista come inscindibile da un senso di amore trascendente. L'esistenza del mondo è intesa come un continuo procreare da parte della yoni (la vulva) del principio femminile, come conseguenza della continua infusione del seme maschile nel piacere sessuale: la yoni è il razzo propellente, o bocca del mostro, che vomita il mondo. Non ci sarebbe nè mondo nè yoni senza il seme, che da a tutto il sistema la possibilità di esistere, il suo Essere, sempre implicito ma mai oggetto di percezione. Il Tantra ritiene anche che sia il seme stesso a generare la yoni. Il seme può essere simbolizzato nello Shri yantra da un punto centrale, il luogo originario dell'energia che "è individuabile, ma non ha dimensioni", di solito dipinto di bianco; esso inizia il suo movimento fondamentalmente creativo nell'immagine della femmina, un triangolo rosso che punta verso il basso. Da questa coppia originaria, il bianco ed il rosso, si sviluppa una serie di triangoli intrecciati, quattro maschi (con la punta verso l'alto) e quattro femmine (con la punta verso il basso). La loro compenetrazione reciproca produce dei circuiti di triangoli più piccoli, che rappresentano la suddivisione delle energie creative originarie in forze più precise. I cerchi esterni e gli anelli di petali di loto rappresentano la realtà dispiegata del mondo. Tutte le diverse fasi del processo creativo sembrano esistere nello stesso istante, poichè stiamo guardando indietro, oltre il fluire del tempo che passa.

La nostra impressione che le cose esistano fuori di noi in realtà è il risultato di un incontro tra campi di energia. L'arcobaleno appare solo quando i raggi del sole, i processi atmosferici e l'attività ottica di un osservatore confluiscono in una particolare relazione nello spazio e nel tempo. Nella concezione tantrica tutti gli oggetti che vediamo, per quanto solidi possano sembrare, sono così intimamente intrecciati con l'idea che di essi hanno gli uomini da essere indistinguibili dall'idea stessa. Anch'essi sono il risultato di una collisione e collusione di forze.  Queste forze si possono definire solo in termini temporali; sono sottofunzioni del processo del tempo. Il Tantra chiama le sue due principali figure divine Mahakala, il Grande Tempo, e Kali, la personificazione femminile del Tempo. Le due divinità costituiscono insieme le funzioni creative dell'inimmaginabile Brahman, il Parasamvit, la Verità Suprema, che racchiude e proietta tutto ciò che può esistere da un capo all'altro di tutti gli universi ed i sistemi stellari "innumerevoli come i granelli di sabbia del Gange".

Il Tantra riconosce che gli esseri umani sono più vicini all'aspetto femminile della creazione. Il maschio può sembrare inconcepibile e remoto, laddove la femmina, la dea del Tempo, continua sempre a produrre per e con noi: ovunque guardiamo possiamo vederla al lavoro, intenta a generare noi, esseri legati al tempo. Il tantrismo dedica la sua attenzione alla meditazione sulla donna, concepita come l'approccio più diretto per giungere all'intuizione della verità. Usa molti simboli femminili, come i fiori di loto, la strana forma naturale del coco-de-mer, che ricorda i genitali femminili, caverne e fenditure naturali od incavi di pietre ed alberi, triangoli con la punta rivolta verso il basso ed immagini che raffigurano la vulva femminile stessa. Un immagine della dea è una fanciulla stupenda che, danzando ebbra d'amore, scioglie i capelli spargendo i mondi nell'universo, e poi li raccoglie portando i mondi alla fine. La mente del tantrista è perennemente assorbita in quest'immagine luminosa e fascinosa. Ogni donna gli appare sotto questa veste; non è la donna che personifica la dea, bensì la dea stessa che appare nella donna. Il fascino dell'immagine interiore della donna è per lui molto più grande di quello esteriore. Le donne sono portatrici dell'energia femminile, centrale nell'immaginario tantrico, e nel rituale il maschio può fare dei progressi solo con la cooperazione della donna. L'uomo e la donna devono continuamente soddisfarsi e completarsi a vicenda; solo dopo una lunga esperienza di mutuo scambio, l'una e l'altro possono arrivare anche da soli a portare a compimento tutti i rituali tantrici. L'amorosa dea della Creazione ha però un'altra faccia: mentre porta l'uomo dentro il tempo ed il suo mondo, lo rimuove dal tempo e dal mondo. E' anche la distruttrice dell'uomo. Tutte le cose che mutilano, storpiano ed uccidono (malattia, carestia, violenza e guerra) sono parte della sua attività. Nessuno può essere un vero tantrista se non ha affrontato questa realtà, se non l'ha assimilata nella sua concezione della natura della dea. Perciò molte icone tantriche mostrano la dea come la terribile Kali dal volto nero, con la lingua penzolante dalla bocca zannuta e sanguinante. Ci sono molti rituali, alcuni di tipo sessuale, praticati tra i cadaveri nei luoghi (anche simbolici) adibiti alla cremazione, che con la loro violenza fanno capire al tantrista la necessità della distruzione: nella luce rossa delle pire funebri, mentre sciacalli e corvi fanno scricchiolare le ossa sparse tutt'intorno, l'adepto è messo di fronte alla dissoluzione di tutto quel che gl'è caro.

Quando la coppia è così strettamente abbracciata che nessuno dei due è pienamente consapevole dell'altro come distinto da sè: l'elemento dominante è Shiva, il principio del sè e dell'indentità completa. Si dice che Shakti abbia ancora gli occhi chiusi, in una cecità totale, perchè non si è ancora resa conto dello stato di separatezza. Nella fase successiva gli occhi di Shakti sono aperti, benchè la coppia sia ancora unita. Adesso lei è nel primo stadio della separazione consapevole. Il Shiva-sè, il soggetto, è stato 'presentato' (in realtà ha presentato se stesso) ad un oggetto attivo separato, un 'questo' distinto dal suo 'io'. I due sono faccia a faccia: ma di fatto la separazione, e quelle che seguiranno, è opera di Shakti, che è stata proiettata espressamente per questo scopo. Nello stadio successivo la coppia esce dall'unione e forma due parti distinte. Solo la reciproca attrazione sessuale ricorda loro che si appartengono a vicenda, che il sè e il mondo sono solo aspetti complementari della stessa realtà. Ora Shakti può davvero cominciare la sua funzione. Nello stadio successivo ella diviene la splendida femmina danzante e la sua danza intreccia i fili del mondo. I suoi movimenti non sono pure illusioni, ma non sono neppure 'reali' nel senso di fatti concreti ed indipendenti. Il sè è così affascinato dalla danza che crede di vedere, nei gesti di lei, ogni sorta di cose diverse. Comincia a pensare, grazie alla stupefacente attività della danzatrice, che lui stesso non è uno, ma molti, maschi e femmine. Lo spiegamento sbalorditivo di un'infinità di fatti separati che compongono l'universo oggettivo cui noi ci aggrappiamo, si presenta al nostro sè attraverso ciò che chiamiamo 'mente e corpo', il meccanismo psicosomatico in cui ciascuno dei nostri sè separati sembra essere isolato ed imprigionato. Questo fa parte dell'attività della dea che può essere simboleggiata dal suo stesso grembo fertile. Tutte le cose che immaginiamo di sperimentare nel tempo sono generate per noi da quella danza, o attraverso quel grembo che, se solo lo conoscessimo, scopriremmo non essere diverso da noi stessi. Le facoltà mentali e gli organi di senso, dunque le proprietà di percepire e coordinare, sono canali per quell'energia, impersonata da Shakti, che tende alla distinzione ed alla separazione.

L'intero universo è contenuto nel corpo umano. Ma questo è comprensibile solo grazie ad un particolare lampo d'intuizione. Nella tradizione indiana si trovano spesso divinità che mostrano ai loro fedeli di contenere in se stesse, all'interno del proprio corpo, tutte le stelle, gli universi, i mondi e le creature, fino alle più piccole. La tradizione indiana ha sempre visualizzato il corpo umano come una pianta che cresce dal 'suolo' dell'Aldilà, il Brahman supremo, la Verità. E' proprio come i succhi vitali di una pianta vengono trasportati verso l'alto e verso l'esterno da canali e vene, le energie creative si diffondono nel corpo umano. Le radici del corpo umano non si trovano in basso, ma in alto, oltre il culmine del cranio sopra la spina dorsale: da qui l'energia che nutre ed esalta scorre dentro di noi venendo dall'Aldilà. Attraversa tutti i canali del corpo, raggiunge i punti più esterni dei sensi e va ancora oltre, proiettando lo spazio che ogni corpo crede di abitare. L'insieme di vene e canali che compone questo sistema è chiamato 'corpo sottile' ed è alla base del culto tantrico e dello yoga. In esso troviamo diversi livelli di separazione tra Shiva e Shakti. Gli occhi sono propri di ogni persona e l'arco che li sovrasta è la cupola del cranio dove ognuno è radicato nell'Aldilà.

Le più diffuse tradizioni indiane sostengono che la via per tornare alla Verità Totale richiede la repressione feroce, attraverso l'ascetismo e la forza della volontà, di tutte le facoltà del corpo e della mente che favoriscono l'illusione della separatezza, il miraggio di singole persone che vivono in mondi separati. Il Tantra ritiene assurda questa specie di lotta faticosa; dice invece che tutte le facoltà dovrebbero essere incoraggiate e sollecitate fino a raggiungere la loro massima intensità, che il bagaglio di memorie di ognuno può essere risvegliato e ricondotto all'energia pura che l'ha generato. Sentimenti, sensazioni e piaceri diventano il materiale grezzo per ritrovare la luce.

Il rapporto sessuale è usato per rovesciare il processo della creazione: una coppia che condivide le stesse intenzioni spirituali può sviluppare una serie di riti accurati che trasforma l'uomo e la donna comuni in personificazioni di Shiva e Shakti; allora l'unione si consuma. L'esperienza sessuale, prolungata al massimo, è condotta attraverso stadi successivi fino al punto in cui l'identità dell'uno si mescola con quella dell'altro, ed entrambi sperimentano la condizione che precede la separatezza. La gioia dell'Essere prima ed al di là della Genesi è assolutamente impareggiabile. L'immagine della coppia seduta in posizione yoga durante il rapporto sessuale è usata nell'arte tantrica buddhista del Tibet come simbolo universale della realizzazione spirituale.

La tecnica di trasformazione più diffusa, per l'indiano addirittura azione quotidiana, è l'offerta votiva ad un'immagine. Nell'atto di offerta i tantristi identificano il proprio sè con l'immagine, concentrandosi su di essa. Le offerte (fiori, candele accese, campanelli, incenso, cibo) sono simboli dei sensi. Si usa lavare l'immagine, incipriarla ed ornarla di ghirlande e fiori come se fosse un ospite onorato. Naturalmente non si venera un mero oggetto, bensì si accoglie un ospite, il senso dell'oggetto, nella propria casa, il proprio sè. Nel corso di un lungo rituale il tantrista a volte predispone un'intera serie di immagini diverse ma connesse fra loro, una delle quali può essere una ragazza in carne ed ossa: in lei discenderà la 'totalità' originaria della dea. Alcune immagini sono statue di materiale duraturo, altre, di fango o carta, vengono distrutte dopo l'uso per prevenire qualsiasi travisamento sulla loro reale, ma non oggettiva natura. Molti però ritengono che il potere ed il valore delle immagini aumentino se queste vengono venerate o per lunghi periodi, o da maestri del Tantra di alto prestigio.

I mantra sono intesi come la forma seminale di particolari energie, note al tantrista ma non identificabili con nessun oggetto mondano, anche se possono rappresentare qualche essenza divina. Usati continuamente nei rituali tantrici, sussurrati o salmodiati in combinazioni e contesti diversi, sviluppano un tipo di vibrazioni che condensano le energie che rappresentano in un luogo ed in un tempo determinato. Si deve però imparare a pronunciarli correttamente e ad 'attivare' il loro significato. Possono essere scritti in lettere sanscrite su oggetti rituali, o negli spazi dei diagrammi yantra, o dipinti come yantra essi stessi; possono essere tatuati sul proprio corpo o visualizzati nell'aria. I mantra sono intesi come qualcosa che riempie lo spazio ed il tempo intorno al tantrista con nuclei di energia che lui è in grado di controllare. Rappresentano anche le forme misteriose di quei campi di energia le cui interferenze producono l'apparizione del mondo delle cose nella coscienza umana. Il sacro alfabeto sanscrito, che consente di scrivere i nomi di tutte le cose, è la miniera di tutti i mantra.

Lo yoga usato nel Tantra è fondato più o meno sull'Hatha yoga, con una dimensione in più. Dal punto di vista tantrico seguire l'Hatha yoga senza fare nessun lavoro interiore sul corpo sottile è un esercizio vano, anche se può essere utile per la salute e la resistenza del corpo 'esterno'. La dimensione in più dello yoga tantrico è dovuta alle posizioni che il corpo assume durante il rapporto sessuale. Queste sono intese sia ad intensificare le sensazioni fisiche sia a trasformarle in un veicolo che conduce a intuizioni meravigliose. Sono posizioni che si possono imparare solo praticandole con un partner sessuale, sotto la guida di un maestro; di fatto, lo stesso maestro, può essere un partner sessuale. Innumerevoli leggende tantriche narrano l'iniziazione dei Santi più famosi: di solito l'episodio centrale è rappresentato da un amplesso rituale con una donna "che detiene il potere" ed i cui favori l'iniziato deve conquistare. Questo è forse uno degli elementi più antichi del Tantra; infatti l'idea che non solo l'iniziazione, ma la capacità stessa di raggiungere la meta finale possa essere trasmessa solo in linea femminile, probabilmente trova origine negli strati più antichi della religione umana. Le religioni indiane più recenti sono tutte centrate sul maschio, e molte delle interpretazioni più convenzionali del Tantra, in testi scritti da bramini o buddhisti, tendono a minimizzare la centralità della donna. I Santi tantrici, poeti e filosofi, avevano rapporti sessuali con un tipo particolare di donna il cui fascino li colpiva in modo straordinario, e che essi consideravano l'agente primario della loro illuminazione. Di solito queste donne appartenevano ad una casta inferiore e spesso praticavano una doppia attività: danzatrici del tempio nei riti sessuali e prostitute. Secondo la concezione indiana della purezza di casta, il contatto anche casuale con una di esse è una profanazione infamante, tanto da relegare il tantrista al di fuori della società rispettabile. Ma poichè il Tantra esige che ogni legame con le ordinarie convenzioni mondane venga rotto, se si vuole ottenere l'illuminazione, e l'immagine di se stessi come "cittadini buoni e rispettabili" è tra i legami più pericolosamente insidiosi, il contatto con queste donne diventa intenzionale. Praticare il Tantra significa esiliarsi dalla società non tantrica.

Il rito sessuale di re-integrazione più efficace prevede l'unione con una donna durante il suo periodo mestruale, quando la sua energia sessuale, rossa, è alla massima potenza. In più, il rito andrebbe svolto, per aumentare l'efficacia, in un terreno di cremazione, tra i cadaveri e le pire in fiamme. Le tradizioni tantriche differiscono su un punto: alcune, probabilmente quelle che rappresentano il filone più antico, ritengono che il seme bianco maschile alla fine debbe essere eiaculato nella yoni della donna che partecipa al rito, come se fosse un'offerta di olio consacrato che si versa in un altare di fuoco; l'autentico orgasmo fisico di entrambi i partners si consuma e si trasforma così in un'estasi ancor più grande, indotta dalle elaborate pratiche yoga. Altre tradizioni, più consone all'ortodossia indiana, sostengono che l'orgasmo debba essere totalmente inibito, affinchè l'energia che in esso si sarebbe consumata possa essere trattenuta e sublimata totalmente in una radiosa gioia interiore. I riti tantrici più famosi sono delle varianti del chakrapuja, una specie di Comunione prolungata che si pratica di notte. I partecipanti, un certo numero di coppie, non importa se sposate o no, si concedono le cinque gioie normalmente proibite nella società delle caste superiori: carne, alcool, pesci, un certo tipo di cerali e sesso. Si possono avere rapporti sessuali con parecchi partners diversi, oppure ciascuno col proprio, o con uno solo scelto a caso; anche qui ciò che conta è lo sviluppo ed il controllo di energie straordinarie.

Il Tantra è l'unico filone della tradizione indiana che abbia incluso nel suo schema religioso l'esperienza puramente estetica. Certo la produzione artistica indiana non tantrica è ricca e varia, ma il Tantra coltiva l'esperienza estetica in se stessa, per puro amore dell'arte, ritenendo che tutte le risposte del corpo, sensuali, emotive ed intellettuali, suscitate dall'arte alimentino e arricchiscano il fuoco tantrico. Tutta l'arte indiana è profondamente sensuale, ed il Tantra indirizza l'emozione suscitata dalle bellezze delle sculture erotiche dei templi e delle miniature di Rajput  Krishna verso i propri fini. La poesia, la canzone e l'arte indiana insistono sempre con amore sui dettagli fisici ed i colori della loro passione; ma il Tantra considera Krishna e Radha strumenti affascinanti della grande dea, che li usa come proiezione di se stessa per trasmettere un riflesso dell'estasi cosmica a chi segue la via dell'amore positivo, o a chi è interessato all'arte ed alla musica.

I metodi per rovesciare il processo sono già stati menzionati, ma le linee operative si trovano tutte nella struttura del corpo interiore, che può essere rappresentato da una mappa dettagliata dei nodi e delle correnti che fluiscono attraverso l'organismo umano psicosomatico. I Tantra indù e buddhisti concordano, in via di principio, sul modello del corpo sottile, ma si differenziano per alcuni aspetti, che tuttavia sono meno importanti di quanto possa sembrare a prima vista; così in Nepal, negli ultimi secoli, le tradizioni indù e buddiste si sono felicemente fuse.

Il tantrista che si mette seduto per eseguire il suo rituale, comincia collocandosi al centro del suo mondo. Dapprima visualizza la terra, i suoi continenti e i suoi mari, come un immenso disco piatto, un mandala, che si stende intorno a un colossale picco montano posto al centro, il mitico Monte Meru, simile a un alto pinnacolo dell'Himalaya. Intorno a questo disco dispone le orbite circolari dei pianeti e le costellazioni coi loro moti apparenti, forse visualizzandole in forma di divinità antropomorfiche. Per lui i cieli, che consentono l'umana misura del tempo, sono una funzione importante della facoltà creativa cui lui stesso partecipa; per osservarli può elevare la sua mente a un senso dell'immensità di ciò che, insieme, venera ed è. Il tantrista ha un interesse profondo per l'astronomia e l'astrologia, e studia sempre i diagrammi temporali che riguardano gli eventi significativi della sua vita. Nella fase successiva il tantrista identifica la colonna centrale interna della sua spina dorsale (chiamata Sushumna) con l'asse centrale del Monte Meru, divenendo egli stesso il centro intorno a cui si muove l'intero circuito del suo mondo. Il cosmo e l'uomo sono così identificati: i centri dei singoli individui sono intrinsecamente lo stesso centro. Armato di altri diagrammi ora il tantrista si prepara ad analizzare quel mondo e scopre che tutte le energie che lo compongono e vi fluiscono provengono dalla sua stessa struttura sensuale e mentale. Può così farle convergere nel punto più basso delle 'ruote' (chakra) o "fiori di loto" del suo corpo sottile.

Un'intera serie di questi fiori di loto, o loti, è disposta verticalmente sul filamento luminoso del Sushumna centrale. Sono tutti mandala di vario tipo e di solito sono sei, più un settimo posto al culmine del cranio, alla radice critica dell'esistenza. Alcune tradizioni ne visualizzano altri, che si librano oltre la sommità del corpo nei diversi livelli dell'Aldilà. Coppie di canali sottili, maschio e femmina, 'sole' e 'luna', bianco e rosso, si avvolgono a spirale intorno ai loti, facendo circolare l'energia. Vengono controllati attraverso il respiro.

Il loto più basso (con quattro petali) è alla base della pelvi, nel perineo; a esso il Tantra indù dedica molta attenzione, perchè localizza in questo punto Kundalini, il serpente sottile che rappresenta in ciascun uomo la funzione della dea generatrice del mondo. Ella dorme avvolta intorno a un lingam interiore, che le copre la bocca con la sua. La bocca del lingam è l'ingresso dell'estremità inferiore di Sushumna, e le spire della dea serpente son la fonte del mondo dell'esperienza. Con l'aiuto delle posizioni dello yoga e dei rituali sessuali, tenendo il suo disco del mondo all'interno del cerchio di questo loto, il tantrista "risveglia" Kundalini, che si drizza e penetra l'estremità inferiore di Sushumna per cominciare la sua ascesa. La sensazione iniziale è violenta e indescrivibile. Poi kundalini penetra via via nei loti più alti, man mano che il tantrista concentra la sua mente sulla struttura e il significato di ciascuno di essi.
Il tantrista indù mira a ottenere che il suo Kundalini ascenda Sushumna il più spesso possibile; la meta suprema è l'ascensione permanente. Il tantrista seguace di Buddha, anche se la sua religione gli impone di rifiutare immagini sensuali che potrebbero essere troppo dirette e intriganti, visualizza tuttavia una "fanciulla interna" che sale lungo la sua spina dorsale. Nell'arte tantrica buddista è rappresentata da figure femminili come la rossa Dakini.
Entrambe le tradizioni descrivono come, vicino alla sommità, l'energia femminile incontra il seme maschile dell' Essere e si unisce a lui sessualmente. Da questa unione scende un nettare soprannaturale a inondare il corpo, mentre il tantrista, uomo o donna, s'identifica con la fonte del sè e del mondo, che si trova oltre la testa. Il compimento dell'ascesa può essere simbolizzato da un grande uccello, equivalente al mistico Simurgh persiano, a volte raffigurato con due amanti divini sulle ali.

Tutte le tradizioni tantriche concordano nel ritenere che l'ascesa passi attraverso le regioni dei cinque stati elementari della materia, e che ogni stato inferiore venga progressivamente assorbito da quello superiore: il solido è simbolizzatodalla terra, il liquido dall'acqua, il gassoso dall'aria, mentre l'etereo non ha un simbolo particolare.
Gli stati della materia formano una specie di scala: ogni stato superiore si avvicina sempre di più alla condizione dell'energia indifferenziata, e rappresenta una percezione interiore piu intensa dell'interfusione di forze che si dissolvono nel tempo. La serie, nel tantrismo buddhista è simbolizzata dalla stupa (una forma simbolica che deriva dal tumolo a cupola dove i resti mortali dei santi buddhisti venivano esposti alla venerazione del pubblico). La stupa può avere dimensioni svariatissime: da un alto edificio a un oggettino di ottone.
I Tantra indù collocano questi stati elementari della materia come segue: lo stato solido, giallo e quadrato, sta nel loto più basso con quattro petali; il liquido, bianco e circolare, con sei petali è al livello dei genitali; l'incandescente, rosso e triangolare, con otto petali è al livello dell'ombelico; il gassoso, verde e a forma di mezzaluna, con dodici petali è all'altezza del cuore; l'etero, grigiastro, con sedici petali è all'altezza della gola. Tra i due sopraccigli gli indù collocano un loto bianco a due petali, per significare l'unione del maschio e della femmina; dalla corona posta sul capo si sparge il Fiore dai Mille Petali, simbolo della Beatitudine dell'Aldilà, somma radiante di tutti i colori possibili. La forza di trascendere il tempo si trova a livello dell'ombelico, nella regione del fuoco, che all'esterno corrisponde al terreno di cremazione. Appena al di sotto del cuore troviamo un altro piccolo loto chiamato "isola dei gioielli": è il luogo dove nell'individuo il senso della separatezza del sè si genera nel corso discendente della Genesi, e si annulla nel suo ritorno ascendente all'origine, grazie al rituale della meditazione.
Il Tantra buddhista sà poca importanza al loto più basso, ignora il Kundalini e preferisce omettere il loto posto dietro i genitali. Tuttavia identifica l'energia ascendente della consapevolezza di sè con la vitalità sessuale, simbolizzata dal seme maschile nato dalla figura femminile. Questo rituale tantrico si sofferma dapprima sul loto del fuoco a livello dell'ombelico, considerandolo, come già il Tantra indù, il luogo critico della trasformazione; qui si trova un altare circondato da guardiani divini fiammeggianti, e qui il sé viene immolato, come il corpo del morto sulla pira funebre. Per quanto riguarda il loto del cuore, il Tantra buddhista immagina il più completo e caratteristico insieme di campi di energie, molto più elaborato di quello presentato dalla scuola indù. L'insieme è strutturato in cinque cerchi all'interno di un grande disco piatto: quattro sono collocati ai punti cardinali, il quinto è al centro. All'interno di ogni cerchio è dipinta, in un colore simbolico, un'immagine serena del Buddha che medita in unione sessuale con la sua Saggezza, insieme con alcune figure sussidiarie. Ogni Buddha rappresenta la condizione in cui si è consapevoli di tutti i punti di vista errati prodotti da una particolare emozione o da un inganno della mente. Ciascun Buddha riesce a invertire queste emozioni grazie alla sua unione con la saggezza femminile. Il fedele che medita è tenuto a identificarsi successivamente con tutti i Buddha, prensione di quello che essi realizzano. Secondo le teorie buddiste non si deve cercare di fissare la propria mente su "cose superiori" come divinià o astrazioni, si deve invece imparare a vivere per sempre in uno stato che implica la rinuncia a tutte le cose, anche "superiori", considerate come illusioni, dissolte in un tessuto immenso e ininterotto di relazionii al di fuori dello spazio e del tempo.
Il buddhista medita su tutti i cerchi seguendo un ordine a spirale (Sud, Est, Nord, Ovest), fino a comprendere a fondo il significato di ognuno, che deve poi essere assorbito in quello successivo. Il cerchio a Est, il regno della collera, è particolarmente importante, perchè questa "emozione" rappresenta in qualche modo la radice dell'energia che fa progredire la meditazione; l'immagine adirata, Vajapani, incarna l'energia del meditatore che vuole riuscire a comprendere. La sua energia-consapevolezza risale poi dal centro lungo Sushumna fino al loto della gola, dove in un insieme di campi i Detentori del Sapere, uniti sessualmente alla donna, danzano energicamente, ciascuno in corrispondenza col Buddha sottostante. Anche questi campi vengono percorsi in un movimento a spirale e aprono la via a nuovi stati di conoscenza.
Dal centro, ancora una volta, l'energia-consapevolezza si solleva al circuito superiore, strutturato come i precedenti. Qui tutte le immagini-identificazione sono raffigurate in preda a passioni violente, colleriche e sessuali, che simboleggiano l'energia eccitata fino allo stato più estremo.
Dopo aver attraversato questa serie di stati, la mente si apre a tutta la gamma di visioni possibili, e arriva, ancora una volta passando per il centro, allo stato della Conoscenza Suprema, a volte rappresentato da un Buddha blu tranquillamente seduto nell'abbraccio sessuale di una pura, bianca Saggezza, altre volte da una coppia aurea. L'intero processo può essere anche raffigurato come un insieme di yantra dove il medium è costituito da forme e colori piuttosto che da figure antropomorfiche.
Il più famoso mantra del buddhismo è "Om mani padme Hum", dove Om è il suono che rappresenta l'illuminazione centrale; mani padme significa "gioiello del loto" o "maschio nell'organo della femmina" e rappresenta lo stato di completezza, l'energia che infonde saggezza; Hum è il suono del potere, che spinge il mantra a funzionare. Questa energia spesso è simboleggiata da un utensile chiamato vajra, provvisto di denti ornati ricurvi che racchiudono un dente centrale diritto. Tutti i buddhisti seguaci del Tantra ne possiedono uno, che serve come serbatoio del proprio potere personale. Vajarapani significa infatti "colui che tiene il vajra".
Per intensificare la sua meditazione il monaco tantrista a volte usa un campanello, che fa suonare in continuazione sfiorandone l'orlo con un bastoncino, in modo da produrre un ronzio prolungato, dolce e incantevole. Questo suono è il simbolo che esprime la verità più remota e sottile del Tantra. E' la forma udibile del mantra indiano e antico più potente: Om. Perchè il Tantra, come ogni scienza positiva, riconosce che la struttura di tutte le cose, anche quelle apparentemente più dense, è connessa a un ordine di vibrazioni che per l'intelletto umano è simboleggiato dal suono. E le funzioni ritmiche (il battito del cuore, il respiro, il ricambio cellulare) strutturano la vita e il senso del tempo di ogni essere animale. Le differenze e le interezioni tra le cose materiali come noi le sperimentiamo hanno le loro radici nei tipi di interferenze prodotte tra le frequenze combinate delle vibrazioni.
Om è il suono che, se usato correttamente, può unire e armonizzare tutti quei campi d'azione della dea generatrice. Con esso il seguace del Tantra giunge al compimento della sua meditazione e devozione. Finalmente può imparare come trasmettere l'armonizzante Om facendolo risuonare fino alla cavità cristallina della sua spina dorsale sottile, e aprire l'intero suo corpo a quell'energia originaria che, allora, scorrerà dentro di lui passando per la sommità del suo capo.

Bibliografia:
Philip Rawson, Tantra. Il culto dell'estasi. - Red Edizioni

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